di Glória Paiva –  

Pagine Esteri, 3 gennaio 2023 – Il 1° gennaio, a Brasilia, Luiz Inacio Lula da Silva ha prestato giuramento come nuovo presidente del Brasile insieme al suo vice Geraldo Alckmin, iniziando il suo terzo mandato come protagonista del più grande evento di passaggio di potere nella storia del paese. La giornata è stata segnata da una grande festa popolare, da immagini molto emblematiche e dalla trasformazione di alcuni riti e protocolli.

Di primo mattino, gli addetti alle pulizie sono stati visti gettare sale grosso (utilizzato per “ripulire il malocchio” secondo la superstizione popolare) sulla rampa del Palazzo del Planalto. Prima delle 10, la piazza Três Poderes è diventata rapidamente affollata, con 40.000 persone all’interno e altre migliaia all’esterno, che guardavano tutto su grandi schermi. Per alleviare il caldo dei 27 gradi, i vigili del fuoco hanno schizzato acqua sulla folla colorata di rosso, il colore del Partito dei Lavoratori.

Nella tradizionale sfilata in auto scoperta, la Rolls Royce presidenziale, Lula e la first lady, Rosangela da Silva (detta “Janja”) hanno incluso, per la prima volta, il vicepresidente e sua moglie, Lu Alckmin, in linea con la sua campagna elettorale e il cosiddetto “fronte unico” per la democrazia. Lula ha anche pianto in diverse occasioni, ha fatto un cuoricino con le mani per la folla e ha persino interrotto la firma del suo mandato per onorare lo Stato del Piauí, raccontando un aneddoto sulla penna che gli è stata data da uno dei suoi sostenitori nella campagna presidenziale del 1989.

C’è stato anche un evento musicale intitolato “Festival del Futuro”, con 60 musicisti che si sono esibiti volontariamente per 17 ore di fila, celebrando i nuovi nomi della musica brasiliana e cantando anche canzoni storiche della lotta contro la dittatura militare.

Persino la tradizionale salita del presidente e del vice sulla rampa del Palazzo del Planalto ha avuto una componente originale: la cagnolina di nome Resistência, salvata dalle strade di Curitiba da Janja quando Lula era detenuto, nel 2018. Resistência ha fatto la passeggiata scodinzolando accanto all’entourage di Lula pochi istanti prima del passaggio della fascia presidenziale.

 

La popolazione rappresentata nella consegna della fascia

La partenza di Bolsonaro a Miami, il 30 dicembre, e la sua riluttanza ad ammettere la vittoria di Lula hanno inconsapevolmente propiziato l’immagine straordinaria che si è prodotta nel passaggio della fascia presidenziale. Nel rito, istituito nel 1910, il presidente eletto riceve l’ornamento dal suo predecessore. Prima di Bolsonaro, solo João Figueiredo si era rifiutato di consegnare la fascia al suo successore, nel 1985. Fino all’ultimo minuto, la squadra di Lula ha mantenuto il segreto su chi avrebbe consegnato la fascia.

Quando è arrivato il momento, otto persone si sono presentate al Planalto: un bambino nero di 10 anni, il capo indigena del popolo Kayapó, un metallurgico, un insegnante, una cuoca, un influencer con paralisi cerebrale, un artigiano e, infine, una raccoglitrice di rifiuti, Aline Sousa. Nera e madre di sette figli, Aline rappresenta uno dei più grandi segmenti della popolazione del Brasile, eppure, uno dei più vulnerabili. La fascia è stata passata di mano in mano fino a raggiungere Aline, che l’ha messa sul petto di Lula.

La scena ha suscitato grande commozione: politici e partecipanti presenti all’atto sono stati fotografati con le lacrime agli occhi, di fronte a quella che sembrava essere una riparazione simbolica per gli ultimi quattro anni, in cui le fasce più fragili della società brasiliana sono state escluse dalle priorità del governo federale.

Sebbene il rito di consegna della fascia non sia obbligatorio, è un’immagine importante per i valori che trasmette: l’alternanza pacifica del potere. Non è stata una sorpresa, quindi, che Bolsonaro e il suo vice, il generale dell’esercito Hamilton Mourão, si siano rifiutati di farlo, segnalando che il bolsonarismo non accetta così pacificamente questa alternanza.

Ciò che resta del bolsonarismo

Secondo gli esperti, il bolsonarismo, ideologia che ormai trascende la figura di Bolsonaro, sarà una delle grandi sfide del governo Lula, che trova un Senato e una Camera dei Deputati con grandi gruppi bolsonaristi tra i suoi membri.

Nei tre discorsi pronunciati durante la cerimonia di insediamento – al Congresso, al Palazzo del Planalto e al Festival del Futuro –, Lula ha promesso di governare “per tutti”, privilegiando l’unità, nonostante abbia detto anche che la Giustizia riterrà responsabili coloro che incitano atti antidemocratici e gli autori del cosiddetto “genocidio” conseguente alle politiche pubbliche durante la pandemia di covid-19. Nei suoi discorsi, Lula ha parlato della necessità di “ricostruire il paese sulle terribili rovine” lasciate dalla precedente amministrazione, insistendo sul suo impegno per il contrasto alle disuguaglianze e per la tutela dell’ambiente. Ha reiteratamente rafforzato l’idea di “democrazia per sempre” e ha fatto appello ai bolsonaristi, chiedendo “la fine dell’odio e delle fake news”.

La violenza dei gruppi estremisti è stata addirittura uno dei fattori di preoccupazione per il cerimoniale di Lula. Un tentativo di attacco terroristico il 24/12 ha portato a un rafforzamento della sicurezza nell’evento. Nell’occasione, il bolsonarista George Washington de Oliveira Sousa ha confessato di aver installato un esplosivo in un camion vicino all’aeroporto di Brasilia. Sousa avrebbe agito in collusione con altri manifestanti accampati nei pressi del quartier generale dell’esercito nella capitale federale. Secondo la Polizia Civile, il gruppo ha persino attivato l’ordigno, che fortunatamente non è esploso.

 

Ricostruzione democratica

Le proteste portate avanti dai manifestanti bolsonaristi sono state giustamente chiamati atti antidemocratici, per aver insistito su un intervento delle Forze Armate e per aver promosso vandalismo e violenza. Accampati da novembre davanti alle caserme dell’esercito in alcune capitali brasiliane, i gruppi sono diminuiti da quando Bolsonaro ha lasciato il Brasile.

Nel governo precedente, le fondamenta democratiche del Brasile sono state messe in discussione da una gestione caratterizzata dall’assenza di un progetto sociale, da disinformazione, discorsi di odio, accenni al militarismo, al negazionismo scientifico e all’intolleranza religiosa e politica. Tutto ciò, anziché combattere la polarizzazione della società, l’ha solo approfondita.

Nonostante questi ostacoli, la democrazia brasiliana ha dimostrato la sua resistenza. Il sistema di voto elettronico, tanto attaccato nella precedente amministrazione, ha dimostrato la sua sicurezza ed efficacia; i poteri legislativi hanno mantenuto il rispetto della Costituzione; la Giustizia Elettorale ha compiuto notevoli sforzi per la lotta alle fake news e per la difesa dei risultati delle urne. Le Forze Armate non si sono piegate alle richieste di intervento dei movimenti bolsonaristi. Durante l’insediamento di Lula, il battaglione della guardia presidenziale si è schierato in fila davanti al passaggio del presidente, sulla rampa del Palazzo del Planalto, come prevede il rito istituito dopo la Dittatura, nel 1988, che simboleggia la sottomissione delle Forze Armate al potere civile.

Lula, la cui maggioranza dei voti è stata espressa da donne, poveri e dalla popolazione del Nordest, ha ribadito più volte, nei suoi discorsi di giorno 1º, che la democrazia è stata la grande vincitrice di queste elezioni. Con una festa di inaugurazione colorata, allegra, piena di lacrime e di musica, con persone provenienti da tutto il paese, dalle famiglie tradizionali alla comunità LGBTQI+, con popoli indigeni, neri e bianchi, la festa di inaugurazione è stata un chiaro segno che la democrazia brasiliana, soffocata negli ultimi anni, desidera respirare un’aria di più rispetto, diversità e inclusione. Pagine Esteri.