di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 9 marzo 2023 -Nell’Africa sub-sahariana, ogni anno almeno 267.000 persone muoiono a causa di medicinali falsificati o scadenti. Altre 169.270 morti sarebbero evitabili ogni anno se non si facesse uso di  antibiotici falsificati per trattare casi severi di polmonite nei bambini. E’ quanto emerge dal rapporto TOCTA (Transnational Organized Crime Threat Assessment) pubblicato in gennaio dall’Agenzia sui farmaci e il crimine delle Nazioni Unite (UNODC).

Tra il gennaio 2017 e il dicembre 2021, almeno 605 tonnellate di medicinali sono state sequestrate in operazioni internazionali nella regione del Sahel. Per quanto non sia possibile avere delle stime esatte sulle dimensioni del problema, una percentuale compresa tra il 19% e il 50% del mercato dei farmaci nell’Africa occidentale sarebbe costituito da medicinali trafficati illegalmente. Fino alla metà dei farmaci somministrati negli ospedali, venduti nei dispensari, assunti a domicilio dalla popolazione, proverrebbero quindi dal mercato clandestino. Ad aggravare questi dati, c’è l’evidenza, emersa dai sequestri compiuti tra il 2013 e il 2021, che almeno il 40% dei medicinali scaduti, contraffatti o di qualità scadente venga venduto all’interno dei canali legali della distribuzione farmaceutica. Una tale infiltrazione dell’illecito nelle maglie del mercato lecito della salute può avere conseguenze devastanti sulla vita delle persone.

Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad i Paesi più colpiti dal problema. I farmaci scadenti, scaduti o non approvati per l’immissione in commercio, provengono principalmente dai maggiori esportatori nella regione, in particolare Belgio e Francia, ma anche da Cina e India, e in una minore percentuale anche da Paesi limitrofi.

E’ numerosa e variegata la schiera degli attori di questo traffico fruttuoso. Si va dagli impiegati delle industrie farmaceutiche, dalle forze dell’ordine, dagli operatori nel settore sanitario fino ai più piccoli commercianti che “spacciano” i prodotti per le strade. Nonostante il potere dei gruppi terroristici nei Paesi del Sahel, il report svela uno scarso coinvolgimento di queste organizzazioni nel settore farmaceutico.

La filiera del traffico di medicinali è stratificata e complessa, spiega il report, e può interessare il farmaco in ogni fase della sua commercializzazione, dalla produzione fino alla somministrazione, dalla larga scala dell’importazione fino alla vendita al dettaglio.

C’è il traffico di farmaci legali, che vengono importati illegalmente, o una volta importati secondo rotte lecite poi deviati su canali di commercio illegale, o, ancora, medicinali rubati dalla distribuzione legale prevista nel Paese (un esempio, i medicinali destinati alle ONG ma assorbiti dal mercato clandestino). Non mancano i casi documentati di corruzione di operatori sanitari, direttamente coinvolti nella cessione di medicinali al mercato nero. Questi sarebbero i casi apparentemente meno pericolosi, in quanto inerenti medicinali in qualche modo approvati dall’agenzia del farmaco. C’è poi, invece, il traffico di medicinali scaduti, scadenti o pericolosi, come farmaci contenenti dosi di principio attivo non adeguato o troppo alto, con elevati rischi di tossicità ed eventi avversi.

Le cause di un traffico di tali proporzioni vanno ricercate nel divario abissale tra la domanda e l’offerta di medicinali in una regione poverissima. L’incidenza di malattie infettive, tra le quali la malaria, è altissima, sottolinea il report delle Nazioni Unite, a fronte di sistemi sanitari assolutamente incapaci di garantire l’accesso alle cure per la popolazione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il rapporto di medici, infermiere e ostetriche per 1.000 abitanti nei Paesi del Sahel è ben al di sotto del minimo che dovrebbe essere garantito, di almeno 4.45 operatori sanitari. Nel 2018 ce n’erano 1.3 su 1.000 in Burkina Faso, 0.6 in Ciad, 1.4 in Mali, 2.1 in Mauritania e 0.4 in Niger. I numeri non sono più incoraggianti contando i farmacisti: se nel mondo in media ce ne sono 4 per 10.000 persone, in Burkina Faso ce n’erano 0.15, in Ciad 0.33, in Mali 0.095, in Mauritania 0.18 e in Niger 0.027. Tutti numeri sotto lo zero, che spiegano in che vuoto si vada a inserire il ricco mercato clandestino dei farmaci.

Le conseguenze sono spaventose, e non si tratta solo del rischio di assumere un farmaco contraffatto o scaduto. Le centinaia di migliaia di morti sulle quali il report dell’ONU fa luce sono provocate da un problema anche più grande, ovvero dalla sostituzione del sistema sanitario con un sistema criminale, che si fa carico di sopperire alle sue mancanze. Non è solo il medicinale assunto a renderlo, infatti, potenzialmente letale, ma anche l’indicazione per la quale viene o meno prescritto. Non si può parlare, però, di prescrizioni in un mercato nero. Accade così, denuncia il rapporto, che le medicine deviate dai canali commerciali ufficiali vengano utilizzate senza nessuna guida sul paziente.

“Se vuoi prenderti un antibiotico al mercato, puoi trovarlo. Ma è quello giusto da utilizzare o no?”, chiede François Patuel, direttore dell’unità di ricerca e sviluppo dell’UNDOC. Un tale uso spregiudicato di antibiotici, senza nessun controllo medico, non solo impedisce di trattare adeguatamente le infezioni e comporta rischi fatali per i pazienti che li assumono a domicilio, ma apre anche la strada al rischio che si sviluppino e moltiplichino antibiotico-resistenze, con conseguenze di proporzioni ancora maggiori. Vale a dire che in un’area in cui l’accesso alle cure e agli antibiotici di prima linea è già scarsissimo, a causa del traffico di medicinali si svilupperanno resistenze batteriche che renderanno le malattie infettive curabili solo con seconde, terze o quarte linee di trattamento – naturalmente non reperibili nella regione.

Stando ai dati del report, in un’area poverissima di cinque Paesi, il traffico di medicinali uccide ogni giorno almeno 1.195 persone. Per fare fronte a questa strage silenziosa, si dovrebbero rafforzare i controlli della filiera, a partire dall’esportazione dai Paesi produttori, e poi i controlli di frontiera lungo il viaggio delle merci, oltre a modificare la legislatura con pene più severe per gli attori del traffico. In questo senso, i Paesi del Sahel, tranne la Mauritania, hanno recentemente costituito l’Agenzia Africana dei Medicinali (AMA). Se non ci si concentrerà, però, soprattutto su quel divario tra l’offerta inesistente e la domanda altissima di cure, gli autori dell’inchiesta ne sono consapevoli, questo dramma resterà insanabile. Per curare un figlio, si può essere disposti a cercare un medicinale con ogni mezzo e ad acquistarlo anche da mani criminali, foraggiando un sistema che vale miliardi e migliaia di morti.