• AGGIORNAMENTO 8 AGOSTO ORE 7 – Sembra reggere la tregua tra Israele e il Jihad islami cominciata ieri prima della mezzanotte. La situazione tuttavia resta tesa e il segretario generale del Jihad, Ziad Nakhleh, ha ribadito che solo il rispetto da parte israeliana delle condizioni stabilite dai mediatori egiziani per il cessate il fuoco, a cominciare dalla liberazione del comandante militare dell’organizzazione, Bassam al Saadi, arrestato una settimana fa a Jenin dall’esercito israeliano, potrà garantire la fine effettiva dello scontro. Israele da parte sua sostiene di aver soltanto accettato di discutere della liberazione di Al Saadi e di un altro prigioniero politico del Jihad, in sciopero della fame, ma di non aver mai acconsentito alla loro scarcerazione.
  • AGGIORNAMENTO Ore 23:00 – Cominciato il cessate il fuoco. Ufficialmente alle ore 22.30 italiane, anche se gli attacchi aerei israeliani e lanci di razzi palestinesi non sono terminati all’ora stabilita.
  • Ore 22:00 – Il Ministero della salute palestinese fa sapere che sono 44 i palestinesi rimasti uccisi dall’inizio dell’attacco israeliano sulla Striscia di Gaza. Tra loro 15 bambini e 4 donne. Più di 350 i feriti. Nella giornata di oggi sono stati uccisi altri 4 bambini. Il cessate il fuoco potrebbe cominciare prima della mezzanotte.
  • Ore 19:15 – Oltre al massacro di Jabaliya i palestinesi denunciano un altro massacro ad Al Bureji, a sud di Gaza city. Una bomba ha distrutto la casa della famiglia Nabahin uccidendo, affermano, tre ragazzi, due gemelli di 13 anni e uno di 9 e il loro padre. Non si sa se e quando comincerà il coprifuoco.
  • Ore 18:40 – Nuova strage di palestinesi nel nord della Striscia di Gaza. Si parla di almeno 5 morti, tutti bambini e adolescenti di 6, 15, 16 e 17 anni. Razzi palestinesi raggiungono la zona di Tel Aviv.
  • Ore 17.40 – 7 agosto Israeliani, egiziani e fonti della Jihad confermano un accordo sul cessate il fuoco per le 19:00 ore italiane. Si registrano nuovi feriti, 8 almeno tra cui, pare, 5 bambini, in un bombardamento israeliano ad Al-Shajaya, al centro di Gaza.
  • Ore 17.00 – 7 agosto Non sono ancora possibili conferme ma pare si stia lavorando per mediare un cessate il fuoco per le 19.00 ora italiana. Intanto un mortaio palestinese ha danneggiato il valico di Erez, che attraversa il confine tra Israele e Gaza.
  • Ore 16.00 – 7 agosto Annunciato un possibile cessate il fuoco. Una tregua potrebbe partire alle 17:00 di oggi, ora italiana. A darne notizia il network Al-Jazeera che cita fonti del Jihad e personale egiziano impegnato nella mediazione. Al momento Israele non conferma. Da Gaza spiegano che si sta lavorando ad un accordo ma le testimonianze sono contrastanti e al momento non è stata trovata un’intesa: le bombe israeliane ancora adesso vengono sganciate su Gaza.
  • Ore 13:00 – 7 agosto Anche il Ministero della salute a Gaza fa un appello alla comunità internazionale perché faccia entrare nella Striscia di Gaza aiuti immediati, risorse mediche e carburante per permettere l’attività della centrale elettrica di Gaza, che al momento riesce a produrre solo 4 ore di elettricità al giorno.

 


della redazione 

Pagine Esteri, 7 agosto 2022 – Terzo giorno di attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. Il numero dei morti palestinesi è salito a 31, tra cui 6 bambini e 4 donne. Almeno 265 i feriti. Israele fa sapere che il sistema di difesa anti-missile, Iron Dome, ha abbattuto il 97% dei razzi lanciati dalla Striscia di Gaza.

La protezione civile palestinese ha chiesto urgenti aiuti medici per poter far fronte al numero crescente di feriti che, da venerdì, affollano gli ospedali, già in crisi prima dell’attacco. In una conferenza stampa il portavoce della protezione civile di Gaza ha dichiarato che a partire da sabato l’esercito di “occupazione ha distrutto edifici residenziali senza preoccuparsi della presenza di donne, bambini e anziani“.

Quando c’è stato l’attacco a Rafahle nostre squadre hanno lavorato instancabilmente per cercare le vittime tra le macerie. Ma non abbiamo risorse sufficienti per rispondere a questi attacchi. Abbiamo carenza di attrezzature a causa dell’assedio di Gaza che dura da 15 anni. Chiediamo alla comunità internazionale di permettere l’ingresso immediato di aiuti medici e attrezzature di emergenza“.

La situazione a Gerusalemme è ancora molto tesa. Anche se la “passeggiata” sulla Spianata della Moschea di Al Aqsa, che le forze di sicurezza hanno consentito oggi ai membri religiosi della destra israeliana, ha visto un numero di partecipanti più basso di quanto si immaginasse. L’attacco a Gaza e una possibile violenta risposta di Jihad e, questa volta, anche di Hamas, ha evidentemente preoccupato molti fedeli ebrei, che hanno scelto alla fine di non recarsi a Gerusalemme. Scambio di responsabilità tra Israele e Jihad Islami sulla strage di Jabalia, nord di Gaza, avvenuta sabato sera, quando un missile ha colpito una zona nei pressi di una moschea, uccidendo 5 persone tra cui 3 bambini. Israele ha dichiarato che, in seguito ad una inchiesta, può con sicurezza affermare che la strage è stata causata da un razzo lanciato dalla Jihad che per sbaglio è caduto all’interno di Gaza.

 

 

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha fatto sapere che supporta a pieno Israele e il suo diritto a difendersi, chiedendo però una de-escalation ad entrambe le parti (Israele e Jihad).

Intanto, sempre nella notte tra sabato e domenica, nel tentativo dello Stato ebraico di uccidere un ufficiale della Jihad Islami, Khaled Mansour, comandante della zona sud di Gaza, sono stati uccise almeno 2 persone e 32 ferite, secondo il Ministero della salute palestinese, incluso un bambino.


Ascolta la testimonianza audio da Gaza


Israele ha preparato il suo esercito ad una guerra che potrebbe, come dichiarato dai vertici militari, durare un mese. Dopo 3 giorni la situazione a Gaza è già disperata: l’unica centrale elettrica ha finito il carburante, c’è una gravissima carenza di medicine e macchinari medici, ci sono famiglie sfollate, le cui case sono state distrutte e che non sanno dove andare.


Leggi il resoconto delle giornate di sabato 6 e venerdì 5 agosto


 

COME È COMINCIATA L’OFFENSIVA

Un attacco improvviso, quello israeliano Gaza. Tutto è cominciato con l’omicidio mirato di Taisir Al Jaabari, un comandante militare del Jihad Islami, raggiunto da un raid mentre si trova va all’interno della Palestine Tower di Gaza City.

Durante l’attacco sono state uccise anche una bambina di 5 anni, Alaa Qadum e una ragazza di 23 anni. Subito dopo altri attacchi hanno colpito con velocità e precisione torrette di osservazione e altri obiettivi. Il primo giorno dell’operazione Breaking Dawn si è chiuso con l’uccisione di 10 palestinesi e 55 feriti nella Striscia di Gaza. I membri del Jihad Islami hanno atteso che arrivasse la sera per rispondere agli attacchi israeliani con il lancio di decine di razzi, un centinaio probabilmente, verso il sud e il centro di Israele, dove al suono delle sirene anti-missile migliaia di persone si sono messe a riparo nei rifugi.

Israele ha descritto l’operazione militare come un “attacco preventivo” per evitare il lancio di razzi e la risposta militare del Jihad all’arresto, lunedì 1 agosto, del proprio comandante militare in Cisgiordania, Bassam al Saadi, che è stato portato via da Jenin dall’esercito israeliano. In seguito all’operazione l’Egitto si era impegnato in una mediazione tra Israele e Jihad proprio per evitare un’escalation.

A Gaza si attendeva, prevista per domenica 7 agosto, la risposta israeliana alle richieste del Jihad, che sarebbe dovuta giungere per bocca dei mediatori egiziani. Ma Israele ha attaccato prima. Nella prima mattinata di sabato 6 agosto un nuovo raid israeliano ha ucciso, a Khan Yunis, Tamim Ghassan Hijasi, undicesima vittima in meno di 24 ore. Poco prima erano stati arrestati in Cisgiordania 19 membri del Jihad Islami.

La Relatrice Onu per i Diritti umani, Francesca Albanese, ha condannato l’attacco israeliano a Gaza: “L’operazione Breaking Dawn è un flagrante atto di aggressione. Illegale. Immorale. Irresponsabile”.

Le tempistiche utilizzate da Israele per il lancio di una nuova operazione militare su Gaza si legano a due particolari eventi: le elezioni israeliane previste per il prossimo 1 novembre e la visita in Iran, proprio nella giornata di ieri, del segretario generale del Jihad Islami, Ziad Abu Nakhleh.

In politica interna le dinamiche legate al turno elettorale vedono uno scontro preventivo, a colpi di accuse e rivendicazioni, tra il sempre presente Benjamin Netanyahu e l’attuale premier ad interim, Yair Lapid. In Israele la rivendicazione di meriti militari, di un passato lastricato di medaglie e di riconoscimenti battaglieri e sicuritari ha da sempre un’importanza cruciale per l’esito dei giochi elettorali.

Su questo terreno Lapid non può, al momento, competere con Netanyahu ma un’operazione militare nel proprio curriculum potrebbe essere un modo per migliorare le cose.

Non è possibile leggere come una semplice coincidenza, d’altro canto, ciò che stava avvenendo in Iran proprio negli attimi in cui Israele ha deciso di procedere all’esecuzione di Taisir Al Jaabari. Il segretario generale del Jihad Islami, Ziad Abu Nakhleh, era a Tehran per incontrare il presidente Raisi. L’Iran è uno storico alleato della Jihad Islami e l’attacco israeliano su Gaza ha avuto l’obiettivo di consegnare un messaggio ben preciso al presidente Ebrahim Raisi. Pagine Esteri