di Marco Santopadre –
Pagine Esteri – Il ministro della difesa greco Nikolaos Panagiotopoulos e il generale Yair Kulas, capo della direzione del Ministero della Difesa per la cooperazione militare internazionale di Israele (Sibat), hanno siglato nei giorni scorsi “il maggior accordo in materia di difesa” mai raggiunto fino ad ora tra i due paesi. L’intesa, del valore di 1,37 miliardi di euro e della durata complessiva di 22 anni, prevede la creazione di un centro di addestramento per l’aviazione ellenica, che verrà realizzato a Kalamata, nel Peloponneso, sul modello dell’Accademia di volo dell’Aeronautica israeliana. A occuparsi della realizzazione del “Centro greco internazionale di addestramento al volo” saranno la compagnia israeliana Elbit Systems e il Ministero della Difesa dello Stato Ebraico. La nuova struttura, riferisce il quotidiano Jerusalem Post, potrà contare su dieci aerei da addestramento m-346 prodotti dall’azienda italiana Leonardo, il cui maggior azionista è il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Inoltre Elbit si incaricherà dell’addestramento dei piloti e fornirà i kit per aggiornare e adattare i velivoli T-6 dell’Aeronautica greca, i simulatori e il sostegno logistico. Possibile, affermano i due paesi, anche una cooperazione tra l’Accademia di volo israeliana e quella ellenica.
Il Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha ringraziato il suo omologo ellenico per aver promosso l’accordo che è stato discusso, ha detto, «durante l’ultimo incontro a Cipro».
Il riferimento è al vertice organizzato a Paphos a metà aprile, durante il quale la Repubblica di Cipro, la Grecia, Israele e gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati a «rafforzare la sicurezza e ad avviare rapporti strategici». A incontrarsi sono stati i ministri degli Esteri Nikos Christodoulides (Cipro), Nikos Dendias (Grecia) e Ghabi Ashkenazi (Israele) e il Consigliere della Presidenza degli Emirati Anwar al Gargash. «Questa nuova partnership strategica si estende dalle rive del Golfo Persico al Mediterraneo all’Europa» ha dichiarato trionfalmente Ashkenazi al termine dei lavori, avvertendo che la riunione «è il primo vero passo per estendere l’impatto degli Accordi di Abramo con i nostri partner Grecia e Cipro».
Non sfugge la volontà, da parte di Atene e Nicosia, di tessere o rafforzare alleanze in grado di contrastare le minacce rappresentate dalla pressione diplomatica e militare di Ankara. La Turchia sostiene la autoproclamata Repubblica di Cipro Nord e negli ultimi anni rivendica aggressivamente lo sfruttamento dei giacimenti di gas presenti nel Mediterraneo orientale, entrando in conflitto con le analoghe pretese greche, cipriote e israeliane.
È in questo quadro che Atene ha recentemente siglato anche un accordo sulla sicurezza con l’Arabia Saudita, ottenuto ingenti forniture belliche dalla Francia e strappato a Washington l’impegno ad aumentare significativamente la propria presenza militare in Grecia. Per poter sostenere l’ambizioso programma di riarmo, il governo Mitsotakis ha aumentato quest’anno le spese militari del 57% rispetto al 2020, portandole a 5,5 miliardi di euro. Tra gli acquisti decisi c’è quello di 18 caccia Rafale francesi, oltre all’ammodernamento di vari F-16 statunitensi già in dotazione all’aviazione ellenica. Inoltre, Atene ha avviato le procedure per l’acquisto di 20 caccia F-35 dellaLockheed Martin. Di qui la necessità, per la Grecia, di un centro all’avanguardia per l’addestramento dei suoi piloti; un’occasione colta da Israele per estendere la propria egemonia sfruttando le opportunità generate dagli Accordi di Abramo raggiunti nel 2020 con alcuni paesi del blocco sunnita.
Storicamente, le relazioni tra Atene e Tel Aviv sono state abbastanza tese o comunque fredde negli ultimi decenni del secolo scorso, ma all’inizio del nuovo millennio hanno cominciato a migliorare fino a raggiungere alti livelli durante il governo del socialista Giōrgos Papandreou. Il primo ministro del Pasok nel 2010 vietò alla Freedom Flotilla di salpare per Gaza dal territorio ellenico e nel luglio dello stesso anno si recò in Israele ad appena un mese dalla strage sulla Mavi Marmara. Ad avvicinare i due paesi, oltre che l’alleanza con gli Stati Uniti, i coincidenti interessi nello sfruttamento dei giacimenti di gas scoperti nel Mediterraneo Orientale a partire dal 2009 (che ammonterebbero secondo le stime a 3.500 miliardi di metri cubi) e la comune ostilità nei confronti della Turchia, ravvivata dalla rottura diplomatica israeliana con Ankara. Atene e Tel Aviv resero più frequenti le esercitazioni congiunte tra i rispettivi eserciti e potenziarono la collaborazione in campo militare.
La cooperazione tra i due paesi subì un netto incremento, paradossalmente, nel corso degli anni successivi, con l’arrivo al governo di Alexis Tsipras, che pure si era sempre schierato dalla parte delle rivendicazioni palestinesi. Nel luglio del 2015 il ministro degli Esteri di Atene, il nazionalista di destra Panos Kammenos, firmò con Tel Aviv l'”Accordo sullo status delle forze” (Sofa) elevando il livello delle relazioni con Israele a quello tradizionalmente riservato agli USA. Il SOFA stabiliva la possibilità per il «personale militare di ciascuno dei due paesi di recarsi e risiedere nell’altro per partecipare ad esercitazioni e attività di cooperazione» e l’avvio di una cooperazione nel campo dell’industria militare e della sicurezza marittima. All’inizio del 2016, poi, la Grecia e alcuni paesi dell’Europa orientale tentarono di bloccare una risoluzione dei ministri degli esteri dell’UE che ribadiva l’illegalità delle colonie realizzate dai settlers israeliani nei Territori Palestinesi Occupati. Più recentemente, nel 2018, Atene ha affittato sette droni israeliani (UAV) per migliorare le sue capacità di sorveglianza e ricognizione nel Mar Egeo.
Con il ritorno al potere di Nuova Democrazia, uscita nettamente vittoriosa dalle elezioni del 7 luglio 2019, il livello di collaborazione tra Grecia e Israele ha subito un ulteriore incremento. Negli ultimi anni Atene ha affermato la propria centralità nei corridoi energetici internazionali grazie al passaggio sul suo territorio dei gasdotti TAP e TANAP. Nei mesi scorsi, poi, Grecia, Israele e Cipro – ai quali si sono uniti più recentemente altri cinque paesi balcanici – hanno siglato un accordo per la realizzazione di un altro gasdotto, l’EastMed, in grado di trasportare in Europa il gas estratto al largo di Cipro e di Israele e indebolire il ruolo della Turchia. Nelle intenzioni dei promotori, la conduttura dovrebbe avere una capacità di circa 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno e dovrebbe snodarsi per 2 mila km transitando per Creta e approdando poi sulle coste continentali greche per connettersi al TAP.
Gli stessi tre paesi hanno inoltre siglato un’altra intesa finalizzata alla realizzazione dell’interconnettore elettrico EuroAsia, un cavo elettrico sottomarino da 2000 megawatt in grado di trasportare l’elettricità dal continente sino a Cipro – mettendo fine all’isolamento di un’isola che dipende fortemente dall’importazione di combustibili fossili per la produzione di energia – e da questa a Israele. L’ambizioso progetto potrà contare anche su un consistente finanziamento dell’Unione Europea.
Anche in campo militare la cooperazione tra Grecia e Israele ha continuato a compiere progressi, anche prima dell’accordo sull’addestramento dei piloti ellenici.
Lo scorso anno la compagnia di cantieristica greca Onex Neorion e quella israeliana Israel Shipyards Ltd hanno siglato un accordo sulla coproduzione di una corvetta polivalente classe Themistocles, progettata per pattugliare il Mediterraneo orientale, al cui scopo Atene ha anche noleggiato un certo numero di droni dallo “Stato Ebraico”.
Dal 19 al 23 aprile, inoltre, i caccia israeliani ed emiratini hanno partecipato ad un’esercitazione congiunta in territorio greco denominata “Iniohos” – insieme alle forze di Cipro, Francia, Stati Uniti, Spagna e Canada – durante la quale sono stati simulati combattimenti aerei, bombardamenti e operazioni di soccorso. Essendo la Grecia distante da Tel Aviv più o meno quanto l’Iran, questo tipo di esercitazione risulta utile ad Israele per testare i propri piani d’attacco nei confronti di Teheran.