Pagine Esteri – Per la quinta notte consecutiva i militari di India e Pakistan si sono scambiati colpi di arma da fuoco lungo la Linea di controllo (Loc), il confine de facto nella regione contesa del Kashmir.
Lo hanno riferito le forze armate di Nuova Delhi, segnalando sparatorie nei distretti di Kupwara e Baramulla e nel settore di Akhnoor. Le tensioni tra i due Paesi, entrambi dotati di arsenali nucleari, sono di nuovo esplose dopo l’attacco terroristico che il 22 aprile scorso ha provocato la morte di 26 persone (per lo più turisti) a Pahalgam, nel Territorio di Jammu e Kashmir occupato dall’India.
In seguito all’attentato si è aperta una nuova grave crisi diplomatica tra l’India e il Pakistan, in conflitto dal 1947 per il controllo del Kashmir, dopo che Nuova Delhi ha accusato esplicitamente Islamabad di sostenere il terrorismo anti-indiano nella regione.
Il 23 aprile il Comitato di gabinetto per la sicurezza (Ccs) indiano ha adottato cinque misure: la sospensione con effetto immediato del Trattato delle acque dell’Indo (Iwt) del 1960; la chiusura con effetto immediato del posto di controllo integrato di Attari (con la possibilità di rientro dal varco entro il primo maggio per i connazionali); l’esclusione a tempo indeterminato dei cittadini pachistani dal regime di visti dell’Associazione sud-asiatica per la cooperazione regionale (Saarc) e l’obbligo di lasciare l’India entro 48 ore per quanti ne erano in possesso; l’ingiunzione ai consiglieri militari dell’ambasciata del Pakistan, dichiarati persone non gradite, a lasciare l’India entro una settimana, con il contestuale richiamo dei consiglieri militari indiani; il ridimensionamento degli organici delle rispettive ambasciate da 55 a 30 unità entro il primo maggio.
Il 24 aprile è stato il Comitato per la sicurezza nazionale (Nsc) del Pakistan a riunirsi. Islamabad ha respinto le accuse e l’annuncio di Nuova Delhi sul trattato Iwt, facendo presente che quell’accordo “non contiene alcuna disposizione per la sospensione unilaterale” e avvertendo che “qualsiasi tentativo di interrompere o deviare il flusso d’acqua di proprietà del Pakistan ai sensi del Trattato sulle acque dell’Indo, nonché l’usurpazione dei diritti delle rive rivierasche inferiori, sarà considerato un atto di guerra”.
Il Pakistan ha annunciato che “eserciterà il diritto di sospendere tutti gli accordi bilaterali con l’India, tra cui, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, l’Accordo di Simla, finché l’India non desisterà dal suo comportamento manifesto di fomentare il terrorismo all’interno del Pakistan, commettere omicidi transnazionali e non aderire al diritto internazionale e alle risoluzioni delle Nazioni Unite sul Kashmir”. L’Accordo di Simla del 1972 è quello che definisce la linea di controllo (Loc), la demarcazione militare, non coincidente col confine internazionale, che separa il territorio kashmiro controllato dall’India da quello controllato dal Pakistan.
In risposta a misure definite “belligeranti”, il Pakistan, a sua volta, ha annunciato l’immediata chiusura del valico di frontiera di Wagah, e la sospensione dei visti Saarc per i cittadini indiani, con la richiesta di lasciare il Paese entro 48 ore, fatta eccezione per i pellegrini sikh. Anche il Pakistan ha dichiarato persone non gradite i consiglieri militari presso l’ambasciata indiana imponendo loro di lasciare il Paese entro il 30 aprile, data entro la quale il personale indiano dovrà scendere a 30 unità. Il Pakistan, inoltre, ha chiuso il suo spazio aereo alle compagnie aeree di proprietà indiana o gestite dall’India e ha sospeso tutti gli scambi commerciali, compresi quelli da e verso Paesi terzi attraverso il Pakistan.
L’Esercito indiano ha riferito che da parte pachistana è stato violato il cessate il fuoco per quattro giorni consecutivi, l’ultima volta nella notte tra il 27 e il 28 aprile. Le violazioni sarebbero avvenute in vari punti della linea di controllo e le truppe indiane hanno risposto “efficacemente”.
Per quanto riguarda le indagini, l’Agenzia investigativa nazionale (Nia) indiana ha elaborato tre identikit; secondo quanto riferito dalla polizia, i tre sospettati sarebbero tutti collegati al gruppo terroristico “Lashkar-e-Taiba” (“Esercito del bene” o “Esercito dei giusti”, attivo in Kashmir e protetto dal Pakistan) e almeno due sarebbero stranieri.
Finora le forze di sicurezza indiane hanno effettuato centinaia di fermi ed interrogatori ed hanno raso al suolo le abitazioni di diversi presunti terroristi.
Nuova Delhi ha ordinato alla portaerei Vikrant, inviata il 23 aprile in direzione delle acque territoriali del Pakistan, di tornare nel porto di Karwar.
Da parte sua il Ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif ha però sostenuto che persiste la possibilità che si arrivi ad uno scontro militare diretto tra i due paesi. Le autorità del Pakistan affermano di temere un’incursione armata “imminente” da parte delle forze armate indiane. – Pagine Esteri