L’agenzia di stampa Reuters, riferisce che l’Amministrazione Trump è pronta ad annunciare la vendita all’Arabia saudita di un pacchetto di armamenti dal valore superiore ai 100 miliardi di dollari. L’annuncio dovrebbe arrivare durante la visita del presidente americano a Riyadh prevista per maggio, segnando un ritorno deciso al consolidamento dei legami con il regno del Golfo.
Il nuovo pacchetto – che includerebbe aerei da trasporto C-130, radar, missili e droni avanzati – è destinato a rafforzare le capacità difensive saudite e sarà realizzato in collaborazione con alcuni dei principali colossi del comparto bellico statunitense: Lockheed Martin, RTX (ex Raytheon), Boeing, Northrop Grumman e General Atomics. Una fonte ha confermato l’esistenza di un’intesa da 20 miliardi di dollari con General Atomics per droni MQ-9B SeaGuardian, trattativa già in corso da oltre un anno.
L’operazione rappresenta un cambio di passo rispetto all’approccio più cauto dell’Amministrazione Biden, che nel 2021 aveva bloccato le vendite di armi offensive a Riyadh in seguito all’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi – attribuito alla monarchia saudita – e al protrarsi della guerra in Yemen. L’embargo era stato revocato solo nel 2024, quando le tensioni geopolitiche globali – aggravate dall’invasione russa dell’Ucraina e dall’attacco di Hamas del 7 ottobre – avevano spinto Washington a rafforzare la cooperazione con l’alleato saudita.
Secondo le fonti consultate dalla Reuters, non è chiaro se la nuova offerta includa condizioni analoghe a quelle previste nel piano di Biden, che subordinava l’accesso agli armamenti più avanzati al rifiuto da parte saudita di acquisti di armi cinesi e alla limitazione degli investimenti strategici di Pechino nel Paese.
Il portavoce del Pentagono, interpellato da Reuters, ha descritto la cooperazione militare con i sauditi come “più forte che mai”, definendola “una componente fondamentale della partnership strategica”. Un tono ben diverso rispetto alla stagione di freddezza diplomatica vissuta sotto Biden, quando l’opinione pubblica e ampi settori del Congresso avevano criticato duramente l’alleanza con un regime accusato di gravi violazioni dei diritti umani.
Durante il suo primo mandato, Donald Trump aveva già celebrato la vendita di armi all’Arabia Saudita come uno dei pilastri della sua politica economica e internazionale. Nel 2017, aveva proposto un pacchetto di 110 miliardi di dollari, anche allora finalizzato a rafforzare posti di lavoro negli Stati Uniti e a consolidare l’asse Washington-Riad nel contesto della lotta al terrorismo e del contenimento dell’influenza iraniana nella regione.
Il nuovo piano prevede anche la possibile inclusione dei jet stealth F-35, a lungo desiderati dal regno saudita. Tuttavia, le fonti ritengono improbabile che un accordo per questi aerei venga firmato durante la visita di Trump. Il vincolo del cosiddetto “vantaggio militare qualitativo” (QME), che garantisce a Israele l’accesso esclusivo alle tecnologie belliche più avanzate, rimane infatti una linea rossa nella politica statunitense.
Dietro l’accelerazione delle trattative si intravede una strategia più ampia: rinsaldare l’asse con l’Arabia saudita per rilanciare disegni geopolitici già avviati dalla precedente amministrazione Usa, a cominciare dall’idea di legare il patto di difesa con Riyadh alla normalizzazione delle relazioni con Israele.
In attesa dell’annuncio ufficiale, l’industria della difesa americana festeggia. Alcuni dirigenti delle aziende coinvolte starebbero addirittura pianificando un viaggio nella regione per siglare direttamente gli accordi.