di Abdelbari Atwan – Raialyoum.com 

Pagine Esteri, 23 settembre 2021 – Martedì ci siamo svegliati con l’annuncio del governo sudanese di aver sventato un “tentativo di colpo di stato” presumibilmente organizzato dai resti dell’ex regime, quello del deposto presidente Omar al-Bashir che è attualmente detenuto nella prigione di Kober in attesa della sua estradizione alla Corte penale internazionale per essere processato per crimini di guerra in Darfur.

Le informazioni disponibili sul colpo di stato sono scarse e provengono da una sola fonte, il consiglio militare al potere e il suo portavoce. A ciò si aggiunge la notizia dell’arresto di 11 ufficiali e di alcuni soldati riferita dal ministro della cultura e dell’informazione Hamza Balloul e altre indiscrezioni che confermano che alcuni dei golpisti erano membri di reparti corazzati.

Un collega sudanese che si trova a Khartoum ci ha detto che questo colpo di stato è stato “fabbricato”, come i sette colpi di stato che lo hanno preceduto, attuati dallo stesso regime militare. È singolare che, con tutti questi colpi di stato, non un solo generale sia stato processato e condannato. La maggior parte dei golpe in Sudan è stata seguita da campagne di arresti, carri armati che riempivano le strade e il rumore degli spari, ad eccezione di questo colpo di stato, che è stato contenuto in poche ore, con la vita che è tornata alla sua calma abituale in meno di quattro ore.

Pochi giorni prima, i media e i siti Web sudanesi avevano parlato di un potenziale colpo di stato nel paese e Mohammed al-Faki Suleiman (del consiglio di transizione), ha rilasciato una dichiarazione per avvertire che: “La fase di transizione è minacciata dalla crescente attività di residui di partito all’interno e all’esterno dello Stato». Alcuni dei giovani della rivoluzione sudanese avevano messo in guardia sulla possibilità che l’esercito potesse organizzare un finto tentativo di colpo di stato per impedire il passaggio dal controllo militare a quello civile previsto a novembre.

Il Sudan è in uno stato di caos senza precedenti, con una proliferazione di armi ovunque, e la società sudanese vive in condizioni molto dure accompagnate da fame, mancanza di servizi di base, criminalità diffusa, droga. La ribellione si sta diffondendo in diverse province da est a ovest e da nord a sud, Porto Sudan è chiuso e la guerra con il suo più grande vicino, l’Etiopia, è praticamente inevitabile a causa dell’incapacità di trovare una soluzione comune alla crisi innescata dalla Diga del Rinascimento (alzata dagli etiopi sul Nilo).

I generali del Sudan e i loro attuali successori hanno commesso tre disastrosi errori strategici che hanno provocato il collasso che il paese sta vivendo:

Primo: sono caduti nella trappola degli Stati Uniti e hanno firmato l’accordo per la secessione del Sud in cambio della fine delle sofferenze del Sudan e dei sudanesi.

Secondo: hanno spogliato l’esercito sudanese di tutti i suoi valori morali, militari e nazionali, trasformandolo in milizie gettate nei combattimenti a fianco della coalizione Arabia saudita/Emirati nella guerra in Yemen.

Terzo: hanno firmato accordi di normalizzazione politica e di sicurezza con lo Stato di Israele in cambio della promessa americana di ingenti finanziamenti e che il Sudan sarebbe stato rimosso dall’elenco degli Stati sponsor del terrorismo.

Nessuna di queste promesse è stata mantenuta, tranne per la rimozione del Sudan dalla lista dei terroristi degli Stati Uniti. Migliaia di soldati sudanesi schierati sul fronte in Yemen sono tornati a casa nelle bare mentre i generali si sono riempiti le tasche con milioni di dollari. Nel frattempo, il Paese affronta la ribellione in molte province.

Il Sudan si trova di fronte a due opzioni: o che la rivoluzione popolare ritorni con maggiore slancio di prima, o che si organizzi un vero colpo di stato militare, come quello del generale Suwar al-Dahab nel 1985, che ponga fine alla situazione nel paese e lo porti sulla via della democrazia e di un parlamento eletto.

La collaborazione militare/civile è una partnership di cospirazioni, con ogni parte che cova complotti contro l’altra. I civili in tutto il Sudan non amano i militari, l’identità unificata sudanese sta crollando, mancano governo e istituzioni, il futuro è tetro e instabile. L’attuale stato di caos militare, di sicurezza ed economico nel Paese non può continuare. Pagine Esteri