di Riccardo Noury e Paola Caridi –
Pagine Esteri, 9 novembre 2022 – «Il nostro amore per la vita è resistenza. Corriamo incontro ai proiettili perché amiamo la vita ed entriamo in prigione perché amiamo la libertà» (Alaa Abd el-Fattah, Non siete stati ancora sconfitti, trad. di Monica Ruocco, hopefulmonster editore 2021)
Non c’è più tempo. Da domenica 6 novembre Alaa Abd el-Fattah, importante attivista egiziano, tra i protagonisti della rivoluzione egiziana del 2011, è in sciopero della sete e della fame.
Il suo corpo è già fortemente debilitato da 7 mesi, oltre 200 giorni, di sciopero della fame, decisione che Alaa ha assunto per lottare fino alla fine contro le politiche di negazione delle libertà fondamentali di Abd el-Fattah al-Sisi.
Alaa, cittadino egiziano e britannico, è uno degli oltre sessantamila prigionieri politici egiziani. Prigionieri di un regime che in questi giorni accoglie a Sharm el-Sheykh i leader del mondo per la Conferenza ONU contro i cambiamenti climatici #COP27.
Non c’è giustizia climatica senza rispetto dei diritti umani.
Dal gennaio 2011, Alaa ha trascorso oltre 2600 giorni in prigione: è stato torturato, privato della luce, di ogni tutela e diritto. Tutto questo unicamente per aver condiviso idee di giustizia e libertà.
Dallo scorso maggio oltre 200 persone hanno digiunato in Italia, e non solo, in solidarietà con Alaa e con tutti i prigionieri politici egiziani. A sostegno di Alaa e della sua famiglia, facciamo appello a chi ha già aderito al digiuno solidale e a chiunque voglia unirsi ora, a una giornata di digiuno collettivo della fame mercoledì 9 novembre, per chiedere l’immediata liberazione di Alaa.
Per aderire è sufficiente inviare una mail entro la mezzanotte di domani 8 novembre a info@invisiblearabs.com
Non c’è più tempo, Alaa deve essere rilasciato subito.
#FreeAlaa #FreeThemAll