di Eliana Riva – 

Pagine Esteri, 7 ottobre 2022 – Nel 2010 l’ultima epidemia di colera causò ad Haiti 10.000 morti, con oltre 800.000 contagi. Ma questa volta la situazione potrebbe essere addirittura peggiore: bande armate, in preda alla rabbia e alla disperazione hanno bloccato il principale punto di arrivo e passaggio del carburante, come forma di protesta contro i tagli dei sussidi governativi e l’aumento generalizzato dei prezzi.

La mancanza di greggio ha causato una serie di effetti a catena, arrivando a colpire in maniera dura e improvvisa i servi pubblici, specialmente gli ospedali che sono sull’orlo del collasso. Proprio quando arriva la conferma governativa di numerosi casi di colera registrati a Port-au-Prince e in un’altra città decine di chilometri lontana dalla capitale. Confermati almeno sette decessi. I casi definiti ancora “sospetti” sono più di un centinaio, tra cui decine di bambini sotto i 5 anni. 1,2 milioni di bambini, secondo l’UNICEF, sono a rischio nella sola capitale. L’intera popolazione haitiana è formata da 11 milioni di abitanti.

Il Terminal di Varreux a Port-au-Prince

Fondamentale per prevenire e arrestare l’epidemia, l’accesso ai servizi igienici privati e all’acqua potabile e sicura. Ma con l’aumento dei prezzi e l’insicurezza e la violenza diffuse, molte famiglie haitiane, specialmente le più povere, sono costrette ad accontentarsi dell’acqua insalubre, la spazzatura riempie le strade e la situazione igienica è sempre più preoccupante. Il colera è una malattia che causa diarrea grave, vomito e altri disturbi intestinali. Idratarsi è fondamentale, così come accedere alle cure nelle prime ore dopo la comparsa dei sintomi. Ma gli ospedali sono chiusi oppure, quelli aperti, non riescono a trattare tutti i casi. Non solo quelli di colera: c’è il rischio serio che l’assistenza sanitaria possa presto venire a mancare persino per le donne in travaglio o per i neonati.

Foto UNICEF

Senza contare che il blocco del carburante finirà per aggravare una crisi alimentare già a livelli molto preoccupanti, che secondo le Nazioni Unite riguarda quasi la metà della popolazione. Già peggiorate all’inizio dell’anno, le condizioni di vita potrebbero diventare disperate, soprattutto se la crisi di colera dovesse aggravarsi.

Le forniture umanitarie che già giungevano nel Paese attraverso il porto di Port-au-Prince non sono più distribuite all’intera popolazione: sono le bande armate che hanno preso il controllo dello scalo a trattenere parte dei beni e a decidere a chi dare il resto. Persino raggiungere a casa le persone colpite da colera, casi sospetti o confermati, è diventato difficile e pericoloso per la presenza di persone armate e l’aumento generale della violenza.

Le Nazioni Unite hanno chiesto ieri la creazione immediata di un corridoio umanitario per bypassare il blocco del Terminal di Varreux e far arrivare il carburante necessario a rispondere ai bisogni urgenti della popolazione. La chiusura violenta del punto di accesso ha anche interrotto i servizi di trattamento e bonifica delle acque della Direzione nazionale dell’acqua potabile e dei servizi igienico-sanitari di Haiti, così come la distribuzione delle acque bonificate da parte delle società private.

Nei prossimi 3 mesi, secondo le Nazioni Unite, circa 28.900 donne incinte e più di 28.000 nascituri rischiano di non ricevere cure.