di Zenobia
Pagine Esteri, 20 settembre 2022 – #FreeHafezHuraini è l’hashtag lanciato da palestinesi ed attivisti internazionali per denunciare l’arresto di Hafez Huraini, un contadino e più di tutto uno dei leader della comunità di Tuwani, nella zona di Mesafer Yatta, l’area a sud di Hebron dichiarata “poligono di tiro” dall’esercito israeliano e da dove le comunità palestinesi rischiano l’espulsione.
La scorsa settimana, mentre coltivava la sua terra, un gruppo di coloni israeliani armati di spranghe ha aggredito Huraini, procurandogli la frattura di un braccio e di una mano. Non è la prima volta che avvengono aggressioni simili. I coloni, riferiscono testimoni palestinesi e internazionali, escono quotidianamente dai loro insediamenti per danneggiare le coltivazioni dei palestinesi. Altre volte gli attacchi sono fisici e colpiscono gli agricoltori o i pastori.
In questo caso i coloni hanno anche ritardato i soccorsi, impedendo inizialmente all’ambulanza di raggiungere l’uomo ferito. L’esercito israeliano, arrivato sul posto, ha disposto l’arresto di Hafez Huraini, accusandolo di aver aggredito uno dei coloni. In ospedale, l’esercito israeliano non ha permesso il contatto con i familiari. Quindi ha arrestato il palestinese. La detenzione è stata rinnovata fino a quando non si terrà il processo il processo in cui Huraini risponderà difronte a una corte militare. Al contrario i coloni, se chiamati in giudizio, lo faranno da cittadini israeliani, secondo giurisdizione civile.
Hafez Huraini si trovava all’interno di un campo, intento a coltivare un terreno di proprietà privata palestinese, riconosciuta formalmente anche dallo Stato israeliano. L’intera aggressione è stata filmata e i video mostrano chiaramente quattro coloni armati – uno con in braccio un M-16 – ed il volto coperto. Nel campo, in cui i coloni si sono introdotti senza autorizzazione, nessun israeliano ha riportato ferite.
Nonostante questo, la notte stessa e per le successive due notti, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio di Tuwani sparando granate stordenti e gas lacrimogeni contro le case. L’esercito ha arrestato venti uomini, mentre decine sono stati i civili, bambini compresi, costretti a cure mediche per intossicazione dovuta ai gas.
Le pagine social di gruppi di attivisti come Youth of Sumud, i profili personali di Sami Huraini, attivista e figlio di Hafez, o di Basel Adra, giornalista del villaggio, sono in aggiornamento ogni giorno.
Il villaggio di Tuwani è uno dei più attivi nel resistere all’avanzata delle colonie tra le colline di Masafer Yatta. La popolazione palestinese della zona lo fa attraverso mezzi pacifici e non violenti, ricorrendo perfino alle aule dei tribunali israeliani e provando a far valere in quelle sedi i propri diritti. Questo, nonostante la loro posizione sia quella di popolazione occupata che ricorre difronte alle corti di giustizia della potenza occupante.
È quanto, per esempio, hanno fatto avanzando un ricorso contro la decisione della Corte suprema israeliana di autorizzare la demolizione di alcuni villaggi della zona. Il motivo è la costituzione, nell’area, della Firing Zone 918, un’area di esercitazione militare per l’esercito israeliano. Per più di venti anni, dal 1999, i residenti palestinesi hanno combattuto nelle aule dei tribunali israeliani contro questo provvedimento, quindi è arrivata la decisione definitiva. La Corte suprema israeliana ha recentemente rigettato l’ultimo ricorso palestinese, autorizzando la demolizione di più del 50% degli edifici di 8 villaggi, tra questi sono incluse scuole e ambulatori, oltre che abitazioni civili.
L’istituzione del poligono di tiro è uno dei mezzi utilizzati dalle autorità militari per costringere i palestinesi ad abbandonare le terre su cui, in poco tempo, vengono costruiti nuovi insediamenti israeliani, dove vanno ad abitare coloni. In questo modo si assicurnoa il pieno controllo della zona e l’espansione dell’occupazione, interrompendo la continuità territoriale palestinese e tagliando le vie di comunicazione tra i villaggi, progressivamente sempre più isolati. Palestinesi e attivisti internazionali denunciano che i coloni, di Karmel, Ma’on e altri insediamenti coloniali nell’area di Masafer Yatta, non esitano a praticare aggressioni e violenze contro la popolazione palestinese autoctona, non mancando di intimidire anche i bambini diretti a scuola. Pagine Esteri
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