di Valeria Cagnazzo*

Pagine Esteri, 3 maggio 2021In India è aperto il mercato nero di bombole di ossigeno. Non è difficile immaginare la fame d’aria del Paese, trasformato in questi giorni in una ciminiera di dimensioni continentali che brucia senza sosta. I morti di Covid vengono cremati in massa in cimiteri e in parcheggi improvvisati per ospitare pire funerarie messe insieme in fretta e in furia, i vivi sono imprigionati nella nube nera che dal cielo soffoca la terra. La nuova ondata di Covid19 sembra aver colto l’India di sorpresa: i numeri, oltre 380.000 nuovi casi in un solo giorno (il 29 aprile), parlano di un’emergenza che ha le proporzioni di un massacro. Gli ospedali sono al collasso, incapaci di accogliere nuovi ricoveri, e per i malati l’ossigeno non è sufficiente. Si è aperto così un vero e proprio mercato clandestino: sono gli stessi ospedali a proporre ai parenti dei degenti di “portare dell’ossigeno da casa”. Gli Indiani sono pertanto in queste ore lanciati nella corsa al gas.

Stanno facendo il giro del mondo le immagini di malati in strada o in attesa di un posto letto davanti a un ospedale attaccati a bombole d’ossigeno incrostate mediante nasocannule, un sistema di ossigenazione che garantisce un massimo di 6 litri al minuto e completamente insufficiente per i sintomi respiratori dei casi moderati e gravi da Covid19. In un filmato amatoriale, alcuni malati giacciono distesi in piena notte sui sedili posteriori delle auto ferme in un parcheggio, le bombole d’ossigeno appena acquistate sono fuori dall’abitacolo come i parenti, i fili per le nasocannule passano attraverso una fessura del finestrino. Nel giro di un mese, il subcontinente sembra aver consumato tutta la sua aria. Eppure i segnali di allarme erano stati lanciati ben prima della diffusione della cosiddetta “variante indiana”.  

foto da Wikimedia Commons

“La prima ondata aveva mostrato quanto fosse importante l’ossigeno nel salvare vite umane. E’ vero, serve circa un anno per avviare nuove produzioni di attrezzature. Ma abbiamo avuto cinque o sei mesi per prendere quantomeno delle risoluzioni di emergenza”, ha dichiarato Sudhir Mehta, presidente della Camera di Commercio, dell’Industria e dell’Agricoltura del distretto di Mahratta, sede della piattaforma locale per la risposta al Covid, e dirigente di Torrent Group, gruppo di compagnie che si occupano di gas, energia e produzioni farmaceutiche. “Una cosa di cui temo dovremo pentirci è di non aver fatto abbastanza per aumentare la produzione e le forniture di ossigeno. Le unità produttive già esistenti avrebbero potuto essere incoraggiate ad aumentare la propria capacità. Si sarebbero potute trovare nuove fonti di ossigeno. I colli di bottiglia dell’offerta avrebbero potuto essere attenuati. Purtroppo, adesso ci troviamo in una situazione molto simile all’anno scorso, con una domanda di ossigeno molto più alta”.

Come riportato da The Indian Express, era, infatti, l’1 aprile del 2020 quando la Task Force di esperti messa in campo dal Governo per coordinare i privati, le ONG e le Organizzazioni internazionali nella risposta al Covid pose in risalto il rischio di una mancanza di forniture di ossigeno nel Paese. L’emergenza Covid era iniziata da poco e il Primo Ministro Narendra Modi non aveva ancora proclamato il primo lockdown della Nazione. Ogni giorno si producevano quasi 5 milioni di metri cubi di ossigeno, dei quali in era pre-pandemia solo 700.000 erano utilizzati a scopo medico, mentre il resto era impiegato in ambito industriale. Ma le esigenze sanitarie aumentarono, e con esse gli allarmi di una insufficienza dell’ossigeno disponibile. Nell’ottobre 2020, il Segretario della Salute (Union Health Secretary) Rajesh Bhushan espose formalmente la questione dell’ossigeno prodotto, ma non impiegato nelle strutture ospedaliere. Altrettanto formalmente, il segretario chiese quindi che, in circostanze di pandemia mondiale, le risorse di ossigeno medicale fossero adeguate alla domanda e con prezzi calmierati. All’Autorità Nazionale per la Regolazione del Prezzo dei Farmaci si rivolse sempre in ottobre anche il Comitato Parlamentare della Salute chiedendo che i prezzi dell’ossigeno fossero “aggiustati” sulle necessità degli ospedali indiani. La fame d’ossigeno del Paese, dunque, si prospettava come uno spettro da almeno dodici mesi. Ma è stato solo il 22 aprile scorso, quando già i numeri di contagiati in India raggiungevano picchi drammatici e nel Paese superavano già la loro massima capienza gli ospedali, le camere mortuarie e i forni crematori, che il Governo ha deciso di sospendere la concessione di forniture di ossigeno all’industria.

Dagli ospedali, intanto, le grida di allarme e di richiesta d’aiuto si trasferiscono su Twitter alla ricerca di interlocutori. Mentre l’accesso alle strutture del Paese è sbarrato da cartelli che recitano più o meno tutti allo stesso modo “Ci dispiace, i ricoveri sono sospesi perché le scorte di ossigeno non stanno arrivando”, sul social si moltiplicano gli account degli ospedali e di medici e infermieri, creati con l’obiettivo di chiedere donazioni e interventi. L’Sos virtuale è lanciato mediante gli hashtag #Oxygen e #OxygenCrisis, spesso accompagnati da tag che coinvolgono giornalisti, politici e celebrità dello spettacolo. Scorrendo i tweet sembra di assistere a macabri conti alla rovescia. “Urgente. Ci rimangono solo 2 ore di fornitura di ossigeno”, oppure “Soli 30 minuti rimasti”. Lo stesso account ufficiale di Twitter India è intervenuto il 23 aprile per ricordare agli utenti le funzioni avanzate per una ricerca più specifica in base all’oggetto di interesse e anche per ricerche di tweet nelle vicinanze, con l’opzione “Near you”.  “In tutto il Paese, in questo momento le persone stanno utilizzando Twitter per trovare le ultime notizie e accedere ad alcune risorse. Mentre si sviluppa questo movimento dal basso, volevamo ricordarvi alcune delle opzioni che potrebbero aiutarvi a trovare più velocemente quello che state cercando”, insieme all’hashtag #Covid19IndiaHelp.

Ma in questi giorni Twitter non è solo teatro di disperati appelli d’aiuto rivolti a un destinatario non specificato. Le denunce da parte degli account dei medici del collasso del sistema ospedaliero, insieme a quelle di giornalisti e politici, e anche i tweet di cittadini privati che riferiscono il dramma di un Paese che muore per l’assenza di cure, minano l’immagine edulcorata di se stesso che il governo Modi ha cercato di preservare. Il Primo Ministro, forse considerando l’emergenza Covid ormai alle spalle, aveva lanciato eloquenti segnali di riapertura, permettendo ad esempio a migliaia di hindu di bagnarsi in massa nelle acque del Gange nella cerimonia del Kumbh Mela o sostenendo la necessità di non posticipare le elezioni nello Stato del Bengala dell’Ovest. Come ricordato da Arundhati Roy nel suo recente articolo infuocato sul Guardian, era stato proprio Modi a plaudire nel gennaio 2021 al successo del suo stesso governo nella gestione dell’emergenza Covid, in occasione del World Economy Forum.

“Mi ricordo quanto stimati esperti e organizzazioni nel mondo dicevano nel febbraio-marzo-aprile scorsi. Dicevano che l’India sarebbe stata la Nazione più colpita dal Coronavirus in tutto il mondo. Dicevano che ci sarebbe stato uno tsunami di infezioni da Coronavirus in India, qualcuno disse che 700-800 milioni di Indiani si sarebbero infettati e che altri 2 milioni sarebbero morti. (…) Ma l’India non si è lasciata demoralizzare. (…) Non si può paragonare il successo dell’India con quello di nessun Paese. Se un Paese ospita il 18% della popolazione mondiale, quel Paese ha salvato l’umanità da un grande disastro contenendo l’emergenza Coronavirus con efficacia”.

Narendra Modi

Non stupisce quindi se i tweet polemici del governo, oggi sotto i riflettori internazionali viste le proporzioni del “disastro”, risultino scomodi al governo Modi tanto da provocarne la censura. Tanto più se sul social, accanto alle richieste di SOS, sta dilagando anche un altro hashtag: #ModiMustResign. Come documenta Lumen Database, piattaforma che raccoglie i reclami legali per la rimozione di materiale online, diverse richieste di oscuramento di tweet sono state inviate nell’ultimo mese dal governo indiano a Twitter, e almeno 52 tweet, come riportato dall’agenzia indiana MediaNama, sono stati oscurati nella sola giornata di venerdì 23 aprile. Tra i tweet rimossi, quello del Ministro del Lavoro del Bengala dell’Ovest, che dichiarava che l’India non avrebbe mai perdonato il Primo Ministro per aver sottostimato la serietà della pandemia. A subire la censura anche l’attore e giornalista Vinod Kapri per un video di una cremazione di massa con un commento sarcastico sulle precedenti dichiarazioni del Primo Ministro di concedere più campi di cremazione per gli hindu. “L’India sta affrontando la crisi peggiore di tutti i tempi, migliaia di persone stanno morendo tutti i giorni per la carenza di ossigeno e medicine ed è mio dovere morale di regista e giornalista dire la verità, smascherare questo governo immorale e inumano che invece di fornire ossigeno ai pazienti che muoiono scrive a Twitter di prendere provvedimenti contro voci libere e indipendenti”, ha dichiarato Kopri a MediaNama.

La morsa sulla libertà di espressione è stata nei giorni scorsi applicata con misure non meno coercitive anche dalle amministrazioni dei singoli Stati. Nel distretto di Jabalpur si sono imposte restrizioni a tutti i contenuti su Twitter, Facebook e Instagram che potessero “diffondere false informazioni sul Covid19” e “creare un clima di paura”.

Restrizioni che hanno, infine, richiesto l’intervento della Suprema Corte di Giustizia. Di fronte alla minaccia di azioni legali, di carattere civile o penale, nei confronti degli autori di post sull’emergenza sanitaria, i giudici della Corte hanno ritenuto necessario pronunciarsi in questo modo: “Se i cittadini comunicano le loro lamentele sui social e su internet, non le si può considerare false informazioni. (…) Considereremo un oltraggio a questo tribunale se un cittadino verrà molestato per aver presentato un appello sui social media o per aver fatto una richiesta di ossigeno o di posti letto. La repressione dell’ informazione è contraria ai nostri principi di base. Nessuno Stato può reprimere l’informazione”. E hanno aggiunto: “Non stiamo proiettando una cattiva luce su di noi, stiamo proiettando informazioni. Siamo in una situazione di crisi nazionale. Ascoltiamo le voci dei nostri cittadini”. Pagine Esteri

FONTI

https://pib.gov.in/PressReleseDetail.aspx?PRID=1693019

https://www.indiatoday.in/technology/news/story/no-action-against-anyone-who-seeks-covid-help-on-social-media-or-criticises-govt-supreme-court-tells-centre-1796637-2021-04-30?utm_source=taboola&utm_medium=recirculation

https://www.medianama.com/2021/04/223-madhya-pradesh-jabalpur-social-media-covid-19/

https://www.theverge.com/2021/4/24/22400976/twitter-removed-tweets-critical-india-censor-coronavirus

https://indianexpress.com/article/india/covid-19-oxygen-supply-warning-7285340/

https://qz.com/india/2001374/indias-doctors-and-hospitals-join-twitter-only-to-source-oxygen/

https://twitter.com/TwitterIndia/status/1385552312714731521?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1385552312714731521%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.bgr.in%2Fnews%2Fcovid-19-in-india-twitter-unveils-advanced-search-to-help-find-medical-resources-956219%2F

https://qz.com/india/2001374/indias-doctors-and-hospitals-join-twitter-only-to-source-oxygen/

https://www.theguardian.com/news/2021/apr/28/crime-against-humanity-arundhati-roy-india-covid-catastrophe

*Valeria Cagnazzo (Galatina, 1993) è medico in formazione specialistica in Pediatria a Bologna. Come medico volontario è stata in Grecia, Libano ed Etiopia.  Ha scritto di Palestina su agenzie online, tra cui Nena News Agency. Sue poesie sono comparse nella plaquette “Quando un letto si svuota in questa stanza” per il progetto “Le parole necessarie”, nella rivista “Poesia” (Crocetti editore) e su alcune riviste online. Ha collaborato con il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna. Per la sezione inediti, nel 2018 ha vinto il premio di poesia “Elena Violani Landi” dell’Università di Bologna e il premio “Le stanze del Tempo” della Fondazione Claudi, mediante il quale nel 2019 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, “Inondazioni” (Capire Editore). Nel 2020, il libro è stato selezionato nella triade finalista del premio “Pordenone legge – I poeti di vent’anni”.