di Redazione
Pagine Esteri, 10 giugno 2023 – Si svolgono domani 11 giugno le elezioni parlamentari straordinarie in Montenegro, che vedono in lizza 15 tra partiti politici – alcuni dei quali in rappresentanza delle minoranze bosniache, croate e albanesi – e coalizioni che si contenderanno gli 81 seggi dell’assemblea legislativa. Al voto sono chiamati i circa 540 mila aventi diritto della piccola repubblica adriatica.
La decisione di indire le elezioni anticipate è stata presa dall’ex presidente del Montenegro, Milo Djukanovic, il 17 marzo scorso, due giorni prima del primo turno delle elezioni presidenziali che il padre padrone della repubblica ex jugoslava ha poi perso, al ballottaggio del 2 aprile, in favore del principale sfidante Jakov Milatovic.
L’appuntamento elettorale di domani è il terzo in appena nove mesi, e dovrebbe suggellare la fine del dominio incontrastato di Djukanovic che durava da oltre trent’anni.
La campagna elettorale si è infiammata negli ultimi giorni a causa di alcuni allarmi bomba, rivelatisi poi infondati, registrati in diverse scuole, tribunali e nella sede del Parlamento, ma soprattutto in seguito alla lettera che il cittadino sudcoreano “ex re delle criptovalute” Do Kwon ha spedito ai funzionari montenegrini in cui descrive il suo presunto rapporto d’affari con il leader del movimento “Pes” Milojko Spajic, che secondo le previsioni potrebbe essere il futuro primo ministro del Montenegro. Nel febbraio scorso Do Kwon è stato accusato negli Usa di frode finanziaria per via della bancarotta da 40 miliardi di dollari delle sue criptovalute TerraUSD e Luna risalente al 2021.
Tra i temi di scontro nella campagna elettorale ha primeggiato anche il consistente indebitamento della repubblica balcanica con la Cina; un rapporto del 2021 del Centro per il giornalismo investigativo (Cin) di Podgorica sosteneva che ogni cittadino deve mediamente più di mille euro a Pechino. Il debito riguarda in particolare il credito fornito da “Export-Import Bank of China” – circa 130 milioni di euro – per costruire l’autostrada che dal porto di Bar conduce a Boljare, al confine con la Serbia.
Come detto, dopo il successo delle precedenti elezioni amministrative e presidenziali, i sondaggi prevedono che il Pes (Europa Adesso), che spinge per l’adesione del Montenegro all’Unione europea e da cui proviene il neopresidente Jakov Milatovic, possa conquistare il maggior numero di voti alle elezioni parlamentari ed avere quindi un ruolo chiave nella formazione del governo.
Il Pes i suoi alleati hanno incentrato la propria propaganda su alcune misure economiche, come l’aumento dei salari, la riduzione dell’orario di lavoro, l’aumento della pensione minima a 450 euro e consistenti investimenti economici in alcuni settori dell’industria.
Dietro ad Europa Adesso che dovrebbe conquistare circa il 30% dei consensi, dovrebbe piazzarsi il Partito democratico dei socialisti che stavolta non è guidato da Milo Djukanovic, dimessosi dopo la sconfitta alle presidenziali, e che dovrebbe conquistare circa il 20% con la coalizione Zajedno [Insieme] formata con i Socialdemocratici, il Partito liberale e l’Unione democratica degli albanesi.
L’attuale primo ministro Dritan Abazovic e il suo movimento civico Ura che sono in un’alleanza centrista con i Democratici (Ds) dovrebbero ottenere invece tra il 10 e il 15%.
Alla vigilia delle elezioni, il Fronte democratico, il principale blocco filo-serbo, ha cessato di esistere come coalizione perché il “Movimento per il cambiamento” (Pzp) di Nebojsa Medojevic ha abbandonato la coalizione. Gli altri membri, che sostengono il ritiro del Paese dalla Nato e la revoca delle sanzioni contro la Russia, si presentano insieme e dovrebbero ottenere tra il 10 e il 15%. – Pagine Esteri