di Tiziano Ferri – 

Pagine Esteri, 4 febbraio 2022Xiomara Castro, eletta prima “presidenta” nella storia dell’Honduras lo scorso 28 novembre, ha assunto le funzioni con il giuramento del 27 gennaio. Ciò non era scontato nel paese che, col riuscito golpe del 2009, inaugurò la reazione all’ondata progressista latinoamericana di inizio secolo; complice l’immobilismo dell’amministrazione Obama e dell’OEA (Organizzazione degli Stati Americani), l’allora presidente Manuel Zelaya fu costretto all’esilio, mentre i militari reprimevano i manifestanti scesi nelle strade contro il colpo di stato.

Iris Xiomara Castro Sarmiento, consorte del deposto Zelaya, rientrò in Honduras per condurre la resistenza a fianco della popolazione, fino a divenire la vittoriosa candidata alla presidenza del partito di sinistra Libre (Libertad y Refundación). In realtà un “golpe parlamentare” c’è già stato. A pochi giorni dal giuramento di Castro, un gruppo di eletti nelle file di Libre, rinnegando l’accordo pre-elettorale con un alleato della coalizione (Partido Salvador de Honduras), ha eletto a capo del Congresso un proprio esponente, accordandosi con il Partido nacional, formazione al potere negli ultimi 12 anni. Questo incidente non ha impedito l’insediamento della nuova presidente, durante il quale ha accusato il regime uscente “della tragedia sociale ed economica che affronta l’Honduras”, un paese in bancarotta, rilanciando la sua proposta di “rifondazione dello stato socialista e democratico”. E ha voluto dare le cifre, di fronte ai propri cittadini e alle delegazioni estere intervenute alla cerimonia, tra cui quelle argentina e statunitense con le vicepresidenti Cristina Fernández Kirchner e Kamala Harris.

L’incremento dal 2009 di debito pubblico (+700%) e debito estero (+319%) costringe a un pagamento di interessi e capitale pari al 50% del bilancio statale, senza benefici per una popolazione segnata da un indice di povertà salito al 74%, condizione che obbliga migliaia di honduregni a emigrare verso il Nord attraverso le tristemente conosciute “carovane”. La sua azione di governo conta di “strappare le radici” della corruzione e valorizzare le ricchezze nazionali, combattere narcotraffico e squadroni della morte, contrastare la violenza sulle donne e il femminicidio. Accompagnata dagli applausi del pubblico accorso all’Estadio Nacional di Tegucigalpa, Xiomara Castro ha elencato una ventina di provvedimenti di pronta attuazione, dopo aver individuato in educazione, salute, sicurezza e lavoro i quattro settori cardine del suo programma.

“Più di un milione di famiglie che vivono in povertà e consumano meno di 150 kilowatt al mese, a partire da oggi non pagheranno più la bolletta per consumo di energia. La luce sarà gratis nelle loro case”. Il costo sarà sostenuto dai grossi consumatori. Altri interventi previsti, l’abbassamento del prezzo dei combustibili e la diminuzione degli interessi bancari per le attività produttive. L’anno scolastico inizierà con lezioni in presenza “assicurando iscrizione gratuita, merenda, vaccini e mascherine”. A conclusione delle misure socioeconomiche, sviluppo agricolo e industriale, sovranità alimentare, fine dello sfruttamento minerario e idrografico, tutela dei parchi nazionali e promozione del turismo.

Per quanto attiene ai diritti civili, Castro si impegnerà per liberare gli 8 difensori del fiume Guapinol (regione del Bajo Aguan) in prigione da più di 2 anni, scarcerazione richiesta anche dall’Onu, pretenderà giustizia per Berta Cáceres, l’ambientalista indigena assassinata nel 2016, e restituirà la nazionalità a padre Andrés Tamayo. La presidente ha assicurato che nel suo governo ci sarà attenzione per anziani, diversamente abili, bambini e giovani, popoli indigeni, afroamericani e comunità Lgbt.

Sul fronte legislativo saranno smantellate le riforme che consentono il saccheggio delle risorse pubbliche in aree come le “zedes” (zone di lavoro e sviluppo), verrà varata la legge di condanna del colpo di stato e ripristinata la legge che non permette la rielezione presidenziale. I prigionieri politici saranno amnistiati, gli esiliati potranno fare ritorno, decadranno le norme che criminalizzano le proteste, mentre nascerà una Commissione per combattere la corruzione e l’impunità, in collaborazione con le Nazioni Unite. La politica estera sarà latinoamericana, sovrana e solidale, improntata al multilateralismo, secondo una visione del mondo che “antepone l’essere umano alle regole del mercato”.

Xiomara Castro, ricordando che nel bicentenario dell’indipendenza una rifondazione dello Stato è irrinunciabile, chiede per quest’anno una revisione costituzionale, attraverso l’ascolto delle Consulte popolari. Lo stesso percorso iniziato da Zelaya e interrotto dal golpe del 2009.