di Luca De Filicaia*

Pagine Esteri, 10 dicembre 2021 – In un anno il numero di persone in Mali che soffrono la fame è quasi triplicato. La siccità ha colpito duramente il Paese, oltre 225.000 ettari di campi sono andati perduti e oltre 3 milioni di persone ne hanno subito le conseguenze. Secondo i dati del Cadre Harmonisé, 767.773 bambini sono malnutriti, di cui 197.691 soffrono di malnutrizione acuta grave, 1.244.906 persone stanno affrontando una crisi alimentare e 3.585.989 persone sono attualmente sotto pressione.

La crisi parte da lontano, dieci anni di conflitto hanno indebolito sempre più i mezzi di sussistenza delle persone in un Paese già fragile e gravemente colpito dal cambiamento climatico, ma i livelli di fame sono i più alti registrati dall’inizio della crisi in Mali nel 2012.

La denuncia arriva da FONGIM, Gruppo di lavoro umanitario del Forum internazionale delle ONG in Mali, una coalizione di 22 organizzazioni umanitarie che operano nel Paese. “La sicurezza alimentare è minacciata su molti fronti in Mali. La situazione continuerà a peggiorare per milioni di persone vulnerabili se non agiamo ora, con proiezioni che indicano un ulteriore aumento del 58% del numero di persone bisognose”. ha affermato Adeline Benita, direttrice del FONGIM.

Uno degli effetti più rilevanti dell’insicurezza alimentare è la migrazione. Oltre 400.000 persone sono costrette a fuggire dalle proprie case. Molte famiglie hanno dovuto abbandonare i loro campi, famiglie che fuggono a piedi per oltre 20 chilometri, senza cibo e acqua.

La combinazione di crescente insicurezza, cambiamento climatico e impatto socioeconomico del COVID-19 ha fatto aumentare di oltre il 20% il prezzo di prodotti alimentari come il mais e il riso in alcune regioni, impedendo di fatto l’accesso al cibo a migliaia di famiglie. WeWorld-GVC lavora in Mali dal 2019 per aiutare le popolazioni più colpite dalla crisi. Negli ultimi anni, la nostra presenza operativa nell’area tri frontaliera di Liptako Gourma, tra Mali, Niger e Burkina Faso, e più specificamente nelle regioni di Mopti e Gao, ci ha permesso di rafforzare la resilienza e la sicurezza alimentare delle comunità ospitanti e sfollate, in particolare attraverso la creazione di un meccanismo di sicurezza sociale volto a coprire i bisogni più urgenti durante la stagione secca. Stiamo anche lavorando attivamente nei settori della protezione dell’infanzia e dell’accesso all’istruzione per garantire che ogni bambino abbia l’opportunità di crescere in un ambiente sicuro che possa garantire il suo sviluppo.

Oggi, di fronte al significativo aumento dei bisogni umanitari dovuto alla crescente insicurezza, ai cambiamenti climatici e all’impatto socio-economico del COVID-19, siamo più che mai mobilitati per offrire una risposta sostenibile alla prolungata crisi in Mali.

Il lavoro delle singole ONG è però solo un tassello, nel 2017 infatti i livelli di finanziamento umanitario bastavano per assicurare solo la metà delle risposte alla sicurezza alimentare, ma nel 2021 sono scesi addirittura a un quarto.

La crisi alimentare è stata esacerbata dal debole impegno degli Stati donatori per far fronte a bisogni allarmanti.

Se vogliamo fermare la crescita esponenziale del numero di persone che soffrono la fame in Mali serve intervenire con azioni che guardino alla crisi protratta e non solo all’emergenza.

*Luca De Filicaia, WeWorld – Head of Regional Unit for North and West Africa 

 

Dati e comunicato stampa FONGIM disponibile al link (https://www.weworld.it/news-e-storie/mali-tra-fame-e-migrazioni)