di Franco Ferioli – 

Pagine Esteri, 7 aprile 2022 – L’ex presidente del Burkina Faso Blaise Compaore condannato all’ergastolo per complicità nell’omicidio del 1987 del suo predecessore Thomas Sankara.

Il generale Gilbert Dienderé, capo di stato maggiore, il comandante della sicurezza presidenziale Hyacinthe Kafando e l’ex presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré sono stati condannati in contumacia all’ergastolo per la partecipazione all’assassinio di Thomas Sankara.

Lo ha deciso il tribunale militare di Ouagadougou in data mercoledi 06 Aprile 2022.

La sentenza, molto attesa nel Paese africano da anni, è stata pronunciata a sei mesi dall’inizio del processo, sospeso il mese scorso in attesa di una decisione del Consiglio Costituzionale sulle pregiudiziali di incostituzionalità legate agli eventi del colpo di Stato dello scorso 24 gennaio.

I tre uomini sono stati condannati per “minaccia alla sicurezza dello Stato” che aveva portato al potere lo stesso Blaise Compaoré che ha continuato a governare per 27 anni prima di essere estromesso da un altro colpo di stato nel 2014 e costretto a fuggire in Costa d’Avorio.

Blaise Compaoré e Gilbert Diendéré sono stati giudicati colpevoli di “complicità nell’omicidio” e Hyacinthe Kafando, sospettato di aver guidato il commando che ha ucciso Thomas Sankara, di “assassinio”.

Altri otto imputati sono stati condannati a pene che vanno da tre a venti anni di reclusione, mentre tre imputati sono stati assolti.

I giudici sono andati oltre le richieste della Procura Militare che aveva chiesto 30 anni di reclusione nei confronti di Compaoré e Kafando e 20 anni contro Diendéré.

Questo verdetto potrebbe porre fine a un processo aperto trentaquattro anni dopo la morte del carismatico Presidente Thomas Sankara, icona panafricana, tristemente assassinato con 12 suoi consiglieri e guardie del corpo all’età di 37 anni, quattro anni dopo aver preso il potere in un precedente putsch incruento che diede inizio a quella che viene ricordata come la Rivoluzione Burkina Bè.

 

OPERAZIONE VACCINAZIONE COMMANDO

In uno dei paesi più poveri al mondo

in un mese due milioni di bambini burkinabè

vaccinati contro meningite, poliomelite, rosolia, febbre gialla.

Come? Con il ricavato della vendita delle auto blu governative Mercedes…

sostituite con utilitarie Renault 5.

 

Il Presidente Ribelle, il Presidente dei Contadini, il Presidente più Povero del Mondo, il Presidente Incorruttibile, il Presidente Matto: Voilà Monsieur le Président Burkinabè Thomas Sankara!

Uno dei più felici incidenti della storia è durato dal 4 agosto 1983 al 15 Ottobre 1987.

Ha prodotto molti record positivi in una terra di moltissimi record negativi e solo una vittima principale, fortunata, tra le tante vittime predestinate:

“Metà dei bambini nati nel mio stesso anno morirono entro i primi tre mesi di età.

Io ho avuto la grande fortuna di sfuggire alla morte e di non soccombere nemmeno a una di quelle malattie che quell’anno fecero più morti di quanti non fossero i nati.

Sono stato poi uno dei sedici bambini su cento che hanno potuto andare a scuola, altro enorme colpo di fortuna. Infine sono stato fra gli unici trecento in tutto il paese che hanno potuto proseguire gli studi all’estero e, ritornati, hanno trovato un lavoro sicuro. Il numero delle persone che sono così fortunate ammonta attualmente a sole trentamila, in un paese di sette milioni di abitanti”.

Nel breve volgere di poco più di quattro anni, l’Alto Volta, colonia francese saheliana con il più alto tasso di povertà, denutrizione, siccità, mortalità infantile, analfabetismo, diventa Burkina Faso, la Patria degli Integri e di tutti coloro che osano inventare il proprio avvenire.

È solo nell’immediata contraddizione o negazione di un sistema che può trovarsi la vera libertà.

Mentre una rivoluzione muove i primi passi viene sminuita, ridicolizzata, denigrata.

Più cammina e più appare allarmante, esemplare e minacciosa.

Quando giunge al traguardo finale, sembra sia stata prodotta dal caso del destino e voluta dalla necessità del fato.

Le rivoluzioni politiche e sociali colgono sempre di sorpresa i contemporanei, tranne quei pochi ‘visionari’ che sembrano intuire il cambiamento in arrivo dai primi accenni. Scoppiano e scompaiono all’improvviso: come i disegni in un caleidoscopio, sembrano muoversi e cristallizzarsi di colpo.

Il giorno 4 Agosto 1983 un trentaquattrenne fortunato capitano dell’esercito annuncia alla radio l’indolore e incruento inizio di una rivoluzione che intende “restituire al popolo dignità e potere, per dare al paese indipendenza e libertà. (…) La nostra rivoluzione è parte del movimento mondiale per la pace e la democrazia contro l’imperialismo e ogni forma di egemonismo”.

La nuova struttura di governo vede come presidente Thomas Sankara e come vice Blaise Campaorè, militari al centro di un governo composto in maggioranza da civili e con una significativa presenza di donne.

Il controllo politico è affidato al CNR Consiglio Nazionale della Rivoluzione, formato da ministri, dai partiti della sinistra e dai leaders sindacali.

Thomas Sankara – Illustrazione di Marta Besantini

La democrazia diretta viene esercitata dal popolo attraverso i CDR Comitati di Difesa della Rivoluzione che riuniscono i militanti, anche stranieri, di quartiere, villaggio, scuola, luogo di lavoro.

Nel mese di ottobre viene varato un Programma Popolare di Sviluppo e un Piano di Economia Popolare, nei primi mesi del 1985 prende il via il Primo Piano Quinquennale di Sviluppo e istituita l’Unione delle Donne, l’Unione degli Anziani, l’Unione dei Contadini, i Centri di Salute Primaria, le Operazioni Vaccinazioni Commando, le Campagne di Alfabetizzazione, l’Operazione Bilanci di Giustizia, i Tribunali Popolari di Conciliazione, l’Operazione 7.000 Villaggi-7.000 Campi Sportivi, l’Operazione I Mariti al Mercato; nel 1986 viene creato il Ministero della Questione Contadina.

Sankara utilizza le tribune dell’OUA Organizzazione dell’Unita Africana di Addis Abeba e dell’ONU Organizzazione delle Nazioni Unite di New York per un’offensiva diplomatica senza precedenti: anticolonialismo, disarmo, autosufficenza alimentare, unità africana, antirazzismo, emancipazione femminile. Al vertice dei Paesi Non Allineati di New Deli, in India, avanza la proposta di non restituire il debito estero dopo aver rifiutato gli “aiuti” del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. Il suo intervento alla Prima conferenza Internazionale sull’Albero e la Foresta di Parigi confermerà la validità della battaglia ecologica Burkina Bè: gestione delle risorse naturali, de-desertificazione, riforestazione, contrasto dell’erosione del suolo, contro il taglio degli alberi, contro il pascolo di animali erranti, contro i fuochi nella savana.

Thomas Sankara è stato “un uomo che aveva fretta”, che misurava sulla propria velocità i passi altrui, che nel correre ha pestato piedi, risultando consapevolmente e dichiaratamente scomodo, pericoloso, sconveniente.

Il pomeriggio del 15 Ottobre 1987 un gruppo armato di quindici parà arresta e capovolge la storia del Burkina Faso e la corsa democratica rivoluzionaria della sua guida.

Thomas Sankara e undici consiglieri e guardie del corpo vengono uccisi a mitragliate da un colpo di stato ordito dal suo amico e collaboratore più fidato Blaise Campaorè, appoggiato dai servizi segreti francesi e sostenuto da una parte dell’esercito e dalle corrotte èlite urbane.

Negli ultimi mesi aveva promesso delle pause nello sforzo rivoluzionario, rendendosi forse conto che non era possibile elaborare grandi progetti troppo avanti rispetto alla popolazione. Si stava preparando a un ritiro anticipato per dedicarsi ai problemi organizzativi, al lavoro teorico, alla graduale mobilitazione delle masse e con l’intenzione di lasciare il potere proprio al suo assassino e braccio destro.

A tarda sera i corpi vengono gettati in una fossa comune e il Presidente denigrato: misogino, mistico, despota, utopista, idealista, visionario.

Sarà il popolo Burkina Bè a riabilitarlo e a ricordarlo come eroe della rivoluzione, come emblema di idealismo disinteressato, di inusitata coerenza tra pensiero, azione e stile di vita e saranno tutti i movimenti antimperialisti africani ad eleggerlo a incancellabile icona.

L’ambizione del Capitano Burkina Bè Thomas Sankara è stata di lavorare per creare una società nuova, senza corruzione, menzogna e individualismo, con riforme strutturali e cambiamento della mentalità.

Negli anni ’80 quel marginale paese africano, periferia di tutte le periferie del mondo, è stato guardato e visto con la speranza che la “rivoluzione della dignità” potesse fiorire e scuotere il mondo occidentale riportando alla luce la grande tradizione umanista saheliana.

QUESTA TERRA DI DIGNITA’ APPARTIENE A TUTTE LE PERSONE LIBERE; IL BURKINA FASO NON E’ IN VENDITA; ABBASSO L’IMPERIALISMO poteva leggere a lettere cubitali scritte sui muri chi atterrava all’aeroporto di Ouaga. Chi vi fosse giunto dal deserto o dalla foresta avrebbe potuto vedere caserme trasformate in scuole; piazze d’armi e cortili in orti e piantagioni. Chi ha avuto la fortunata fortuna di visitare e conoscere gli aspetti più felici della Rivoluzione Burkina Bè non può non conservare il ricordo indelebile e nostalgico di una fugace, illusoria, folle e per troppi aspetti irripetibilmente felice, Belle Epoque Africana.

 

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Il discorso di Thomas Sankara alle Nazioni Unite: https://www.unica.it/static/resources/cms/documents/DiscorsodiThomasSankara.pdf

Il documentario di Silvestro Montanaro “E quel giorno uccisero la felicità”:

https://www.youtube.com/watch?v=GPCNq-T7yDY&t=1350s&ab_channel=wwwCARLINHOpuntoI

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