di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 16 marzo 2023 – Ieri un nuovo sciopero generale ha paralizzato il paese per protestare contro il forte aumento della pressione fiscale, deciso dal governo di Colombo per soddisfare le condizioni poste dal Fondo Monetario Internazionale per concedere allo Sri Lanka un pacchetto di aiuti da 2,9 miliardi di dollari. L’astensione dal lavoro ha causato l’interruzione del trasporto pubblico, la chiusura di alcuni reparti ospedalieri e la cancellazione dei previsti esami scolastici. I lavoratori delle aziende elettriche hanno interrotto a lungo l’erogazione dell’energia.
Tra scioperi e repressione
Le proteste nel mondo del lavoro continuano nonostante un esplicito divieto, varato a fine febbraio dal presidente Ranil Wickremesinghe, che ha più volte minacciato di licenziamento in tronco gli scioperanti, dichiarando “essenziali” i servizi legati ai porti, agli aeroporti e al trasporto dei passeggeri.
I sindacati, però, hanno ribadito che la mobilitazione proseguirà. Oltre ai dipendenti della sanità, dei trasporti e della scuola hanno protestato anche le organizzazioni dei liberi professionisti.
Ad un altro sciopero di 24 ore organizzato il primo marzo hanno invece aderito soprattutto i sindacati delle società elettriche (Ceylon Electricity Board) e petrolifere (Ceylon Petroleum Corporation), delle imprese che garantiscono l’approvvigionamento idrico, dei servizi postali, oltre a quelli della scuola e del sistema sanitario pubblico. Anche molti docenti universitari e dipendenti delle banche pubbliche hanno protestato contro l’aumento delle tariffe elettriche e delle tasse sul reddito, imposto dal FMI in cambio della concessione del prestito al governo srilankese. In quell’occasione 9000 lavoratori del porto di Colombo avevano bloccato le operazioni di carico e scarico.
Agli scioperi e alle manifestazioni il governo risponde con la repressione e gli arresti di militanti e leader sindacali e studenteschi. Contro i manifestanti – afferma un rapporto intitolato “Lacrimogeni. Le lacrime di 20 milioni” – nell’ultimo anni, in particolare tra la primavera e l’estate del 2022 – le forze di sicurezza hanno sparato finora 6000 cartucce, il triplo di quelle utilizzate nei dieci anni precedenti. Come se non bastasse, polizia ed esercito hanno utilizzato spesso lacrimogeni scaduti anche da venti anni, provocando la morte di alcuni manifestanti a causa delle complicazioni respiratorie provocate.
Altri scioperi e proteste seguiranno, ma difficilmente avranno la meglio su un governo determinato a portare avanti le “riforme” imposte dall’istituzione finanziaria internazionale controllata da Washington per erogare al paese un credito considerato fondamentale per uscire da una crisi economica che ha messo in ginocchio lo stato insulare asiatico.
Il default e la cacciata del presidente
Lo scorso anno il governo dello Sri Lanka ha dovuto dichiarare default – il primo paese asiatico in venti anni – dopo che non è stato in grado di pagare i 78 milioni di dollari di interessi sul debito pubblico scaduti il 18 aprile.
A causa della chiusura dei principali canali di credito privato e internazionale, l’economia del paese è crollata, e il paese ha dovuto chiedere l’assistenza alimentare ai vicini, mentre le scuole sono state chiuse e le centrali elettriche, a corto di carburante, hanno sospeso l’erogazione dell’elettricità anche per 13 ore al giorno.
Il 9 luglio del 2022, dopo un’ondata di prolungate e violente proteste popolari, migliaia di manifestanti hanno preso d’assalto il palazzo presidenziale costringendo alla fuga il presidente Gotabaya Rajapaksa, che si è rifugiato alle Maldive per poi rassegnare le dimissioni. Il suo incarico è stato assunto, ad interim, dal primo ministro Ranil Wickremesinghe, di cui pure la folla reclamava le dimissioni, che dopo alcuni giorni di caos ha ordinato alle forze di sicurezza di ristabilire l’ordine.
“Buone notizie”
Ora, il governo attende con ansia di sapere se l’FMI gli concederà effettivamente il prestito che potrebbe dare una boccata d’ossigeno alle esangui casse dello Sri Lanka.
Il 7 marzo il sottosegretario alle finanze Shehan Semasinghe ha affermato che il paese starebbe per ricevere «notizie molto positive». «Il programma dell’Fmi è essenziale per noi, e lo Sri Lanka ha lavorato molto duramente sin da settembre per ottenerlo» ha affermato il membro del governo di Colombo.
«I nostri problemi non possono essere risolti con 2,9 miliardi di dollari, ma per noi è molto importante che il FMI riconosca che la nostra economia è ora sulla strada giusta» ha invece commentato il portavoce dell’esecutivo Bandula Gunawardana.
A generare ottimismo sarebbe il fatto che, secondo una fonte governativa citata da “Channel News Asia”, la Export-Import Bank of China (EximBank) – uno dei principali creditori internazionali dello Sri Lanka – avrebbe scritto al Fondo sostenendo il programma di ristrutturazione del debito del Paese. Ma allo stato si tratta di indiscrezioni.
Stando ad una lettera diffusa da “Channel News Asia” e attribuita a EximBank, Pechino avrebbe promesso a Colombo «un’estensione del debito da restituire nel 2022 e nel 2023 come misura d’emergenza immediata (…) che esonera lo Sri Lanka dal rimborso del capitale e degli interessi maturati sui prestiti dell’istituto».
Un passo positivo per il governo srilankese, che però si aspettava di più e di meglio, hanno commentato alcuni funzionari, mentre l’inviata di Washington nello Sri Lanka, Julie Chung, ha accusato Pechino di impedire al paese di accedere al salvataggio del FMI.
Tra USA e Cina
Lo Sri Lanka è da tempo terreno di competizione tra le diverse potenze asiatiche e gli Stati Uniti. Negli ultimi dieci anni, in particolare, la Cina ha concesso a Colombo prestiti agevolati per cinque miliardi (che hanno contribuito ad aggravare la crisi del debito), allo scopo di finanziare la costruzione di autostrade, porti e altre infrastrutture utili soprattutto agli interessi di Pechino. Il progetto più rilevante è quello della “zona economica speciale” prevista nel porto della capitale, inserito all’interno della Belt and Road Initiative o Nuova Via della Seta.
A gennaio, il ministero degli Esteri di Pechino aveva riferito che la EximBank aveva offerto allo Sri Lanka una moratoria di due anni sul debito pubblico del paese, in modo da garantirgli la concessione del prestito da parte del FMI. «La Cina percepisce le difficoltà e le problematiche affrontate dallo Sri Lanka e ha assistito lo sviluppo socioeconomico del Paese nel miglior modo possibile» avevo affermato il dicastero in una nota. La Cina e l’India sono i principali creditori di Colombo, seguite dal Giappone. In particolare, la Export-Import Bank of China e la China Development Bank detengono rispettivamente 4,3 miliardi e tre miliardi di dollari del debito srilankese, arrivato nel 2022 a quota 51 miliardi di dollari.
La decisione dell’istituzione finanziaria guidata dalla bulgara Kristalina Georgieva sulla concessione del tanto agognato prestito potrebbe arrivare il prossimo 20 marzo. Intanto Colombo sta trattando con l’India l’estensione per un altro anno di una linea di credito da un miliardo, in scadenza il 17 marzo. Per ora lo Sri Lanka può permettersi importazioni molto limitate, pagate utilizzando i proventi delle scarse esportazioni, le rimesse in valuta estera degli emigrati e le entrate di un turismo in crisi dopo il lungo stop imposto dalla pandemia di Covid19.
Nell’aprile del 2022 le riserve accessibili di valuta estera dello Sri Lanka hanno toccato il minimo record di 20 milioni di dollari, per risalire ora a circa 700 milioni. Ufficialmente, le riserve totali ammontano a 2,1 miliardi di dollari, che però includono 1,4 miliardi di un accordo di swap valutario con la Banca popolare cinese, attualmente inaccessibili a causa di una serie di condizioni restrittive.
La popolazione allo stremo
Secondo il governatore della Banca Centrale, Nandalal Weerasinghe, l’economia del paese si starebbe lentamente riprendendo; la rupia si è leggermente rivalutata e l’aumento dei prezzi sembra stia rallentando.
Ma dopo anni di crisi economica e di misure di austerity la popolazione è allo stremo. E comunque a febbraio l’inflazione su base annua ha toccato quota 55%. Secondo le ultime previsioni del South Asia Economic Focus, il Pil dello Sri Lanka dovrebbe diminuire quest’anno del 4,2%, dopo il crollo dell’8% registrato nel 2022.
Ad un anno dalla dichiarazione del default la mancanza di cibo, medicine e carburante continuano a rendere la vita estremamente difficile a milioni di persone.
Un’indagine realizzata da Save the Children denuncia che dal giugno al dicembre del 2022 i nuclei familiari non più in grado di assicurare un approvvigionamento sufficiente di cibo e medicine sono aumentati del 23%. Il 27% delle persone, inoltre, salta i pasti per garantire una quota sufficiente di cibo ai propri figli. L’indagine ha rilevato che il 70% delle famiglie ha perso tutte o la maggior parte delle proprie fonti di reddito, e che più della metà delle famiglie (54%) ora trae il proprio reddito familiare principale da lavori stagionali e irregolari.
La spada di damocle del FMI
Anche la concessione del prestito del FMI, però, potrebbe avere pesanti ripercussioni sulle condizioni di vita e sull’economia del paese provato dalla crisi più grave dal 1948, anno dell’indipendenza.
Per ottemperare alle richieste dell’istituzione, infatti, il governo di Wickremesinghe ha imposto forti aumenti delle tasse, ha cancellato i sussidi finora concessi sull’acquisto di benzina ed elettricità ed ha pianificato la vendita di numerose imprese statali, molte delle quali in perdita a causa della mala gestione e della corruzione. Molte di queste imprese pubbliche privatizzate, ovviamente, finiranno nelle mani di grandi gruppi stranieri.
Lo scorso 16 febbraio, anche in questo caso su “suggerimento” del FMI, il Ceylon Electricity Board ha aumentato i prezzi dell’energia elettrica del 66%, dopo che già lo scorso anno le bollette erano improvvisamente lievitate del 75%. La mossa ha scatenato massicce e trasversali proteste – una petizione contraria ha raccolto in pochi giorni 7 milioni di firme – e ha contribuito a mandare sul lastrico decine di migliaia di famiglie già provate dall’aumento generalizzato dei prezzi causato dalla speculazione e dall’aumento dei prodotti provenienti dall’estero.
Ma il presidente ha più volte ribadito che è intenzionato a reprimere con forza ogni protesta che miri a far deragliare le “riforme” adottate per riportare la stabilità economica in Sri Lanka. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.