di Antonella D’Agostino

Pagine Esteri, 22 novembre 2024. L’ondata di violenza tra bande, polizia e gruppi armati che ha colpito Haiti e, in particolare, Port-au-Prince ha causato, solo nell’ultima settimana, 150 morti, 92 feriti e 20.000 sfollati. Medici Senza Frontiere ha fatto sapere di aver dovuto sospendere ogni attività nella capitale.

“Una serie di minacce da parte delle forze di polizia contro il personale di Médecins Sans Frontières ci ha costretto a sospendere le nostre attività fino a nuovo avviso nell’area metropolitana di Port-au-Prince, Haiti” fatto sapere con un comunicato stampa MSF. “Gli agenti di polizia hanno fermato i veicoli di MSF più volte e minacciato direttamente i membri del personale di MSF, comprese le minacce di morte e stupro, nella settimana successiva a un attacco a un’ambulanza di MSF che ha provocato l’esecuzione di almeno due pazienti e danni fisici al nostro personale l’11 novembre”.

“Questi ripetuti incidenti ci hanno costretto a interrompere le ammissioni e i trasferimenti di pazienti alle nostre cinque strutture mediche nella capitale di Haiti a partire dal 20 novembre, poiché illustrano chiaramente il targeting diretto del nostro personale e dei pazienti ad Haiti”.

“Si stima che i quattro milioni di abitanti di Port-au-Prince siano praticamente tenuti in ostaggio poiché le bande ora controllano tutte le strade principali dentro e fuori la capitale”, ha dichiarato L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk. Ha poi aggiunto che “l’ultima ondata di violenza nella capitale di Haiti preannuncia un avvenire ben peggiore. La violenza delle bande deve essere prontamente fermata. Non si deve permettere ad Haiti di sprofondare ulteriormente nel caos”.

Per anni Haiti ha subito le violenze dei gruppi armati che, legati a leader politici e imprenditoriali, hanno tentato di conquistare il controllo del Paese. La situazione si è aggravata quando, nel luglio del 2021, il presidente haitiano Jovenel Moise è stato assassinato.

Una nuova crisi politica è scoppiata all’inizio di quest’anno: alcune bande hanno attaccato le carceri e altre istituzioni statali della capitale. La notte del 18 novembre è stato colpito Pétion-Ville, uno dei pochi quartieri di Port-au-Prince ancora liberi dal controllo delle gang. Il giorno precedente, un attacco all’Accademia Nazionale di Polizia è stato evitato grazie al pronto intervento della polizia stessa.

Il bilancio delle vittime di quest’anno è di 4.544 morti e 2.060 feriti ma le stime potrebbero essere superiori. A ciò si aggiungono circa 700.000 sfollati, di cui la metà bambini. Intanto, gli scontri a fuoco tra le bande e la polizia sono la causa di circa il 55% delle morti avvenute nell’ultima settimana. È stata registrata anche una crescita dei linciaggi di massa.

Le violenze hanno portato alle dimissioni del primo ministro non eletto, alla creazione di un Consiglio presidenziale di transizione e al dispiegamento della Multinational Security Support Mission (MSS). Quest’ultima è attualmente composta da 416 soldati provenienti da Belize, Bahamas, Giamaica e Kenya. Alcuni Stati membri delle Nazioni Unite, USA in testa, ritengono che le forze armate estere dispiegate non sono abbastanza e che l’unico modo per ristabilire l’ordine sarebbe inviare pià soldati armati.

Proprio gli Stati Uniti hanno proposto di trasformare le MSS in una “forza di pace” delle Nazioni Unite, ricevendo il sostegno di alcuni leader haitiani da un lato e l’opposizione di Cina e Russia dall’altro. Gli haitiani, d’altro canto, non sono grandi sostenitori dell’intervento delle Nazioni Unite: in passato, le forze dell’ONU sono state accusate di stupro e abusi sessuali mentre, nel 2010, una base di pace è stata fonte di un’epidemia di colera. E temono che l’ingerenza straniera, come già accaduto in passato, possa causare al Paese effetti negativi a lungo termine.

Intanto, il Consiglio presidenziale di transizione non sembra così stabile, infatti a causa di una spaccatura interna, il primo ministro Gary Conille è stato sostituito da Alix Didier Fils-Aime.

I gruppi armati hanno ormai il controllo dell’80% di Port-au-Prince mentre il Paese sta vivendo una grave crisi umanitaria dovuta alla carenza di cibo e acqua e la diffusione di malattie infettive. La situazione è resa ancora più drammatica dal collasso della sanità e dai continui attacchi agli operatori umanitari da parte della polizia: il 20 novembre, Medici Senza Frontiere ha dovuto sospendere le attività nella capitale per le minacce e gli attacchi subiti dallo staff e dai pazienti. Pagine Esteri