Per approfondire leggi:
“Sudan. Manifestazioni pro-esercito e ora si rischia il golpe”
“Oggi il Sudan scende in piazza contro il golpe”

 

AGGIORNAMENTI:

Lunedì 1 novembre

Il generale Burhan ha predisposto il rilascio di alcuni uomini incarcerati perché implicati negli affari del regime dell’ex dittatore Omar Bashir. I politici, gli imprenditori e gli agenti dei servizi segreti che sono stati liberati avevano a loro carico condanne definitive. Intanto, Volker Perthes, rappresentante delle Nazioni Unite, ha incontrato ieri sia il generale Burhan che il premier rimosso Hamdok, che si trova ancora agli arresti domiciliari. Le visite hanno rappresentato un tentativo di mediazione per facilitare il dialogo e riportare nel paese un governo civile. Continuano, intanto, le manifestazioni e gli scioperi indetti dai sindacati. La repressione dell’esercito ha causato, durante le ultime proteste, altri 3 morti e almeno un centinaio di feriti.

 

Martedì 26 ottobre

I manifestanti sono tornati in strada, questa mattina, nonostante la risposta violenta dell’esercito abbia causato 7 morti e molti feriti durante le proteste di ieri per il colpo di stato portato avanti dai militari. Barricate sono state erette per le strade di Khartoum, nel tentativo di rendere difficile il passaggio dei convogli militari. Oggi il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite discuterà la situazione a porte chiuse, mentre, internazionalmente, da più parti è giunta la condanna del golpe e la richiesta di un ritorno alla via democratica.

Fonte: Associazione dei Professionisti sudanesi

Lunedì 25 ottobre

È salito a 3 il numero dei morti tra i dimostranti, uccisi in uno scontro a fuoco avvenuto durante le manifestazioni contro il golpe che si sono tenute a Khartoum. I feriti sono circa 80.

I vertici dell’esercito hanno dichiarato lo stato di emergenza. In una conferenza stampa, il generale Abdel-Fattah Burhan ha annunciato lo scioglimento del Consiglio Sovrano e del governo, guidato dal Primo Ministro Abdalla Hamdok. Il Consiglio Sovrano, con a capo proprio il generale, avrebbe dovuto affiancare il governo di Abdalla Hamdok nella “transizione democratica” fino alle elezioni. “Le forze armate completeranno la transizione democratica fino a consegnare i poteri a un governo civile eletto”, ha dichiarato il generale. Dunque, l’interazione è quella di mantenere potere e controllo del Paese nelle mani dei militari. Proprio questi ultimi, già presenti in posizioni chiave di quella che era nei fatti un’amministrazione congiunta civile e militare, avrebbero dovuto lasciare, il prossimo mese, la gestione politica ai civili.

Il generale Abdel-Fattah Burhan

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di Ilaria De Bonis – 

Pagine Esteri, 25 ottobre 2021- Un colpo di Stato militare (annunciato nei giorni scorsi da diversi segnali a favore dell’esercito), in Sudan, ha messo fine stanotte alla leadership del premier Abdalla Hamdok. Dopo averlo tenuto recluso in casa per alcune ore, i militari hanno prelevato Hamdok e lo hanno portato in una località sconosciuta. L’intenzione dei golpisti, dicono fonti locali e stampa, sembra quella di voler obbligare il primo ministro a dimettersi “spontaneamente” per rendere il colpo di stato meno violento. Linee telefoniche e strade a Khartoum sono state chiuse. Anche l’aeroporto al momento è fermo. “Alla radio danno solo l’inno nazionale – ci racconta una fonte che vive nella capitale – probabilmente questa ‘sospensione’ durerà fin quando non apparirà il nuovo premier”.

Il primo ministro del Sudan, Abdallah Hamdok

La presenza militare per le strade è massiccia, ma la gente ha già ricominciato ad uscire. Diversi espatriati che sono a Khartoum rimangono chiusi in casa per paura di disordini: “Il problema – dicono – sarà vedere chi è il nuovo premier e come reagisce la società civile. Piuttosto che tornare indietro la gente qui è pronta a tutto”. Al Hadath TV e Al Jazeera riferiscono che sono stati arrestati e portati via anche altri membri del governo sudanese, compreso il ministro dell’Industria Ibrahim al-Sheikh, e il governatore di Khartoum Ayman Khalid. “Chiediamo con urgenza alle masse di scendere in piazza ed occupare le strade, di chiuderle con delle barricate e di non cooperare con i golpisti”, è l’appello lanciato da alcuni membri della Sudan Professional Association, importante associazione dei professionisti, presente nella coalizione civile che dovrebbe guidare il Paese verso la democrazia.

Il Sudan è adesso completamente spaccato in due: una parte consistente di popolo è a favore della transizione di Hamdok, l’altra sembra schierata con l’esercito (ma sui numeri ci sono molte divergenze). Il colpo di mano da parte dei militari era stato in effetti anticipato da imponenti manifestazioni in favore dei militari: il 16 e 17 ottobre scorso erano scese in piazza a Khartoum centinaia di persone favorevoli ad un nuovo colpo di Stato, dopo quello fallito di settembre. Il 30 settembre scorso era stata la volta dei sostenitori del blocco civile, che avevano organizzato cortei di segno opposto.

Per approfondire leggi il nostro articolo del 21 ottobre “Sudan. Manifestazioni pro-esercito e ora si rischia il golpe”

 

VIDEO Manifestazioni, barricate, spari e feriti:


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