della redazione
(nella foto il capo delle Forze armate Abdel Fattah El Burhan)
Pagine Esteri, 23 maggio 2023 – È cominciato ieri sera in Sudan il cessate il fuoco di sette giorni mediato da Arabia saudita e Usa e che dovrebbe portare le parti in conflitto al negoziato. Tra i sudanesi regna lo scetticismo. Altre tregue sono state violate subito dopo essere state proclamate dallo scorso 15 aprile quando sono cominciati gli scontri tra l’Esercito sudanese agli ordini del generale Abdel Fattah el Burhan e le Forze di supporto rapido (Rsf) del capo miliziano Mohammad Hamdan Dagalo, detto Hemeti.
Combattimenti aspri erano in corso nella notte intorno all’ospedale militare di Omdurman e nella capitale Khartum, con le due parti in guerra che cercavano di guadagnare terreno prima dell’inizio del cessate il fuoco. Scontri sono stati segnalati anche nei pressi della base aerea di Wadi Saeedna, usata dalle forze armate regolari per attaccate le postazioni delle Rsf, e di un piccolo aeroporto nell’area del Nilo Bianco.
Milioni di sudanesi da settimane fanno i conti con privazioni, l’accesso limitato all’acqua potabile e la scarsità di generi di prima necessità. Centinaia di migliaia di civili hanno abbandonato il paese per rifugiarsi in prevalenza nel Ciad e nel Sud Sudan. Gran parte dei cittadini stranieri hanno lasciato il Sudan dopo i primi giorni di guerra.
I mediatori sostengono che a differenza dei precedenti accordi di cessate il fuoco, quest’ultimo raggiunto a Gedda è stato firmato dalle parti e sarà sostenuto da un non meglio precisato meccanismo di monitoraggio Usa, saudita e internazionale. El Burhan afferma essersi impegnato ad attuare l’accordo, mentre le Rsf non hanno ancora chiarito in modo definitivo la loro posizione. Pagine Esteri