di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 17 gennaio 2021 – Cariche della polizia e manifestanti feriti e arrestati. Parole che descrivono solo in parte l’intensità degli scontri avvenuti nei giorni scorsi e le conseguenze dell’uso della forza da parte della polizia nei confronti dei beduini israeliani che protestano contro il programma di «piantumazione» di alberi su 500 ettari di terre nel Negev, in prevalenza private, da parte del Fondo nazionale ebraico (Fne). L’ultima protesta ha visto i manifestanti radunati lungo l’autostrada che passa accanto al villaggio di Saawa per ribadire l’opposizione a quella che considerano una occupazione in piena regola delle loro terre e non, come afferma il Fne, un passo a favore dell’ambiente e della natura. Gli scontri sono cominciati quando la polizia ha ordinato ai manifestanti di disperdersi e di togliere il blocco stradale. La tensione è salita alle stelle, ha raccontato un testimone, agli spintoni dei poliziotti i manifestanti hanno risposto lanciando sassi. A quel punto i reparti antisommossa hanno sparato proiettili rivestiti di gomma, granate stordenti e usato i cannoni ad acqua mentre dall’alto i droni sganciavano candelotti lacrimogeni sui manifestanti. La vicenda sta facendo tremare il governo Bennett che si regge sui voti decisivi dei quattro parlamentari del partito arabo-islamista Raam che dei diritti della comunità beduina nel Negev ha fatto, almeno a parole, la sua bandiera.

La questione era emersa lunedì scorso quando i parlamentari di Raam avevano protestato contro il programma del Fne sulle terre di proprietà della famiglia al-Atrash una delle più grandi in quella zona. Il giorno successivo, ha riferito il giornalista Yasser Okbi, la polizia ha fatto irruzione nella casa degli al-Atrash e ha arrestato 11 persone, tra cui otto minori. Altre nove persone sono state arrestate mercoledì per aver lanciato pietre agli agenti mentre gli operai del Fne completavano la messa a dimora degli alberi lungo il torrente Anim su terre che i contadini del posto avevano seminato a grano appena un mese fa.

Per i beduini israeliani (circa 230mila) la piantumazione degli alberi intorno a Saawa nasconderebbe l’intento dello Stato di requisire le loro terre e di privarli del sostentamento allo scopo di spingerli ad abbandonare i loro villaggi, spesso non riconosciuti e privi di servizi, dove dovrebbero sorgere nuovi centri abitati.  Dopo la nascita di Israele nel 1948, il Fne ha realizzato rimboschimenti intensivi in larghe porzioni del paese, risultati utili anche per occultare le rovine di villaggi arabi distrutti. Il giornale Haaretz ha riferito che ai vertici del Fne sono emerse differenze su come è stata gestita l’intera questione ma nessuno ha chiesto lo stop al piano.

«Intere famiglie combattono per le loro case e per i loro mezzi di sussistenza», ha scritto su Twitter Ayman Odeh, il leader della Lista araba unita (Lau, opposizione). «Gli agenti di polizia – ha aggiunto – le stanno attaccando con proiettili di gomma, granate stordenti, cannoni ad acqua e spruzzando gas lacrimogeni dai droni». Un altro deputato della Lau, Sami Abu Shahade, ha lanciato pesanti accuse al governo Bennett sottolineando la presenza al suo interno di Mansour Abbas, il leader di Raam. «Il governo Bennett-Liberman-Abbas tratta i suoi cittadini arabi come nemici e non come cittadini», ha detto Abu Shahade in un video postato sui social.

La tensione resta alta e più parti dubitano della tenuta dell’accordo raggiunto nel governo che prevede negoziati sui lavori futuri del Fne nel Negev tra i partner della coalizione. Nonostante l’intesa i deputati di Raam hanno boicottato in segno di protesta le votazioni previste la scorsa settimana alla Knesset.