di Redazione

Pagine Esteri, 20 dicembre 2023 – L’Irlanda porterà il Regno Unito davanti alla “Corte europea dei diritti dell’uomo” (Cedu) contro la decisione di Londra di impedire nuove azioni legali sui crimini commessi dalle truppe britanniche nel corso del conflitto nordirlandese.
Il vicepremier irlandese Micheál Martin ha annunciato oggi che la decisione è stata presa «dopo molte riflessioni e attente considerazioni». Martin ha detto di essere rammaricato per il fatto «di trovarci nella posizione in cui tale scelta doveva essere fatta», ma ha accusato il governo britannico di rinnegare i precedenti accordi bilaterali a favore di un approccio unilaterale che viola la Convenzione europea sui diritti dell’uomo.

L’ultima denuncia dell’Irlanda contro il Regno Unito alla Corte di Strasburgo risale al 1971, anno in cui i soldati britannici e la polizia nordirlandese furono accusati di aver torturato alcuni sospetti militanti dell’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA). In quel caso la Corte stabilì che le forze di sicurezza britanniche erano colpevoli di “trattamenti degradanti e inumani” ma non di tortura.

Il “Northern Ireland Troubles (Legacy and Reconciliation) Act”, approvato a settembre, è stato espressamente redatto dal governo di Londra per proteggere gli ex soldati britannici da future accuse o azioni legali. La legge specifica che, a partire dal maggio del 2024, non potranno essere aperte nuove indagini penali, inchieste o cause civili legate al trentennale conflitto nordirlandese. Gli autori dell’eventuale reato, in cambio dell’immunità legale, saranno invece invitati a testimoniare davanti ad una commissione d’inchiesta ad hoc (Commissione indipendente per la riconciliazione e il recupero delle informazioni, Icrir) appena costituita, un approccio respinto da quasi tutti i partiti politici dell’Irlanda del Nord oltre che da quelli irlandesi. Entrambi i partiti nazionalisti irlandesi a nord del confine, il Sinn Féin e il Partito socialdemocratico e laburista, in particolare, chiedevano da mesi a Dublino di portare la Gran Bretagna in tribunale nel tentativo di bloccare la nuova legge.

Dublino intende ora sostenere che la legge britannica è incompatibile con gli obblighi che il Regno Unito ha preso nei confronti della Convenzione. Micheál Martin ha affermato che il Legacy Act infrange inoltre il precedente impegno della Gran Bretagna del 2014, contenuto nell’accordo di Stormont House firmato con Dublino, di mantenere aperte tutte le vie giudiziarie per le vittime delle violenze commesse prima dell’accordo di pace del Venerdì Santo del 1998.

I casi legati ad alcuni dei peggiori atti di violenza del conflitto continuano a caratterizzare oggi la vita legale nell’Irlanda del Nord. La scorsa settimana, i pubblici ministeri dell’Irlanda del Nord hanno annunciato che un ex paracadutista britannico, identificato solo come “Soldato F”, sarà processato per omicidio per il suo ruolo nell’uccisione di 13 manifestanti irlandesi disarmati da parte dell’esercito britannico durante il Bloody Sunday di Derry del 30 gennaio 1972.

Quel giorno migliaia di persone si radunarono nella città nordirlandese per una manifestazione organizzata dalla “Northern Ireland Civil Rights Association” contro una nuova legge che conferiva alle autorità il potere di incarcerare le persone senza processo. Il governo britannico vietò la protesta e schierò l’esercito per impedirne lo svolgimento ma senza risultati. Di fronte alla resistenza dei manifestanti un reggimento di paracadutisti aprì il fuoco sulla folla uccidendo 13 persone e ferendone altre 15. Pagine Esteri