AGGIORNAMENTO 

Una ondata di reazioni internazionali, oltre a quelle dei palestinesi, è seguita alla “visita”, un vero e proprio blitz, sulla Spianata delle moschee di Al Aqsa e della Roccia a Gerusalemme fatta questa mattina dal ministro israeliano della pubblica sicurezza e leader dell’estrema destra, Itamar Ben Gvir. Da segnalare quella degli Stati uniti, che hanno chiesto a Israele di rispettare lo status quo del luogo santo islamico, e della Giordania paese custode della Spianata che ha convocato l’ambasciatore israeliano ad Amman.

 

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di Michele Giorgio 

(nella foto Itamar Ben Gvir con, a destra, il suo alleato il ministro delle finanze Bezalel Smotrich)

Pagine Esteri, 3 gennaio 2023 – «Itamar Ben Gvir non deve salire al Monte del Tempio (la Spianata delle moschee, ndr)…È una provocazione deliberata che costerà vite umane». Ad affermarlo ieri non è stato un esponente politico palestinese ma Yair Lapid, capo dell’opposizione israeliana e premier fino alla scorsa settimana. Una ulteriore conferma che la «visita» che Ben Gvir, non più un semplice deputato ma ora ministro della Pubblica sicurezza, alla Spianata delle moschee rischia di innescare proteste e scontri violenti a Gerusalemme. Ieri pomeriggio il primo ministro Benyamin Netanyahu si è incontrato con Ben Gvir. Sarebbe riuscito, secondo alcune fonti, a convincerlo a rinviare la visita. Ma la notizia non era fondata. Il leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit questa mattina ha “passeggiato” sulla Spianata, incurante delle proteste palestinesi.

Le «visite» di rappresentanti della destra religiosa israeliana non sono nuove al sito considerato il terzo luogo santo dell’Islam dopo Mecca e Medina. La «passeggiata» che lo scomparso capo della destra e primo ministro Ariel Sharon fece nel settembre del 2000 sulla Spianata, in una fase di intenso scontro politico e diplomatico tra israeliani e palestinesi, accese la miccia della seconda Intifada contro l’occupazione. Delicato è anche questo momento in cui l’ascesa al potere in Israele dell’estrema destra religiosa genera tensioni e preoccupazioni, anche all’interno dello Stato ebraico. Ben Gvir è un accanito sostenitore del cambiamento dello status quo sulla Spianata in vigore dal 1967 e riconfermato dal trattato di pace del 1994 tra Israele e Giordania. Gli ebrei già pregano al loro sito più sacro, il Muro del Pianto – i musulmani sulla Spianata e i cristiani al Santo Sepolcro – ma l’estrema destra e i movimenti messianici vogliono imporre lo svolgimento di riti ebraici e la spartizione del sito islamico. Una questione che non riguarda solo i palestinesi. Mercoledì scorso re Abdullah di Giordania, custode dei luoghi santi islamici e cristiani, ha ammonito il governo Netanyahu a «non superare linee rosse» a Gerusalemme. Il movimento islamico Hamas ieri ha lanciato l’allerta e facendo capire di essere pronto a una nuova guerra con Israele: «Chiamiamo la nostra gente a difendere la moschea di Al Aqsa», ha esortato il portavoce Harun Nasser al Din. Una reazione è giunta anche dall’Autorità nazionale palestinese. «La minaccia di Ben Gvir di assalire Al-Aqsa come ministro della sicurezza – ha scritto su Twitter Hussein al Sheikh – è il culmine di una sfida palese e spudorata che richiede una risposta palestinese, araba e internazionale».

Il nuovo governo israeliano segnala che non terrà conto più di tanto delle posizioni internazionali. È stata minima infatti la reazione del governo Netanyahu alla decisione dell’Assemblea generale dell’Onu che ha approvato una risoluzione – 87 voti favorevoli, 53 astenuti  e 26 contrari (tra i quali l’Italia) – che chiede alla Corte internazionale di giustizia (Cig) di esprimere un parere consultivo sulle conseguenze legali dell’occupazione israeliana, sugli insediamenti coloniali, le misure volte ad alterare la composizione demografica nei Territori occupati, il carattere e lo status di Gerusalemme. Il ministro del turismo israeliano Haim Katz ha commentato il voto a suo modo annunciando investimenti «in Giudea e Samaria, la nostra Toscana» usando termini ebraici per indicare la Cisgiordania. Nel 2004 i giudici internazionali stabilirono che il Muro costruito da Israele in Cisgiordania era illegale.

Proseguono anche nel 2023 le incursioni dell’esercito israeliano nei Territori occupati. Ieri due palestinesi, Mohammad Houshieh e Fouad Abed, sono stati uccisi durante scontri a Kafr Dan (Jenin) scoppiati mentre i militari demolivano le case dei due palestinesi che lo scorso settembre spararono contro un posto di blocco uccidendo un militare. È di quattro morti invece il bilancio di un bombardamento israeliano sull’aeroporto internazionale di Damasco messo «fuori servizio» per alcune ore. Pagine Esteri