di Michele Giorgio – 

Pagine Esteri, 10 marzo 2022 (nella foto di Glenn Fawcet, il presidente turco Erdogan) – Con alle spalle le bandiere di Israele accanto a quelle della Turchia, in una atmosfera da Accordi di Abramo, ieri Recep Tayyip Erdogan ieri ad Ankara ha annunciato di fatto la pace con lo Stato ebraico. Sì, la pace. Perché lo scontro che i due paesi hanno avuto per 15 anni – dopo l’alleanza dei decenni precedenti – è stato più una guerra non combattuta che una crisi diplomatica. «La visita del presidente Herzog rappresenta un punto di svolta nelle nostre relazioni…Israele e Turchia possono e devono avere una cooperazione che può influire positivamente sull’intera regione», ha affermato il presidente turco durante la conferenza stampa congiunta con Isaac Herzog, primo capo di Stato israeliano a recarsi in visita ufficiale in Turchia dal 2007. «È un momento importante nelle relazioni fra i nostri paesi…che sono antiche, hanno forti radici storiche, religiose e culturali. Purtroppo, queste relazioni hanno attraversato un periodo di siccità negli ultimi anni», ha detto da parte sua Herzog auspicando un clima di maggiore cooperazione, anche con una prossima visita in Israele del ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu. Ma le parole più importanti pronunciate dal presidente israeliano sono state queste: «Israele e Turchia possono e devono collaborare in settori diversi che hanno un impatto molto forte in questa regione che noi chiamiamo casa». Vogliono dire che i due paesi coopereranno su diversi piani, non solo quello economico, dell’energia in particolare che ha più volte citato Erdogan nel tentativo di ridimensionare la portata politica e strategica del riavvicinamento.

Oggi si svolgerà l’atteso incontro tra i ministri degli esteri di Turchia, Ucraina e Russia nel contesto del Forum diplomatico di Antalya da domani al 13 marzo. Il viaggio ufficiale di Herzog però non è legato alle mediazioni avviate da Turchia e Israele tra Mosca e Kiev. Non è il risultato della posizione che i due paesi condividono, sia pure con motivi diversi, nella guerra in Ucraina: entrambi non hanno aderito alle sanzioni contro Mosca, tengono aperte le comunicazioni con Putin e, allo stesso tempo, parteggiano senza esagerare per Kiev. L’arrivo di Herzog ad Ankara in realtà era programmato da settimane ed è il traguardo di un processo di riavvicinamento, avviato dalla Turchia, che si è intensificato lo scorso anno. Non è perciò un azzardo parlare di Accordi di Abramo 2, di uno sviluppo della normalizzazione di rapporti tra lo Stato ebraico e i paesi della regione, come quella avvenuta del 2020 tra Israele ed Emirati, Marocco e Sudan. Le ramificazioni strategiche e le potenzialità economiche degli Accordi di Abramo hanno convinto Erdogan che gli conviene più salire sul carro dei vincitori condotto da Israele che provare a bloccarlo, come aveva pensato in un primo momento. Il recente e importante miglioramento dei rapporti tra Turchia ed Emirati è un altro segno della svolta decisa dal leader turco.

Una vignetta di Carlos Latuff che ironizza sul sostegno di Erdogan alla causa palestinese

 

 

 

                                                                                                                                                                                          Ankara e Tel Aviv hanno vissuto un lungo stop nelle relazioni diplomatiche a causa soprattutto dell’uccisione nel 2010 da parte di un commando israeliano di dieci persone sulla nave turca Mavi Marmara che trasportava aiuti a Gaza. Gli attacchi che in quella e in altre occasioni Erdogan lanciò a Israele furono durissimi. Negli anni seguenti il leader turco si mostrò come un campione della causa dei palestinesi sotto occupazione e un protettore dalla Spianata delle moschee di Gerusalemme. Nell’ultima crisi del maggio 2018, la Turchia ha espulso l’ambasciatore israeliano in risposta alla strage di 61 palestinesi durante le proteste lungo le linee tra Gaza e lo Stato ebraico. E i palestinesi non poche volte hanno sventolato la bandiera turca oltre alla propria, soprattutto quelli di Gaza convinti che Ankara li avrebbe liberati dall’occupazione israeliana. A trarre vantaggio dalla linea di Erdogan è stato soprattutto il movimento islamico Hamas, libero di aprire uffici e di muoversi liberamente nel territorio turco. Le cose potrebbero cambiare molto presto. Con ogni probabilità Israele ha già chiesto alla Turchia di voltare pagina nei rapporti con il movimento islamista. Da Gaza Hamas ha criticato la visita di Herzog ma ha evitato di condannare l’amico Erdogan. Pagine Esteri