di Antonio Perillo –

Pagine Esteri, 14 novembre 2022 – Chi ha vinto le elezioni di Midterm negli USA di martedì 8 novembre?
Rispondere a questa domanda non è affatto semplice, anche considerando che mentre scriviamo, sei giorni dopo l’election day, in alcuni stati si stanno ancora contando i voti, la maggioranza alla Camera non è ancora stata annunciata ufficialmente, così come il risultato di due elezioni per i governatori statali.

Hanno vinto i Repubblicani?
Con ogni probabilità, in ogni caso, il partito repubblicano riprenderà il controllo della Camera dei Rappresentanti, la Camera bassa del parlamento a stelle e strisce che è stata rinnovata integralmente dal voto. I Democratici avevano ottenuto nel 2020 una pur risicata maggioranza di 221 membri, con la soglia della maggioranza assoluta posta a 218. Ad ora, con diversi seggi ancora in fase di scrutinio soprattutto in Nevada e California, i Repubblicani sono già sicuri di 212 seggi, ma secondo le previsioni dovrebbero raggiungere una quota fra 220 e222. I Rep avranno cioè debole maggioranza alla Camera, simile quella democratica nei primi due anni dell’amministrazione Biden, ma ben lontana dalle previsioni decisamente più rosee che i principali istituti di rilevamento e gli stessi Rep facevano alla vigilia. Il noto sito di sondaggi FiveThirtyEight, nelle sue simulazioni, considerava come probabili anche scenari con 240 o persino 250 seggi repubblicani. La delusione del GOP (il Grand Old Party repubblicano) è apparsa evidente nella cancellazione dei party già previsti per la notte delle elezioni.
La situazione per il GOP peggiora al Senato, che rinnovava un terzo dei suoi 100 componenti a queste Midterm. FiveThirtyEight assegnava una probabilità del 59% per i repubblicani di aggiudicarsi la maggioranza al Senato, che dal 2020 era sotto controllo democratico per il voto decisivo della vicepresidente Harris in un’aula spaccata a metà con 50 senatori Dem e 50 repubblicani.
Al momento, i Dem sono già certi di aver riconfermato il controllo sulla Camera Alta, con 50 seggi assegnati. Non avranno bisogno di attendere l’esito dei restanti del ballottaggio di dicembre per il seggio ancora conteso in Georgia. I democratici potrebbero quindi addirittura guadagnare un seggio rispetto al 2020, segnando una netta sconfitta del GOP.
Chi si aspettava quindi una “Red Wave”, un’onda rossa repubblicana, è stato quindi deluso. La maggioranza alla Camera sarà certo rilevante politicamente, ma il risultato del GOP è molto al di sotto di sotto delle aspettative in un tipo di elezione storicamente molto favorevole al partito che non esprime la presidenza.

Ha quindi vinto Biden?
Il Presidente ha espresso soddisfazione per i risultati. In un suo tweet ha parlato di un giorno positivo per l’America e per la democrazia e di una prestazione “forte” per i Democratici. Di certo quelle di questa settimana sono state fra le migliori performance della storia recente per il partito del presidente alle Midterm. Clinton e Obama, dopo i loro primi due anni di mandato, erano andati incontro a dei veri e propri disastri. Nel 2010, per dare un riferimento, i Dem del Presidente Obama persero 6 seggi al Senato e ben 63 alla Camera. Inoltre, la corsa nella quale il presidente si era più esposto personalmente, quella per il seggio senatoriale della Pennsylvania, è stata vinta dal democratico John Fetterman. Le dichiarazioni di Biden, che ha avuto ed ancora ha un indice di popolarità estremamente basso rispetto ai predecessori, sono in questo senso comprensibili.
Nonostante ciò, è difficile parlare di vittoria quando si perde la maggioranza in uno dei due rami del parlamento. In particolar modo nel contesto attuale. Negli ultimi due anni Biden ha dovuto battagliare ed affrontare gravose negoziazioni per far approvare i provvedimenti più significativi, in particolare quelli che prevedevano una forte spesa pubblica (come il pacchetto di aiuti per la pandemia, lo sconto per i prestiti degli studenti universitari e le misure contro l’inflazione) e riuscendoci il più delle volte coi soli voti democratici. La maggioranza repubblicana alla Camera renderà impossibile proseguire in questa maniera ed al Senato è in ogni caso inalterato il peso politico dell’ala più moderata dei Dem (rappresentata dai senatori Sinema e Manchin), che ha costretto Biden a ridimensionare diversi interventi.
Il leader della minoranza, fino a ieri, del GOP alla Camera, Kevin McCarthy, aveva annunciato in campagna elettorale dei cambiamenti nella politica USA di forte sostegno economico e militare all’Ucraina in caso di vittoria repubblicana. Vedremo nei prossimi mesi se la nuova maggioranza porrà nuove difficoltà al Presidente in uno dei settori in cui questi si è più caratterizzato e sicuramente uno dei più rilevanti di questa fase.
A tutto ciò si aggiunge il fatto, per i Dem, che in diversi stati controllati comodamente dai democratici, come le roccaforti New York e California, i candidati hanno mediamente preso molti meno voti in percentuale rispetto alla performance del presidente due anni fa. La scarsa affluenza dell’elettorato Dem è probabilmente sintomo del malumore per la fragilissima situazione economica ancora dominata dall’alta inflazione.

Ha vinto Trump?
Decisamente no, dati alla mano. E ciò rischia di pregiudicare le sue ambizioni per le elezioni presidenziali del 2024. Tantissimi candidati da lui sponsorizzati personalmente hanno perso la competizione nei loro seggi. In particolare, ad uscire ridimensionata è l’ala più di destra dei trumpisti, come il Freedom Caucus, l’organizzazione in parte erede del Tea Party.
Ma soprattutto, se c’è un vero vincitore di queste Midterm, questi è certamente Ron DeSantis, governatore della Florida rieletto a suon di voti. Nonostante nessuno dei due abbia ufficializzato la corsa, ad oggi il 44enne De Santis si può considerare il principale rivale di Trump nella corsa delle primarie repubblicane per le presidenziali. DeSantis ha vinto con 19 punti di vantaggio in quello che fino ad oggi era considerato uno “swing state”, cioè uno stato conteso alle presidenziali, ed il suo astro è in ascesa rispetto a quello del 76enne tycoon.
Trump ha in ogni caso previsto per il 15 novembre un “grandissimo annuncio” nella sua Mar-a-Lago, con ogni probabilità la formalizzazione della sua candidatura. E non ha lesinato attacchi a DeSantis, anche minacciando rivelazioni scottanti su di lui se dovesse decidere di correre per le presidenziali.
Il personaggio Trump è ben poco incline ad ammettere le sconfitte ed è improbabile, ad oggi, un suo passo indietro.
Quello che dicono queste Midterm è che l’ex presidente mantiene un importante presa sul partito repubblicano, avendo determinato la vittoria alle primarie di centinaia di candidati a lui vicini, ma non sembra garantire il successo alle elezioni generali. Grandi giornali come il New York Times ed il Washington Post hanno sottolineato la scarsa qualità dei candidati fedelissimi trumpiani, fra i quali spicca anche l’ex aderente a QAnon Marjorie Taylor-Greene (comunque rieletta). Ma anche FoxNews, la rete tv ultraconservatrice (e la più seguita durante le elezioni) considerata vicinissima a Trump, ha accusato l’ex presidente di aver determinato un successo repubblicano molto inferiore alle aspettative. La svolta di FoxNews è sicuramente un fatto di rilevanza enorme per quel mondo, con esiti difficili da prevedere.

(FINE PRIMA PARTE)