di Redazione

Pagine Esteri, 19 aprile 2023 – Nel momento di massima tensione tra Israele e Iran, le autorità dello Stato ebraico hanno ricevuto Reza Ciro Pahlavi, 62 anni, il principe ereditario e figlio maggiore dell’ultimo scià di Persia, deposto da un rivolta popolare all’inizio del 1979. Dal suo esilio negli Stati Uniti Pahlavi sta cercando di ritagliarsi un ruolo di primo piano in vista di un eventuale cambio di regime a Teheran.

Mentre nelle scorse settimane Israele ha continuato a condurre esercitazioni congiunte con gli Stati Uniti e a bombardare obiettivi in Siria legati all’Iran – lasciando presagire la possibilità di un attacco diretto contro Teheran – a Gerusalemme Pahlavi ha incontrato i vertici dello stato.

«Siamo felici di ospitare il principe ereditario iraniano e di ammirare la sua coraggiosa decisione di visitare Israele per la prima volta. Il principe ereditario simboleggia una leadership diversa da quella del regime degli ayatollah e promuove i valori della pace e della tolleranza, a differenza degli estremisti che regnano in Iran» ha affermato la ministra dell’Intelligence di Israele, Gila Gamliel.

«Siamo felici di essere qui e di lavorare per un futuro prospero e di pace che la gente della nostra regione merita. Dai figli di Ciro, ai figli di Israele, costruiremo questo futuro insieme, in amicizia» ha invece scritto su Twitter Pahlavi dopo il suo arrivo all’aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv.

In un’intervista concessa nei giorni scorsi ad “Agenzia Nova” a margine della Conferenza di Monaco sulla sicurezza, l’erede al trono aveva affermato che «nessuno vuole la guerra» tra Iran e Israele. Pahlavi aveva poi osservato che un nuovo Iran eliminerebbe «tutte le minacce» della Repubblica islamica, «compresa quella nucleare», e che «la soluzione più rapida» sarebbe la caduta dell’attuale regime.

Ieri Pahlavi si è recato oggi al muro del pianto con la moglie Jasmine e con la ministra dell’Intelligence di Israele. Lunedì sera ha invece partecipato a una cerimonia presso il memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme, lo Yad Vashem, insieme al presidente di Israele, Isaac Herzog, e al primo ministro Benjamin Netanyahu. – Pagine Esteri