di Mishell Mantuano*,

Traduzione Davide Matrone –

Pagine Esteri, 1 marzo 2023 – QUITO. L’Ecuador sta attraversando una grave crisi economica, d’insicurezza, e d’istituzionalità. Aumentano gli indici di malnutrizione infantile cronica, di abbandono scolastico e lavoro minorile e, a questo, si aggiunge pure l’incremento di ecuadoriani che lasciano il paese. Finora, nel solo 2023, più di 31.000 migranti ecuadoriani hanno attraversato irregolarmente la giungla di Darien, diretti verso gli Stati Uniti, secondo le autorità panamensi.

Il governo del presidente di destra, Guillermo Lasso, non ha saputo rispondere tempestivamente ai problemi che sta attraversando il Paese, cosa che l’ha portato a perdere il suo capitale politico e il sostegno popolare. Per questo, cercando di recuperare, ha proposto un referendum con otto quesiti che cercavano di riformare la Costituzione.

Ma nelle urne, il 5 febbraio 2023, il popolo ecuadoriano ha detto NO alle otto domande e di conseguenza, le organizzazioni sociali, i sindacati dei lavoratori, gli studenti, i gruppi ambientalisti e dei diritti umani, gli indigeni, buona parte dei partiti politici e un pezzo del Parlamento chiede ora le dimissioni del presidente.

In questo momento, il presidente Guillermo Lasso potrebbe essere chiamato all’impeachment per il caso “Il Grande Padrino”, che contiene una serie di reati di corruzione nel settore elettrico e il principale responsabile, secondo le denunce del media digitale LA POSTA, sarebbe il sig. Danilo Carrera, cognato del presidente ed ex proprietario del Banco de Guayaquil.

Infatti, la Commissione per la verità, la giustizia e la lotta alla corruzione del Parlamento sta indagando sui fatti e convocando le persone che devono comparire davanti alla commissione, tra cui, lo stesso presidente Lasso che è già stato convocato due volte ma non è ancora apparso.

Inoltre, in questi giorni si affermano le condizioni per la convocazione di un nuovo sciopero generale indetto dalla Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador, Conaie, che chiede a gran voce le dimissioni del Presidente Guillermo Lasso e l’accusa politica da parte del Parlamento. La CONAIE si è già posta sul piede di guerra dichiarandosi in mobilitazione permanente, convocando la mobilitazione per l’8 marzo dove consegneranno richieste di incostituzionalità su vari decreti presidenziali.

La Conaie ha abbandonato il dialogo e i tavoli di monitoraggio per gli accordi firmati nell’ottobre 2022, per la scarsa volontà del governo di rispettare i patti. A una situazione molto tesa, si aggiunge nella giornata di ieri l’omicidio del dirigente delle relazioni internazionali della Conaie Eduardo Madúa che ha acceso ancora di più gli animi della stessa organizzazione che vuole dar scacco matto a un presidente sempre più in difficoltà e isolato. Sulla morte del dirigente amazzonico stanno indagando le autorità pertinenti ma si tratterebbe di un regolamento di conti viste le reiterate denunce del lider sullo sfruttamento delle risorse nell’Amazzonia da parte di alcune multinazioniali straniere.

 

L’ipotesi di rimozione del presidente.

La Costituzione dell’Ecuador presenta diverse alternative per la rimozione del presidente. La prima è la muerte cruzada; vale a dire che il Parlamento si appella all’articolo 130 della costituzione per rimuovere il presidente a causa dell’assunzione di funzioni che non gli corrispondono costituzionalmente o per una grave crisi politica o di agitazione interna. Tuttavia, occorre il parere favorevole della Corte Costituzionale e dopo l’ok l’iter passa al Parlamento che deve approvare con 92 voti. Nel caso questo avvenisse, l’Esecutivo e il Legislativo perderebbero le loro funzioni e di conseguenza entrerebbe in carica il vicepresidente, Alfredo Borrero, che resterebbe al comando per soli 7 giorni fino alla convocazione di elezioni indette dal Consiglio Elettorale Nazionale.

Ora, il Parlamento ha già attivato questo meccanismo nel giugno 2022, durante lo sciopero nazionale, a causa della grave crisi e agitazione popolare registratasi all’interno del Paese. Non sono stati raggiunti i voti richiesti e con ciò si è esaurita la possibilità di rimozione. Tuttavia, diversi partiti politici accennano alla possibilità che il legislatore riattivi di nuovo l’articolo 130. Se si dovesse registrare la rimozione del Presidente in questo modo, sarebbe la prima volta nella storia del Paese.

C’é però un altro meccanismo da poter usare per la rimozione del Presidente e cioè che lo stesso, in base all’articolo 148 della Costituzione, sciolga automaticamente il Parlamento. Questa opzione sembra molto remota e impraticabile.

Un’altra opzione è la revoca del mandato, prevista dall’articolo 105 della costituzione. Le persone che godono di diritti politici possono revocare il mandato delle autorità elette dal popolo. Questo meccanismo può essere presentato una volta terminato il primo anno di governo e prima dell’ultimo anno dello stesso.

L’azione di revoca del mandato deve essere supportata da oltre due milioni di firme, corrispondenti al 15% degli iscritti al registro elettorale che conta oggi con 13.400.000 iscritti. Una volta raggiunte le firme e vidimate regolarmente si passa alla Convocazione di un Referendum Popolare.

La revoca del mandato del presidente Guillermo Lasso è stata già praticata e depositata nel 2022, presso il Tribunale per le controversie elettorali, dal Coordinatore nazionale per la revoca del mandato, che è in attesa ancora della consegna dei moduli per la raccolta delle firme.

Infine, c’è la possibilità di rimozione del presidente attraverso l’impeachment. Secondo l’articolo 129 della costituzione ecuadoriana, il Parlamento può accusare politicamente il presidente per crimini contro la sicurezza dello Stato; di estorsione, corruzione, appropriazione indebita o arricchimento illecito; per reati di genocidio, tortura, sparizione forzata di persone, sequestro di persona o omicidio per motivi politici o di coscienza. Per questo meccanismo sono necessari 92 voti favorevoli da parte dei membri del Parlamento.

 

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* periodista de Wambra, medio comunitario