Pagine Esteri, 7 dicembre 2021 – È stato finalmente liberato, dopo quasi due anni, lo studente egiziano dell’Università di Bologna. Formalmente libero anche se non ancora assolto, Patrick Zaki dovrà ripresentarsi in tribunale nel mese di febbraio. In Egitto rimangono nelle carceri ancora in tanti. Vi invitiamo a leggere l’articolo sulla prima traduzione italiana degli scritti del blogger e attivista Alaa Abd el-Fattah, un libro in grado di restituire la drammatica situazione dell’Egitto nelle cui carceri si stimano siano reclusi oltre 60.000 detenuti politici e di coscienza, sottoposti a torture, esecuzioni capitali, ingiusto processo e lunghi periodi di detenzione preventiva, in palese violazione dei diritti umani e civili.

di Paola Caridi –

È appena uscita nelle librerie la versione italiana degli scritti, composti in gran parte dal carcere, di Alaa Abd-el Fattah*. I testi, tradotti dall’arabo con la sua nota e riconosciuta professionalità e passione civile dalla docente e arabista Monica Ruocco, condensano il pensiero di Alaa negli ultimi dieci anni, dalla fase epica della rivoluzione egiziana alla presidenza di Mohammed Morsi, alla controrivoluzione, alla presa del potere di Abdel Fattah al-Sisi. La massima parte di questi dieci lunghi anni Alaa l’ha trascorsa nel carcere di Tora al Cairo, da una cella all’altra, spesso in detenzione preventiva, spesso in condizioni ‘speciali’ di detenzione. Dall’isolamento alla massima sicurezza.

Questo libro necessario e prezioso si intitola “Non siete stati ancora sconfitti” (hopefulmonster editore, ottobre 2021). Riprende una frase scritta da Alaa Abd-el Fattah, scelta dai curatori dei testi per condensare un pensiero – quello della figura più nota, forse la più rappresentativa della rivoluzione egiziana del 2011 – complesso, variegato, e allo stesso tempo coerente, preciso, profondo. Un pensiero spesso visionario, pur concepito all’interno di uno spazio piccolo e costretto.

Con il passare dei mesi e del lavoro editoriale, questi testi sono diventati per me, semplicemente, il “libro di Alaa”. Non solo perché seguo la storia, la vita, la figura di Alaa da quando, alla metà degli anni Duemila, aveva fondato un aggregatore di blog egiziani che, in modo rivoluzionario e innovativo, metteva insieme la mappa della nuova scena culturale e politica del Paese. C’è anche una ragione editoriale che si lega, del tutto, alla ragione culturale. Quando pensavo alla Stanza del Mondo, alla collana che dirigo dentro hopefulmonster editore (grazie alla meravigliosa follia di Beatrice Merz e di Silvano Bertalot) pensavo a libri come questo. Un testo che ho amato, che mi ha fatto piangere e rabbrividire, che mi ha convinto di quanta intelligenza, amore, lucidità, passione civile, determinazione, ineluttabilità c’è, nel pensiero di intellettuali come Alaa.

Dargli voce è per me un dovere civile e politico, nel senso più alto che “civile e politico” possano avere. Lo sapevo da anni, lo volevo fare da anni. È stata, dunque, immediata la decisione collettiva di una casa editrice indipendente, com’è hopefulmonster, di chiedere per l’Italia i diritti di pubblicazione di You have not yet been defeated, la versione master in inglese degli scritti di Alaa Abd-el Fattah che la casa editrice Fitzcarraldo farà uscire tra pochissimi giorni nelle librerie britanniche, sulle piattaforme internazionali di acquisto. Due versioni, in inglese e in italiano, sono ora disponibili alla lettura per non lasciare solo e isolato uno degli uomini più lucidi e profondi, non solo in Egitto.

Dare voce ad Alaa è un imperativo morale, dopo che i corpi dei rivoluzionari egiziani sono stati violentemente tolti dalle strade e dalle piazze, negli ultimi anni, rinchiusi dietro le alte mura di un carcere, lontani dagli occhi degli astanti, dall’occhio delle telecamere e dalle orecchie di chi ascolta. I dati delle violazioni dei diritti umani e civili, in Egitto, sono impressionanti: lo denunciano da anni le associazioni nazionali e internazionali che si occupano della difesa della vita, dell’incolumità, della libertà delle persone. Dare voce ad Alaa significa toglierlo dall’isolamento in cui è rinchiuso forzatamente da anni, e far circolare il suo pensiero oltre i confini del carcere, del Cairo, dell’Egitto.

Questo libro esce oggi perché c’è un abbraccio collettivo ad Alaa, anche qui dall’Italia, un abbraccio che ARCI e Amnesty International sezione italiana hanno condiviso subito, sostenendone la pubblicazione e lo sforzo editoriale.

Ora è il momento delle lettrici e dei lettori, del loro abbraccio. Pagine Esteri

 

*Alaa Abd el-Fattah, nato nel 1981 al Cairo, è entrato per la prima volta in prigione a 25 anni, nel 2006. Le autorità egiziane lo avevano arrestato durante una manifestazione pacifica al Cairo. Divenuto la figura simbolo della dissidenza egiziana ha trascorso gli ultimi sei anni praticamente sempre dentro una cella, privato anche dei libri e della carta per scrivere. È considerato da Amnesty International un ‘prigioniero di coscienza’, il più noto tra le decine di migliaia di detenuti politici nelle carceri egiziane. Figlio della più importante famiglia egiziana di attivisti e difensori dei diritti umani e civili, Alaa incarna un’intera generazione di giovani egiziani che mettono la propria vita e la propria intelligenza al servizio del diritto alla dignità, individuale e collettiva.