Tutto è pronto a Muscat, in Oman, per i colloqui indiretti tra funzionari iraniani e statunitensi sul programma nucleare di Teheran voluti da Donald Trump dopo il suo ritorno alla Casa Bianca.

A Teheran sono molto cauti. Temono che le trattative siano un modo per gli Usa per andare alla guerra e non alla pace. Trump infatti ha minacciato un’azione militare in caso di mancato accordo.

“Siamo determinati a utilizzare tutte le nostre risorse per salvaguardare il potere e gli interessi nazionali dell’Iran”, ha scritto su X il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei.

Questa mattina il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha consegnato al suo omologo dell’Oman, Badr bin Hamad Al Busaidi, il testo con la posizione di Teheran da inoltrare alla delegazione statunitense e, secondo i media locali, contiene anche i principali argomenti di preoccupazione di Teheran.

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian afferma che il suo Paese non sta cercando la guerra né una bomba nucleare. 

Sullo sfondo c’è il governo israeliano di Benyamin Netanyahu. Tel Aviv ha accettato la via diplomatica proposta dagli americani per risolvere la controversia sul programma atomico iraniano. Allo stesso tempo, durante l’incontro avuto qualche giorno fa a Washington con Trump, Netanyahu avrebbe, secondo indiscrezioni giornalistiche, strappato a Trump la promessa che se Teheran non accetterà le condizioni poste da Usa e Israele, la parola passerà alle armi. Il tycoon ha dichiarato che in caso di attacco, Tel Aviv avrà un ruolo di primo piano: “Israele sarà ovviamente molto coinvolto – ne sarà il leader”.

La stampa israeliana ha riferito nelle ultime settimane di preparativi in corso per un massiccio raid aereo contro gli impianti nucleari iraniani.