Traduzione a cura di Elena Bellini

Link originale dalla rivista Jadaliyya.com:

https://www.jadaliyya.com/Details/43363/Sara-Roy,-Unsilencing-Gaza-Reflections-on-Resistance-New-Texts-Out-Now

Pagine esteri, 9 ottobre 2021 –  Unsilencing Gaza: Reflections on Resistance (London: Pluto Press, 2021) è ultimo saggio della professoressa Sara Roy* dell’università di Harvard, tra i principali esperti internazionali di Gaza, e punta l’attenzione sui riflessi dell’occupazione israeliana nella vita degli individui.

Vi proponiamo la traduzione dell’intervista a Sara Roy sui contenuti del suo libro realizzata dalla rivista Jadaliyya.

 

 

Jadaliyya (J): Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

Sara Roy (SR): Gaza è stata e continua ad essere invisibile. Diventa visibile solo quando Israele l’attacca, quando Hamas lancia razzi su Israele o quando le Nazioni Unite la dichiarano invivibile. Di conseguenza, Gaza resta largamente sconosciuta e profondamente incompresa. Come tutte le mie opere, anche questo libro sostiene che Gaza sia molto più di come viene descritta. Le sue dimensioni limitate contrastano con la sua profonda rilevanza, ed è proprio questa rilevanza che cerco di evidenziare nel mio libro. Nonostante il considerevole numero di pubblicazioni oggi esistente sulla crisi israelo-palestinese in generale, e sull’occupazione in particolare, la dimensione umana dell’occupazione non è ancora stata esaminata in profondità. Il divario che ne risulta è spesso riempito da concettualizzazioni semplificative dei palestinesi, in base ad un’opinione – a volte dichiarata, altre no – secondo cui il posto dei palestinesi è dove gli ebrei israeliani li hanno messi, il che rende l’occupazione –  ferita aperta della sofferenza araba – accettabile, addirittura legittima.

Unsilencing Gaza è il rifiuto di questa tesi. Il libro analizza, in particolare, il declino imposto e incalzante di Gaza, ed alcune occasioni perdute che avrebbero potuto attivare una risposta significativa. Un elemento di consapevolezza che emerge dal libro è come le politiche israeliane abbiano sempre più vincolato e delimitato, con una pericolosità crescente, la vita a Gaza, nonché l’impatto rovinoso di queste politiche dal punto di vista politico, economico e sociale. Inoltre, il libro mostra anche che gli abitanti di Gaza non hanno mai smesso di resistere e hanno trovato modalità creative di farlo, rifiutando ogni principio secondo cui ciò che sono costretti a sopportare è il risultato delle loro azioni.

J: Di quali questioni, tematiche e narrative in particolare tratta il libro?

SR: Il libro inizia con un’analisi della politica estera statunitense verso i palestinesi, a partire dalle due amministrazioni Obama. Dunque, ciò che appare chiaro non è solo il fallimento degli USA (e della comunità internazionale più in generale) nel risolvere la crisi quando avrebbero potuto farlo, ma anche una complicità – attraverso omissioni e avalli – nella repressione dei palestinesi. La parte centrale del libro analizza il percorso della politica israeliana su Gaza (con l’appoggio di USA, UE e alcuni Stati Arabi) dal 2007 ad oggi: essa ha deliberatamente minato l’economia di Gaza, trasformando i palestinesi da “popolo titolare di diritti politici” in “problema umanitario”. Il libro esamina la dissoluzione della politica israeliana nei confronti di Gaza, sostenendo che essa sia stata sostituita, con il passare del tempo, da una serie di approcci punitivi volti a destabilizzare e contenere i Gazawi e il regime di Hamas e a isolarli dalla più ampia collettività palestinese e dal suo corpo politico. Questo, a sua volta, ha messo i palestinesi di Gaza in una posizione di “eccezione” rispetto alla Palestina e al suo futuro. Da ciò risultano alcune dinamiche politiche e socioeconomiche nuove e assolutamente senza precedenti, tra cui l’eliminazione dell’occupazione come concetto analitico o giuridico in favore dell’annessione e di una sovranità imposta; la trasformazione dei palestinesi in colpevoli intrusi; la distruzione di un’economia funzionale e la rinuncia totale al concetto stesso di economia; l’erogazione di aiuti al di fuori di un contesto economico e il loro utilizzo come misura punitiva. Queste dinamiche, tra le altre analizzate, hanno poi modificato la società di Gaza, la vera natura della crisi e la sua possibile soluzione. Parlo anche della vita a Gaza prima e durante la prima Intifada, secondo le mie personali esperienze di vita e lavoro a Gaza durante quel periodo storico. Sostengo che il passato ci lasci degli insegnamenti – oggi spesso dimenticati o sconosciuti alla maggior parte dei palestinesi di Gaza – che sono cruciali, fondamentali per il presente. Faccio una ragionamento più approfondito sulla rovina di Gaza da una prospettiva ebraica ed esamino i legami tra la storia di Gaza e la mia in quanto figlia di sopravvissuti all’Olocausto. Nell’ultimo decennio, ho dedicato la maggior parte dei miei scritti all’impatto della mia ebraicità e della storia della mia famiglia sulla mia ricera e sul mio pensiero. Qui analizzo l’attacco israeliano del 2006 contro il Libano, la continua repressione e il saccheggio ai danni dei palestinesi, le ultime tre guerre contro Gaza, l’oltre mezzo secolo di occupazione, e lo sfruttamento dell’antisemitismo, trasformato in un’arma.

J: In che modo questo libro si lega ai tuoi lavori precedenti, o se ne differenzia?

SR: Unsilencing Gaza è un libro che racchiude il mio lavoro degli ultimi quattordici anni, oltre ad alcuni nuovi scritti pubblicati qui per la prima volta. Riprende da dove il mio primo libro con Pluto Press, “Failing Peace: Gaza and the Palestinian-Israeli Conflict” (2007) si era interrotto. Insieme, questi due libri abbracciano oltre trent’anni di ricerca e opere e completano gli altri miei lavori su Gaza.

J: Chi speri che legga questo libro, e che tipo di impatto ti piacerebbe che avesse?

SR: Mi piacerebbe che il libro venisse letto da professori, studiosi, legislatori, esperti di Medio Oriente e da una platea più ampia e “non specializzata” di lettori. Mi auguro che possa fugare le numerose storture e i miti che affliggono costantemente Gaza, e che riesca a fornire un ritratto più approfondito di Gaza e della sua gente, e delle politiche che le hanno pregiudicate.

J: Quali altri progetti hai nel cassetto?

SR: Al momento sto lavorando a un nuovo libro che prende spunto dai miei quasi quarant’anni di attività sulla crisi israelo-palestinese. Nello specifico, questo libro esaminerà l’intrecciarsi del mio vissuto dell’Olocausto, della mia storia familiare, dell’ebraismo, del sionismo con i diritti umani dei palestinesi. Considero questo libro una riflessione su ciò che ho imparato come studiosa e come ebrea durante la mia lunga relazione con palestinesi e israeliani.

 

*Sara M. Roy è un’economista e studiosa politica americana. È Senior Research Scholar presso il Center for Middle Eastern Studies dell’Università di Harvard. Le sue ricerche e oltre 100 pubblicazioni si concentrano sull’economia di Gaza e, più recentemente, sul movimento islamico palestinese.