di Maria Rosaria Greco*
Femminile palestinese ha già avuto il piacere di ospitare la scrittrice palestinese Adania Shibli il 23 ottobre 2018 in un incontro organizzato a Napoli, a palazzo Du Mesnil, in collaborazione con l’Orientale. E siamo particolarmente felici di accoglierla di nuovo nel doppio appuntamento organizzato a Napoli e Salerno il 13 e 14 febbraio 2025, dopo la brutta vicenda di Francoforte 2023.
La Shibli avrebbe dovuto ricevere alla Fiera del Libro di Francoforte il prestigioso premio LiBeraturpreis che viene assegnato ogni anno a scrittrici e scrittori provenienti da Africa, Asia, America Latina. Infatti la Litprom, cioè l’associazione che organizza la Fiera del Libro, aveva comunicato che la decisione della giuria era ricaduta su Un dettaglio minore della Shibli perchè era stata in grado di “creare un’opera d’arte molto precisa dal punto di vista formale e linguistico che racconta il potere dei confini e cosa comportano le guerre per le persone. Con grande lucidità, Adania Shibli volge lo sguardo verso i dettagli più minuti, le sottigliezze che ci permettono di intravedere le vecchie ferite e le cicatrici che si estendono oltre la superficie.” Motivazioni molto puntuali che però sono venute meno dopo i fatti del 7 ottobre 2023 e la Shibli si è vista messa da parte perché la premiazione sarebbe stata poco opportuna: gli organizzatori hanno preferito dare spazio a voci israeliane.
Eppure il libro non era cambiato e quelle vecchie ferite prima intraviste dalla giuria, ora si riaprivano profondamente tornando a sanguinare. L’opera si divide in due parti apparentemente distinte, ma magistralmente intrecciate una all’altra. La prima, in un clima di asettica allucinazione, racconta la storia, realmente accaduta nell’estate del 1949, di una ragazza beduina stuprata e poi uccisa da un gruppo di soldati israeliani. La seconda parla di un’altra ragazza che, venticinque anni dopo, scopre questa storia che la ossessiona per una serie di coincidenze e di dettagli minori che la legano a questa vicenda. Un dettaglio minore (La Nave di Teseo, 2021, tradotto da Monica Ruocco) sicuramente esprime il punto di vista delle vittime che appunto vengono considerate marginali nella narrazione della guerra, che vivono nella frammentazione più totale e che rappresentano proprio quel punto di vista che solo nella letteratura può trovare spazio. Non sembrerebbe un libro minaccioso, eppure a Francoforte ne hanno avuto paura.
I libri fanno paura e non è il primo caso ovviamente. Nel maggio 1933 in molte città tedesche i nazisti hanno bruciato decine di migliaia di libri di autori giudicati non conformi allo spirito tedesco. Ma tornando ad Adania Shibli, uno dei suoi interessi è l’approfondimento del rapporto tra storia, potere e linguaggio narrativo, con particolare attenzione agli archivi. Per esempio ha lavorato molto sugli archivi dell’intellettuale palestinese Khalil Sakakini (1878-1953), poeta, educatore cristiano progressista di Gerusalemme, che aveva un prestigioso patrimonio librario, purtroppo perso, come tutte le sue proprietà, quando ha dovuto abbandonare la sua casa nel 1948. Un archivio importantissimo per il suo valore scientifico che fu completamente smantellato dalle forze di occupazione in una sapiente operazione di cancellazione dell’identità culturale, della memoria. È parte integrante della pulizia etnica che lo storico israeliano Ilan Pappe racconta molto bene nel suo libro la pulizia etnica della Palestina (Fazi Editore).
Proprio questo di Ilan Pappe sicuramente è un altro libro che evidentemente fa paura. Nel dicembre 2023, in Francia, l’editore Fayard ha annunciato di interromperne la pubblicazione francese. Lo storico ha prontamente risposto: “In passato, in Europa, si bruciavano i libri che le persone non dovevano leggere; nel 21° secolo possono semplicemente smettere di stamparli” aggiungendo che “Oggi riguarda la Palestina, domani si tratterà dei crimini francesi in Algeria, e poi del razzismo nella Francia moderna”. Ricordiamo che anche Ilan Pappe è stato più volte ospite di Femminile palestinese. Proprio con lui abbiamo affrontato, in più incontri, la necessità di lavorare alla decolonizzazione, non solo in Palestina, a partire proprio dalla cultura.
L’ultimissimo brutto episodio contro altri libri è successo proprio in queste ultime ore a Gerusalemme Est, alla Educational Bookshop di via Salah Edin, la storica libreria in cui palestinesi, israeliani e internazionali si sono sempre incontrati alla ricerca di libri e attività di approfondimento culturale sulla storia di Gerusalemme e sul Medio Oriente in genere. Purtroppo la polizia israeliana ha fatto irruzione sequestrando molti libri e mettendo tutto a soqquadro. Ma soprattutto ha arrestato due dei proprietari, Mahmud Muna e suo nipote Ahmad Muna, con l’accusa di organizzare attività e vendere libri (molti di autori ebrei e israeliani) che rappresentano una “turbativa dell’ordine pubblico”. Anche noi siamo state all’Educational Bookshop, è un luogo stupendo per sorseggiare un buon caffè al cardamomo in mezzo ai libri. Solidarietà totale agli amici librai. Sequestrare libri e arrestare chi li vende è proprio una cosa brutta.
Ma parlando di libri e del grande potere che ha la letteratura, c’è da sottolineare anche il ruolo dell’editoria. È il 1984 e a Salerno esce il racconto Uomini sotto il sole di Ghassan Kanafani, grazie alla traduzione di Isabella Camera d’Afflitto e a un piccolo editore salernitano, Edizioni Ripostes che pubblica Palestina, tre racconti. Uno dei racconti è appunto Uomini sotto il sole di Kanafani, gli altri due sono Sestina dei sei giorni di Emil Habibi e Selim lo scemo di Tawfiq Fayyad. Con questa operazione editoriale, Kanafani viene tradotto per la prima volta in italiano, la sua opera entra in Italia via Salerno.
Appare subito un romanzo potente e rivoluzionario: in Italia si inizia a parlare non solo di letteratura araba, ma di letteratura palestinese e, soprattutto, della tragedia palestinese. L’opera di Kanafani si impone anche per il suo valore letterario, e oggi rimanda a un tema terribilmente attuale: il viaggio dei migranti, con le storie di donne e uomini che fuggono da terre di dolore, di persecuzione, di violazione di diritti umani e civili. Uomini sotto il sole è una delle cose più belle mai scritte sull’attraversamento di un confine.
Naturalmente conosciamo tutti la storia. I tre “uomini sotto il sole”, Abu Qais, Assad e Maruàn, sono tre palestinesi clandestini che cercano di fuggire dai campi profughi in cui erano costretti. Si nascondono in una cisterna vuota prima di ogni controllo di dogana per restarvi solo pochi minuti, sette minuti al massimo. Ma “uomini sotto il sole” sono tutti gli esseri umani disperati che, sotto il sole, cioè sotto gli occhi di tutti, affrontano la morte nel tentativo di approdare sulle nostre coste, nella totale indifferenza del mondo. E “uomini sotto il sole” infine sono tutti i palestinesi destinati a morire asfissiati sotto il sole del deserto, cioè sotto quella occupazione israeliana che saccheggia togliendo terra, acqua, dignità, diritti, aria. Che è quanto sta drammaticamente accadendo a Gaza e in tutta la Palestina. Ci siamo sempre chieste il motivo di quella domanda struggente con cui Kanafani chiude il suo romanzo. “Perché non avete bussato alle pareti della cisterna? Perché?” Perché i tre, chiusi nella cisterna, sotto il sole, non hanno chiesto aiuto? Forse perché come sta accadendo ancora oggi nessuno li avrebbe mai aiutati?
C’è proprio da chiedersi se alla fine, come ricorre nel libro della Shibli, Non vincerà il cannone, ma l’uomo.
INCONTRI
Adania Shibli è a Napoli il 13 febbraio alle ore 17,30 a palazzo Reale, piazza del Plebiscito, presso la sede della Fondazione Premio Napoli – Campania Legge dove viene presentato il libro “Sensi”, riedito in questi giorni, con traduzione aggiornata di Monica Ruocco e pubblicato dal nuovo editore La Nave di Teseo (febbraio 2025). A Salerno invece l’incontro con l’autrice si tiene il 14 febbraio alle ore 10,30, nel salone Bottiglieri di palazzo Sant’Agostino, via Roma 104 (sede della Provincia di Salerno). Qui la Shibli presenta il libro “Un dettaglio minore” (La Nave di Teseo, 2021 – traduzione di Monica Ruocco) attraverso il dialogo con gli studenti di alcuni licei salernitani. Dopo palazzo Sant’Agostino Adania Shibli incontra i suoi lettori per un firmacopie alle ore 13,00 presso la libreria Feltrinelli di Salerno, in corso Vittorio Emanuele 230.
Gli incontri si svolgono nell’ambito della 12ma edizione di Femminile palestinese e sono promossi dal Centro di Produzione Teatrale Casa del Contemporaneo, con la collaborazione della Fondazione Premio Napoli – Campania legge, della Fondazione Banco di Napoli, dell’Università di Napoli l’Orientale, della Provincia di Salerno, della rassegna Mediterraneo contemporaneo.
ADANIA SHIBLI
E’ nata nel 1974 in Palestina. È autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, saggi. Nel 2001 e 2003 le è stato conferito il premio Qattan Young Writer’s Award-Palestine. Il suo romanzo Masās (Dār al-Ādāb, 2002), è stato tradotto in italiano con il titolo Sensi (2007, appena riedito da La Nave di Teseo, febbraio 2025), seguito dalla raccolta di racconti brevi Pallidi segni di quiete (2014). Il suo romanzo Un dettaglio minore, Tafsīl thānawī (Dār al-Ādāb, 2002), è stato finalista al National Book Award 2020 e all’International Booker Prize 2021. Adania Shibli è anche impegnata nella ricerca accademica e nell’insegnamento. I suoi progetti narrativi e di ricerca accademica riguardano il rapporto tra storia, potere e linguaggio narrativo, con un focus particolare sugli archivi. In particolare ha lavorato sugli archivi di Khalil Sakakini – 1878-1953, poeta, educatore e intellettuale palestinese cristiano progressista.
*curatrice di Femminile palestinese