della redazione
Pagine Esteri, 17 aprile 2021 – L’Amministrazione Biden ha deciso venerdì 16 aprile di rompere la sua promessa di revocare i rigidi limiti imposti da Donald Trump all’ingresso di rifugiati nell’anno fiscale che termina a settembre. Il nuovo presidente ha ribaltato l’impegno di aumentare le ammissioni da 15.000 a 62.500 e ora è in forte dubbio che mantenga la promessa, fatta durante la campagna elettorale, di portarle a 125.000 il prossimo anno. I segnali di questa retromarcia erano nell’aria da qualche giorno anche se Jen Psaki, la portavoce della Casa Bianca, rispondendo l’8 aprile a una domanda sul tema di Kaitlan Collins della CNN aveva ribadito l’impegno della presidenza di aumentare la quota.
Sul New York Times del 16 aprile Zolan Kanno-Youngs e Miriam Jordan riportano che: “Un alto funzionario… spiega che nell’Amministrazione è cresciuta la preoccupazione per l’ondata ai valichi di frontiera di minori non accompagnati che si sta rivelando eccessiva al punto da aver già travolto l’Ufficio per i rifugiati del Dipartimento della salute e dei servizi umani (HHS)… Biden cambierà le sottocategorie per gli slot dei rifugiati create dall’Amministrazione Trump, che aveva dato la priorità agli iracheni impiegati dall’esercito americano e alle persone, principalmente cristiane, che affrontano la persecuzione religiosa. Ma la (nuova) classificazione ha anche squalificato la maggior parte degli altri rifugiati musulmani e africani (1).
Biden finora ha annunciato e attuato politiche popolari, come l’accelerazione della somministrazione dei vaccini alla popolazione e l’American Rescue Plan che prevede un ampio impegno di spesa pubblica. La questione dei rifugiati al contrario è una delle sue priorità, annunciate prima delle presidenziali, che non riscuote consenso tra gli statunitensi, come indica un sondaggio di qualche settimana fa del Morning Consult (2). E questo con ogni probabilità è il motivo che spinge Biden a fare marcia indietro proprio quando il fanatismo anti-immigrati è in ripresa. La Fox News, emittente di destra, è tornata con forza a rilanciare la tesi degli stranieri che puntano a sostituirsi ai bianchi “anglosassoni” negli Stati Uniti di cui si è fatto portavoce in particolare il senatore repubblicano del Wisconsin Ron Johnson.
“Questo crescente sentimento combinato all’indignazione della destra per ciò che accade ai confini, ha spinto Biden a capitolare. Placare il fanatismo in questo modo non funzionerà. Piuttosto lo incoraggerà… Ripristinare ‘l’anima della nazione’ non può significare semplicemente spodestare Trump. Deve significare anche invertire le politiche che la (passata) Amministrazione ha messo in atto per far diventare legge la sua concezione razziale e settaria della cittadinanza americana… Se Biden non riuscisse a revocare queste politiche semplicemente perché teme le critiche di coloro che hanno reso possibile la crudeltà di Trump, sarà a dir poco codardia”, sottolinea con disappunto il portale progressista Alternet (3).
“L’amministrazione Biden-Harris sta aprendo altri campi di detenzione per rinchiudervi i bambini migranti… L’avamposto di confine di McAllen, dove l’amministrazione Trump attuava le famigerate separazioni, è chiuso ma non per sempre. Per ristrutturazioni”, intanto denuncia la rivista Counterpunch in un servizio del 4 aprile firmato dalla docente di diritto Lee Hall (4). E aggiunge che migliaia di minori non accompagnati andranno nelle caserme militari di Fort Bliss.
“Al momento – aggiunge la rivista – il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti ha la custodia di 11.800 minori, in più di 100 siti a livello nazionale. HHS riceve i bambini dalla Customs and Border Protection (CBP), una componente del Department of Homeland Security. Quindi l’Ufficio per il reinsediamento dei rifugiati pone in una sorta di ‘quarantena’ i minori non accompagnati e li ‘trattiene’ fino a quando non compiono 18 anni o vengono espulsi, a meno che non si riesca a trovare parenti o altri sponsor disposti a ospitarli per la durata dei loro casi giudiziari. Nel 2020 i bambini migranti sono rimasti in questi centri in media 102 giorni. Donald Trump – ricorda Counterpuch – dal 2016 al 2020 non ha esitato “a strappare i bambini ai loro genitori e depositarli in gabbie. Ma il rancore di Trump per i migranti è andato così lontano perché un sistema consolidato lo permetteva”.
L’ articolo riporta una cronologia della detenzione negli ultimi quattro decenni dei migranti negli Stati Uniti:
1979-1982: l’Amministrazione Carter si attiva per riutilizzare la base navale di Fort Allen a Puerto Rico per i “boat people”, rifugiati haitiani. Sotto Ronald Reagan, i profughi haitiani sono ospitati in condizioni squallide in Florida, New York, West Virginia, Kentucky e Texas.
1985: A Laredo, in Texas, la Corrections Corporation of America (CCA), la prima azienda di detenzione privata, offre al Servizio di immigrazione e naturalizzazione degli Stati Uniti il suo primo sito con culle nelle celle. I richiedenti asilo vi rimarranno per anni e subiranno abusi sistematici nei siti gestiti da CCA (ora chiamato CoreCivic).
1993: L’Esmor Correctional Services Corporation (CSC) ottiene un contratto per la detenzione di migranti a Elizabeth, nel New Jersey. Dopo una rivolta dei prigionieri per i gravi abusi subiti dalle guardie, nel 1995 il sito chiude.
1995: i musulmani sono sospettati per primi per l’attentato al palazzo federale Murrah a Oklahoma City. L’amministrazione Clinton risponde con l’Antiterrorism and Effective Death Penalty Act del 1996, attuando la “detenzione obbligatoria” per i non cittadini (inclusi i residenti permanenti) con precedenti penali e condanne al carcere.
2001: Sotto George W. Bush, l’INS inizia a rastrellare migliaia di persone, in buona parte di fede islamica, dopo l’attacco alle Torri Gemelle al quale però nessuno di loro aveva partecipato.
2002: il vicepresidente di George W. Bush, Dick Cheney, e il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, richiedono la detenzione a tempo indeterminato per i “combattenti nemici” di 40 paesi alla base navale degli Stati Uniti a Guantánamo Bay. Il campo di prigionia, sebbene sia stato ampiamente condannato per violazioni dei diritti umani, compresa la tortura, è ancora operativo.
2002: L’immigrazione e la naturalizzazione sono trasferite al nuovo Department of Homeland Security (DHS). Sotto Bush, la legge USA-PATRIOT espande le detenzioni dei migranti eliminando la necessità di dimostrare che un prigioniero rappresenti un pericolo o un rischio di fuga.
2002-2003: entra in vigore la politica annunciata dal procuratore generale John Ashcroft: tutti i visitatori maschi che giungono negli Stati Uniti, di età superiore ai 16 anni, provenienti da Paesi (in gran parte musulmani) in Asia, Nord Africa e Medio Oriente, devono presentarsi per la “Registrazione speciale”. Migliaia di stranieri finiscono in carcere e quelli nel Queens, a New York, sono costretti a lavorare per 1 dollaro al giorno.
2009-2017: l’Amministrazione Obama-Biden lascia in funzione il Dipartimento per la sicurezza interna.
2018: Donald Trump inizia a separare bambini e neonati dai genitori migranti e la tendopoli di Tornillo è il simbolo delle politiche di confine disumane dell’amministrazione Usa.
2019: l’ex capo del personale di Trump John Kelly entra a far parte del consiglio di Caliburn, proprietario di Comprehensive Health Services, che gestisce il famigerato campo di Homestead, in Florida, allora il più grande sito di detenzione del paese per i minori migranti non accompagnati.
2021: nel bel mezzo di una pandemia globale, l’Amministrazione Biden deporta centinaia di migranti e rifugiati ma trattiene i minori non accompagnati. A marzo i bambini detenuti vicino al confine riferiscono di passare giorni senza uscire all’aria aperta o fare il bagno.
La sezione della Immigration and Customs Enforcement del Department of Homeland Security imprigiona i migranti appoggiandosi per oltre il 50% a società private. Più di 16.000 bambini sono in custodia federale a partire dalla primavera del 2021. E l’amministrazione Biden progetta di assegnare un altro contratto a Homestead, Florida, un luogo citato per gravi abusi sui minori sotto la gestione precedente. “Il bigottismo – conclude Lee Hall – si manifesta nella fantasia di migranti rapaci che si precipitano al confine, con la missione di esprimere voti illeciti alle elezioni federali. La verità è che circa 8.000 migranti sono stati trovati morti vicino al confine tra Stati Uniti e Messico sin dal 1998. Attraversare il confine meridionale degli Stati Uniti senza previa autorizzazione è un atto di disperazione e dobbiamo smetterla di rimproverare le persone che lo fanno”. Pagine Esteri
2)https://morningconsult.com/2021/02/10/biden-refugee-cap-executive-orders-polling/
3)https://www.alternet.org/2021/04/biden-refugees/
4)https://www.counterpunch.org/2021/04/04/end-migrant-warehousing/