di Eqbal Ahmad* –  

(Traduzione a cura di Antonio Perillo) –

Entro il 1942, l’Olocausto era in corso, era venuta crescendo nel mondo occidentale una certa simpatia di area liberal per gli ebrei. In quel momento, improvvisamente, si cominciarono a definire i terroristi della Palestina, che erano i sionisti, come “freedom fighters”, combattenti per la libertà.
Almeno due primi ministri israeliani, fra cui Menachem Begin, hanno avuto dei manifesti, ci sono libri che li riportano, con le loro fotografie che dicevano “Terrorista: questa è la taglia”. La taglia più alta che ho trovato finora è di 100.000 sterline britanniche sulla testa di Menachem Begin, il terrorista.

In seguito, dal 1969 al 1990, è stata l’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ad occupare il centro dell’attenzione in qualità di organizzazione terroristica. Yasir Arafat è stato ripetutamente definito dalla grande firma del New York Times, William Safire, come “il capo del terrorismo”. Questo era Yasir Arafat.

Oggi, 29 settembre 1988, sono piuttosto divertito dal notare la fotografia di Yasir Arafat alla destra del Presidente Bill Clinton. Alla sua sinistra c’è il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu.
Clinton guarda verso Arafat e Arafat sembra proprio un cagnolino mansueto. Solo pochi anni prima appariva sempre con lo sguardo da duro, con una pistola che spuntava minacciosamente dalla sua cintura. Vi ricordate di quelle fotografie, come vi ricordate della seguente.

Nel 1985, il Presidente Ronald Reagan ricevette un gruppo di uomini barbuti. Gli stessi uomini barbuti di cui stavo scrivendo in quei giorni sul New Yorker, in realtà ce l’avevano, lo sguardo minaccioso. Erano un gruppo di uomini barbuti dall’aspetto feroce e coi turbanti, come se provenissero da un altro secolo. Il Presidente Reagan li ricevette alla Casa Bianca. Dopo l’incontro parlò con la stampa. Li indicò, sono sicuro che alcuni di voi ricorderanno quel momento, e disse: “questi uomini sono l’equivalente morale dei padri fondatori dell’America”. Erano i Mujahiddin afgani. A quel tempo, pistole in pugno, stavano combattendo l’Impero del Male (l’URSS, ndt). Incoronati come equivalente morale dei nostri padri fondatori!

Nell’agosto del 1998, un altro Presidente americano ordinò un attacco missilistico da parte della marina USA nell’Oceano Indiano per uccidere Osama Bin Laden ed i suoi uomini nei loro campi in Afghanistan. Non vorrei mettervi in imbarazzo ricordandovi che il signor Bin Laden, per uccidere il quale furono sparati 15 missili americani in Afghanistan, solo fino a pochi anni fa era l’equivalente morale di George Washington e Thomas Jefferson! Si arrabbiò per il fatto di essere declassato dal grado di “equivalente morale” dei vostri “padri fondatori”. Per questo sta esprimendo la sua rabbia in diversi modi. Tornerò a breve sull’argomento in maniera più approfondita.

Vedete, ho ricordato questi avvenimenti per dire che l’argomento terrorismo è piuttosto complicato.
I terroristi cambiano. Il terrorista di ieri è l’eroe di oggi e l’eroe di ieri diventa il terrorista di oggi. Questo è un problema molto delicato in questo mondo di immagini che cambiano continuamente ed è necessario mantenere grande lucidità per capire cosa è terrorismo e cosa non lo è. Ma soprattutto, per capire cosa causa il terrorismo e come fermarlo.

La prossima tesi sul terrorismo è che un approccio incoerente rende necessariamente difficile darne una definizione. Se non sei coerente, non sarai capace di darne una definizione. Ho esaminato almeno 20 documenti ufficiali sul terrorismo. Nessuno di essi contiene una definizione. Tutti provano a spiegarlo, ad esprimerlo emotivamente e polemicamente, più per suscitare le nostre emozioni che per spingerci ad esercitare la nostra intelligenza. Vi do un solo esempio, che è paradigmatico. Il 25 ottobre del 1984, George Shultz, allora Segretario di Stato degli Stati Uniti, prende la parola alla Sinagoga di Park Avenue, a New York. Fu un lungo intervento sul terrorismo. Nel resoconto del Bollettino del Dipartimento di Stato, in sette fitte pagine non vi è una sola definizione di terrorismo. Vi troviamo quanto segue:

Definizione numero uno: il terrorismo è una forma moderna di barbarie che chiamiamo terrorismo

La definizione numero due è ancora più brillante: “Il terrorismo è una forma di violenza politica”. Non siete sorpresi? È una forma di violenza politica, afferma George Shultz, segretario di stato degli Stati Uniti.

Numero tre: il terrorismo è una minaccia per la civiltà occidentale

Numero quattro: il terrorismo è una minaccia ai valori morali dell’Occidente

Avete notato che non dice null’altro se non provare a solleticare le vostre emozioni? Ciò è tipico.
Non danno una definizione di terrorismo perché le definizioni costringono a legarsi ad un’analisi, ad un’idea e all’adesione ad alcune regole di coerenza. Questa è la seconda caratteristica della letteratura ufficiale sul terrorismo.

La terza caratteristica è che l’assenza di una definizione non impedisce alle autorità di generalizzare. Magari non diamo una definizione di terrorismo, ma si tratta di una minaccia ai valori morali della civiltà occidentale. È anche una minaccia per l’umanità intera. È una minaccia per il buon ordine della società. Per queste ragioni, bisogna eliminarlo in tutto il mondo. Il nostro obiettivo dev’essere globale. Serve un impegno globale per eliminarlo. Per questo le polizie anti-terrorismo devono essere globali. Dallo stesso discorso di George Shultz: “Non c’è alcun dubbio sulla nostra capacità di usare la forza dove e quando fosse necessario per contrastare il terrorismo”. Non esiste un limite geografico. Nello stesso giorno i missili colpiscono l’Afghanistan ed il Sudan. Questi due Paesi sono distanti 3700 km e sono colpiti da missili appartenenti ad un paese da essi distante grosso modo 12800 km. L’impegno è globale.

Una quarta caratteristica: le pretese del potere non sono soltanto globali, sono anche onniscienti. Sappiamo dove sono; di conseguenza sappiamo dove colpire. Abbiamo gli strumenti per saperlo. Abbiamo gli strumenti della conoscenza. Siamo onniscienti. Shultz: “Conosciamo la differenza fra i terroristi ed i combattenti per la libertà, e quando cerchiamo non abbiamo difficoltà a distinguere gli uni dagli altri”.

Solo Osama Bin Laden non sa di essere stato un alleato un giorno ed un nemico il successivo. Dev’essere disorientante per Osama Bin Laden. Tornerò su questa storia verso la fine. È una storia vera.

Cinque. L’approccio ufficiale evita di parlare delle cause. Non si guarda alle ragioni di alcuno per essere diventato terrorista. La causa? Quale causa? Lasciano a noi il compito di cercare di capire, di provare a comprendere queste persone.

Un altro esempio. Il 18 dicembre 1985, il New York Times riportò che il ministro degli esteri della Yugoslavia, vi ricordate quel tempo in cui c’era una Yugoslavia, richiese al segretario di stato degli USA di prendere in considerazione le cause del terrorismo palestinese. Il Segretario di Stato, George Shultz, e cito letteralmente il New York Times, “diventò un po’ rosso in volto. Batté i pugni sul tavolo e disse al ministro degli esteri in visita che non c’era nessuna connessione con alcuna causa. Punto.”. Perché cercare le cause?

Numero sei. La repulsione morale che dobbiamo sentire verso il terrorismo è selettiva. Dobbiamo provare il terrore di quei gruppi che sono ufficialmente disapprovati. Dobbiamo applaudire il terrore di quei gruppi che le autorità approvano. Quindi, Presidente Reagan, “Io sono un contra”. Lo ha detto davvero. Noi sappiamo che i contra del Nicaragua non erano altro, secondo ogni definizione, che terroristi. I media, per allontanarci un attimo dalle autorità politiche, curano la narrativa dominante sul terrorismo.

L’approccio dominante esclude anche da ogni considerazione, cosa ancora più importante per me, il terrore dei governi amici. Ritornerò sulla questione, perché ha giustificato fra gli altri il terrore di Pinochet, che ha ucciso uno dei miei più cari amici e Orlando Letelier; e ha giustificato il terrore di  Zia ul-Haq, che ha ucciso molti dei miei amici in Pakistan. Tutto quello che vorrei dirvi è che, secondo i miei calcoli approssimativi, il rapporto fra le persone uccise dal terrore di stato come quello di Zia ul-Haq e di Pinochet, come quello argentino, brasiliano, indonesiano, e quelle uccise dall’OLP e da organizzazioni terroristiche di altro tipo è letteralmente, per difetto, di centomila ad una. Questo è il rapporto.

La Storia, purtroppo, riconosce e dà visibilità alla forza, non alla debolezza. Per questo, storicamente è stata concessa visibilità ai gruppi dominanti. Nel nostro tempo, il tempo cominciato in questo giorno, il Giorno di Colombo (Columbus Day, ricorrenza per celebrare l’arrivo di Colombo nelle Americhe il 12 ottobre 1492, ndt).

Il tempo che comincia con il Giorno di Colombo è un’epoca di straordinari olocausti non ricordati.
Grandi civiltà sono state cancellate. I Maya, gli Inca, gli Aztechi, gli Indiani Americani, gli Indiani Canadesi furono tutti spazzati via. Le loro voci non sono mai state ascoltate, persino fino a oggi. Adesso cominciano ad essere ascoltate, ma non in pieno. Vengono ascoltate, sì, ma solo quando il potere dominante soffre, quando la resistenza dà l’impressione di pesare, di far pagare un prezzo. Quando un Custer viene ucciso o quando un Gordon viene assediato. Solo allora scoprite che erano gli Indiani a combattere, gli Arabi a combattere e morire.

L’ultima mia tesi per questa sezione: nel periodo della Guerra Fredda, la politica degli USA ha sponsorizzato un regime terrorista dopo l’altro. Somoza, Batista, ogni sorta di tiranno è stato amico dell’America. Lo sapete. C’era una ragione per questo. Voi o io non ne siamo colpevoli. Nicaragua, Contra. Afghanistan, Mujahiddin. El Salvador, etc.

Ora la seconda parte. Avete sofferto abbastanza. E allora soffrite ancora.

Non c’è molto di buono neanche dall’altra parte. Non dovreste essere giunti alla conclusione che io sia arrivato a difendere l’altro lato. Ma tenete a mente il bilancio. Tenete a mente il disequilibrio e prima di tutto chiedete a voi stessi, cos’è il terrorismo?

Il nostro primo compito dovrebbe essere quello di definire quest’accidente – dare ad esso un nome; fornire una descrizione di qualche tipo, che non sia “l’equivalente morale dei padri fondatori” o “un oltraggio alla civiltà occidentale”. Con voi mi atterrò al dizionario Webster’s Collegiate: “Il terrore è un’intensa, insopportabile paura”. Utilizza i termini “terrorizzante”, “terrorismo”, “l’utilizzo di metodi terrorizzanti di governo o di resistenza ad un governo”. Questa semplice definizione ha una grande virtù, quella dell’equità. È equilibrata. Si concentra sull’utilizzo della violenza coercitiva, violenza usata illegalmente, extra-costituzionalmente, per imporsi. E questa definizione è corretta perché tratta il terrorismo per quello che è, che siano il governo o privati cittadini a servirsene.

Avete notato una cosa? Le motivazioni sono lasciate fuori. Non stiamo discutendo del fatto che la causa sia giusta o ingiusta. Stiamo parlando di consenso e di assenza di consenso, di legalità e di assenza di legalità, di costituzionalità e di assenza di costituzionalità. Perché tralasciamo le motivazioni? Perché sono diverse fra loro. Sono diverse e non fanno differenza.

Nel mio lavoro ho identificato cinque tipi di terrorismo.

Primo, il terrorismo di stato. Secondo, il terrorismo religioso: terrorismo ispirato dalla religione, i cattolici uccidono i protestanti, i sunniti uccidono gli sciiti, gli sciiti uccidono i sunniti, Dio, religione, terrore sacro, potete chiamarlo come volete. Stato, Chiesa. Crimine. Mafia. Tutti i tipi di criminalità usano il terrore. C’è una patologia. Sei malato. Vuoi l’attenzione di tutto il mondo. Devi uccidere un presidente. Lo farai. Terrorizzi. Fai saltare un bus. Quinto, esiste un terrorismo politico di gruppi privati, che siano indiani, vietnamiti, algerini, palestinesi, Baader-Meinhof, e le Brigate Rosse. Terrorismo politico di un gruppo privato. Terrore di opposizione.

Tenete a mente questi cinque tipi. Tenete in mente anche un’altra cosa. Talvolta questi cinque possono convergere uno sull’altro. Cominci con un terrorismo di protesta. Impazzisci. Diventi patologico. Continui. E convergono. Il terrorismo di stato può prendere le forme del terrorismo privato. Per esempio, conosciamo tutti le squadre della morte in America Latina o in Pakistan. Il governo ha assunto dei privati per ammazzare i suoi oppositori. Non è esattamente una cosa ufficiale. È privatizzata. Convergenza. Oppure i terroristi politici che impazziscono e diventano patologici. O i criminali che si uniscono ai politici. In Afghanistan, nell’America centrale, la CIA ha  impiegato i trafficanti di droga nelle sue operazioni sotto copertura. La droga e le armi vanno spesso insieme. Il contrabbando di qualsiasi cosa spesso va insieme.

Dei cinque tipi di terrorismo, l’attenzione si concentra su uno soltanto, il meno importante in termini di perdite di vite umane e di danni alle proprietà – il terrorismo politico di quelli che vogliono farsi ascoltare. Il bilancio più pesante è causato dal terrorismo di stato. Il secondo più elevato è dato dal terrorismo religioso, anche se nel ventesimo secolo il terrorismo religioso è andato incontro ad un relativo declino. Ma se guardate alla Storia, il bilancio è pesantissimo. Il successivo è il patologico. Uno studio di Brian Jenkins per la Rand Corporation, su un periodo di 10 anni fino al 1988, mostra che il 50% degli atti di terrore sono commessi senza alcuna motivazione politica. Niente politica. Solo crimine e patologia.

Quindi, l’attenzione è soltanto su un tipo, il terrorismo politico, l’OLP, Bin Laden, chiunque del genere. Perché lo fanno? Cosa li fa agire in questo modo?

Vorrei elencare brevemente con voi queste motivazioni. Primo, il bisogno di essere ascoltati. Immaginate di avere a che fare con un gruppo minoritario, dei privati, i terroristi politici. Innanzitutto, devono farsi sentire. Generalmente, e ci sono delle eccezioni, c’è prima un tentativo di essere ascoltati, di far arrivare delle rivendicazioni alla gente. Loro non le sentono. Una minoranza agisce. La maggioranza applaude.

I palestinesi, per esempio, i superterroristi della nostra epoca, furono espropriati nel 1948. Dal 1948 al 1968 andarono in ogni tribunale del mondo. Hanno bussato a tutte le porte del mondo. Fu raccontato loro che erano stati espropriati perché una qualche radio aveva detto loro di andarsene-una radio araba, ma era una menzogna. Nessuno stava ascoltando la verità. Alla fine, inventarono una nuova forma di terrorismo, letteralmente una loro invenzione: il dirottamento di aerei. Dal 1968 al 1975 presero il mondo per l’orecchio. Ci tirarono fuori e dissero, ascoltate, ascoltate. E noi ascoltammo. Non gli abbiamo ancora reso giustizia, ma almeno lo sappiamo tutti. Persino gli israeliani lo riconoscono. Vi ricordate di Golda Meir, primo ministro di Israele, dire nel 1970: “Non ci sono palestinesi”. Non esistono. Ora esistono eccome. Li stiamo imbrogliando ad Oslo. Almeno c’è qualcuno da imbrogliare, adesso. Non possiamo semplicemente tenerli fuori dalla scena. Il bisogno di essere ascoltati è essenziale. Questa è una motivazione.

Un misto di rabbia ed impotenza produce il bisogno di agire. Sei furioso. Ti senti impotente. Desideri vendetta. Vuoi dare sfogo ad una giustizia vendicativa. L’esperienza della violenza ad opera di una parte più forte ha storicamente trasformato le vittime in terroristi. È noto che i bambini che vengono abusati diventano genitori ed adulti violenti. Lo sapete. Ciò accade alle persone come alle nazioni. Quando sono vittime di violenza, rispondono. Il terrorismo di stato dà spesso vita ad un terrorismo collettivo.

Vi ricordate del fatto che gli ebrei non furono mai terroristi? Complessivamente gli ebrei non commisero atti di terrorismo se non durante e dopo l’Olocausto. La gran parte degli studi mostra che la maggioranza dei peggiori gruppi terroristici in Israele e Palesina, come la Banda Stern e l’Irgun, erano formati da persone che erano immigrate dai paesi più antisemiti dell’Europa dell’est e dalla Germania. Allo stesso modo, i giovani sciiti del Libano ed i palestinesi dei campi profughi sono persone vittime di violenza. Sono diventati molto violenti. I ghetti sono violenti al loro interno. Diventano violenti verso l’esterno quando c’è un chiaro ed identificabile obiettivo esterno, un nemico del quale puoi dire: “Sì, è stato lui a farmi questo”. E allora possono rispondere.

L’esempio è una brutta cosa. L’esempio si diffonde. Ci fu un dirottamento molto pubblicizzato a Beirut di un aereo della TWA. Dopo quel dirottamento, ci furono tentati dirottamenti in nove aeroporti negli Stati Uniti. Gruppi malati e individui che si prendono a modello a vicenda. Persino più gravi sono gli esempi creati dai governi. Quando i governi utilizzano il terrore, stabiliscono degli esempi molto ampi. Quando supportano il terrorismo, si inseriscono in altre serie di esempi.

L’assenza di un’ideologia rivoluzionaria è centrale nel terrorismo che fa più vittime. I rivoluzionari non utilizzano il terrorismo indiscriminato. Quelli di voi a cui sono familiari le teorie rivoluzionarie conoscono i dibattiti, le dispute, i litigi, gli scontri fra i gruppi rivoluzionari europei, per esempio fra marxisti ed anarchici. Ma i marxisti hanno sempre sottolineato che il terrore rivoluzionario, se mai se ne dovesse fare uso, dev’essere sociologicamente e psicologicamente selettivo. Non dirottare un aereo. Non prendere ostaggi. Non uccidere dei bambini, per dio! Vi ricordate anche del fatto che le grandi rivoluzioni, quella cinese, vietnamita, algerina, cubana, non si sono mai servite del dirottamento come forma di terrorismo? Hanno utilizzato il terrorismo, ma in un modo altamente selettivo dal punto di vista sociologico, comunque deplorevole, ma a proposito di esso c’era sempre una connotazione di organizzazione, di forte limitazione e selettività. Quindi l’assenza di ideologie rivoluzionarie, che comincia grosso modo nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, è stata centrale per questo fenomeno.

La mia domanda finale è – queste condizioni sono esistite per lungo tempo. Ma perché allora questa moltiplicazione di terrorismo privato su base politica? Perché così tanto, adesso, e così visibile? La risposta è la tecnologia moderna. Hai una causa. Puoi comunicarla attraverso la radio e la televisione. Verranno tutti in massa se hai preso possesso di un aereo e hai 150 ostaggi americani. Tutti ascolteranno la tua causa. Hai un’arma moderna con la quale puoi sparare ad un miglio di distanza. Non possono avvicinarsi a te. E tu possiedi i moderni mezzi di comunicazione. Se mettete insieme la causa, lo strumento di violenza e il mezzo di comunicazione, avrete la politica. Un nuovo tipo di politica diventa possibile.

A questa minaccia, i governanti di un paese dopo l’altro hanno risposto in maniera tradizionale. Il metodo tradizionale è sparagli addosso, che siano missili o altro. Gli israeliani ne sono molto orgogliosi. Gli americani ne sono molto orgogliosi. I francesi ne sono diventati molto orgogliosi. Adesso anche i pachistani ne sono molto orgogliosi. I pachistani dicono: “I nostri commando sono i migliori”. Francamente, non funzionerà. Un problema centrale della nostra epoca: menti politiche con radici nel passato e tempi moderni che producono nuove realtà. Pertanto, in conclusione, qual è il mio consiglio all’America?

In breve. Innanzitutto, evita gli estremi del doppiopesismo. Se farai due pesi e due misure, sarai ripagata con due pesi e due misure. Non farne uso. Non giustificare il terrore israeliano, il terrore pachistano, il terrore nicaraguense, il terrore salvadoregno, da una parte, per poi lamentarti del terrore afgano o di quello palestinese. Non funziona. Cerca di essere imparziale. Una superpotenza non può promuovere il terrorismo in un posto e aspettarsi poi di scoraggiarlo da qualche altra parte. Non funzionerà in questo mondo che si è rimpicciolito.

Non perdonare il terrorismo dei tuoi alleati. Condannali. Combattili. Puniscili. Per favore, tieniti lontana, evita le operazioni sotto copertura e la guerra a bassa intensità. Sono terreni che produrranno droghe e terrorismo. La violenza e le droghe nascono proprio lì. È la struttura stessa delle operazioni sotto copertura, ho fatto un film al riguardo, che è stato molto popolare in Europa, chiamato “Dealing with the Demon” (“Trattando col demonio”, ndt). Ho mostrato che ovunque si siano svolte operazioni coperte, c’è stato al centro un problema di droga. È stato al centro anche il traffico di droga. Perché la struttura delle operazioni segrete, Afghanistan, Vietnam, Nicaragua, America centrale, è molto ospitale per il traffico di droga. Evitale. Lascia perdere. Non servono.

Per favore concentrati sulle cause e porta il tuo aiuto per migliorare le cose. Prova a cercare le cause e a risolvere i problemi. Non concentrarti sulle soluzioni militari. Non perseguire soluzioni militari. Il terrorismo è un problema politico. Cerca una soluzione politica. La diplomazia funziona.

Prendi ad esempio l’ultimo attacco contro Bin Laden. Non sai cosa stai attaccando. Dicono di saperlo, ma non lo sanno. Cercavano di uccidere Gheddafi. Hanno ucciso sua figlia di 4 anni. La povera piccola non aveva fatto nulla. Gheddafi è ancora vivo. Hanno provato ad uccidere Saddam Hussein. Hanno ucciso Laila Bin Attar, una grande artista, una donna innocente. Hanno provato ad uccidere Bin Laden ed i suoi uomini. Non una, ma venticinque altre persone sono morte. Hanno provato a distruggere una fabbrica chimica in Sudan. Ora ammettono di aver distrutto una fabbrica che non c’entrava nulla. Metà della produzione di medicine in Sudan è stata distrutta, non uno stabilimento chimico. Non lo sapete. Pensate di saperlo.

Quattro dei vostri missili sono caduti in Pakistan. Uno era leggermente danneggiato, due completamente distrutti. Un altro era totalmente intatto. Per dieci anni il governo americano ha imposto un embargo sul Pakistan perché i pachistani provavano, stupidamente, a costruire armi nucleari e missili. Quindi abbiamo un embargo tecnologico sul mio paese. Uno dei missili era intatto. Cosa pensate che abbia detto un ufficiale pachistano al Washington Post? Ha detto che è stato un dono di Allah. Volevamo la tecnologia USA. Ora abbiamo la tecnologia e i nostri scienziati stanno esaminando il missile molto attentamente. È caduto nelle mani sbagliate. Quindi non farlo. Cerca soluzioni politiche. Non cercare soluzioni militari. Causano più problemi di quanti ne risolvano.

Per favore, contribuisci a rafforzare, fortificare la struttura del diritto internazionale. C’era un tribunale penale a Roma. Perché non ci sono andati prima per ottenere un mandato contro Bin Laden, se hanno qualche prova? Ottieni un mandato, e poi perseguilo. A livello internazionale. Metti al lavoro la Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU, questo unilateralismo fa sembrare noi molto stupidi e loro relativamente meno pericolosi.

 

Domande e risposte

La domanda adesso è: avevo accennato che mi sarei addentrato nella storia di Bin Laden, il saudita in Afghanistan, e non l’ho fatto, posso fornire qualche dettaglio? Il punto su Bin Laden sarebbe grosso modo lo stesso di quello sullo sceicco Abdul Rahman, che fu accusato e condannato per aver incoraggiato l’attentato esplosivo al World Trade Center a New York (l’attentato del 1993 che causò 6 morti e oltre 1000 feriti, ndt). Il New Yorker pubblicò un lungo articolo su di lui. Stessa cosa anche per Aimal Kansi, il pachistano di etnia beluci che fu condannato per l’omicidio di due agenti della CIA.

Vediamo se riesco ad essere breve su questo tema. La jihad, che è stata tradotta mille volte come “guerra santa”, non è esattamente questo. Jihad è una parola araba che significa “lo sforzo”. Potrebbe indicare uno sforzo con metodi violenti oppure non violenti. Ci sono poi due forme, la piccola jihad e la grande jihad. La piccola jihad comporta l’uso della violenza. La grande jihad è una battaglia con se stessi. Quelli sono i concetti. La ragione per cui li riporto è che nella storia dell’Islam, la jihad come fenomeno violento a livello internazionale era scomparso negli ultimi 400 anni, per ragioni di tipo pratico. Ha avuto una ripresa improvvisa con l’aiuto americano negli anni ‘80. Quando l’Unione Sovietica è intervenuta in Afghanistan, Zia ul-Haq, il dittatore militare del Pakistan, che confina con l’Afghanistan, vide un’opportunità e lanciò una jihad contro i comunisti senza dio. Gli USA videro un’opportunità mandata da dio per mobilitare un miliardo di mussulmani contro quello che Reagan definì l’Impero del Male. Cominciarono a piovere soldi. Gli agenti della CIA presero a girare tutto il mondo islamico per reclutare persone che combattessero nella grande jihad. Bin Laden fu una delle reclute di primo piano. Non era soltanto arabo. Era anche un saudita. Era anche un multimilionario disposto a investire soldi di tasca propria nella causa. Bin Laden stesso cominciò a reclutare persone per la jihad contro il comunismo.

Lo incontrai per la prima volta nel 1986. Mi fu raccomandato da un ufficiale americano, che non so se fosse o meno un agente. Gli stavo parlando e dissi: “Qui chi sono gli arabi interessanti?”. Con “qui” intendevo Pakistan e Afghanistan. Lui disse: “Devi incontrare Osama”. Andai ad incontrare Osama. Ed eccolo lì, ricco, che portava reclute dall’Algeria, dal Sudan, dall’Egitto, proprio come lo sceicco Abdul Rahman. Questo tipo era un alleato. Rimase un alleato. Si è trasformato in un momento preciso. Nel 1990, gli USA entrarono in Arabia Saudita con le proprie truppe. L’Arabia Saudita è un luogo sacro per i mussulmani, con La Mecca e Medina. Non c’erano mai state truppe straniere, lì. Nel 1990, durante la Guerra del Golfo, gli USA entrarono, con la motivazione di aiutare l’Arabia Saudita a sconfiggere Saddam Hussein. Osama Bin Laden rimase in silenzio. Saddam fu sconfitto, ma le truppe americane rimasero nella terra della Kaaba (il luogo sacro dell’Islam a La Mecca), truppe straniere. Bin Laden scrisse lettera dopo lettera, chiedendo “Perché siete qui? Andate via! Siete venuti per aiutare ma siete rimasti”. Alla fine, iniziò una jihad contro i nuovi occupanti. La sua missione era cacciare le truppe americane fuori dall’Arabia Saudita. La sua missione precedente era cacciar via le truppe sovietiche dall’Afghanistan. Capite cosa dicevo prima sulle operazioni sotto copertura?

Un’altra cosa da dire su di lui è che parliamo di persone tribali, persone che sono veramente tribali. Essere un milionario non ha importanza. Il loro codice etico è tribale. Il codice etico tribale consiste di due parole: lealtà e vendetta. Tu sei mio amico. Mantieni la parola. Io ti sono leale. Vieni meno alla tua parola, io seguo il sentiero della vendetta. Per lui, l’America non era stata di parola. L’amico leale aveva tradito. Colui al quale avevi giurato fedeltà col sangue ti ha tradito. Verranno a colpirti, America. E faranno molto di più.

Questi sono i nodi della guerra in Afghanistan che vengono al pettine. Questo è il motivo per cui dico di fermare le operazioni segrete. Questo è il prezzo che si deve pagare con quelle persone che il popolo americano non può vedere e che le persone come Kissinger non conoscono, non hanno la storia per conoscere.

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In occasione dei 20 anni dall’11 settembre 2001, Pagine Esteri vi propone la lettura di un articolo del 1998 scritto dall’intellettuale terzomondista e studioso pachistano Eqbal Ahmad. Una riflessione profetica e attualissima sui “terrorismi” e l’occidente.

Qui l’articolo in inglese