di Mishell Mantuano – giornalista free lance ecuadoriana – 

Pagine Esteri, 24 marzo 2023. Nayib Bukele è alla presidenza di El Salvador da tre anni e nove mesi ed ha il sostegno dell’80% della sua popolazione, risultando il presidente più popolare del continente (secondo gli ultimi sondaggi di Gallup). Durante questo periodo, ha controllato le bande del Paese e costruito il Terrorism Confinement Center, la più grande prigione delle Americhe, secondo lo stesso presidente. La sua strategia offensiva contro i clan ha portato alla cattura di migliaia di persone e allo stesso tempo alla denuncia per violazione dei diritti umani.

Nayib Bukele, figlio dell’imprenditore Armando Bukele, è stato sindaco di Nuevo Cuscatlán dal 2012 al 2015 e, successivamente, sindaco di San Salvador dal 2015 al 2018, del partito di sinistra Fronte Nazionale di Liberazione Farabundo Martí (FMLN), dal quale è stato espulso per “violare i principi del partito”. Dopo l’espulsione, nel 2019, è diventato presidente di El Salvador con il partito di destra Gran Alianza por la Unidad Nacional (GANA).

Tra i suoi punti pogrammatici del piano di governo, Bukele ha implementato il Sistema di controllo territoriale e un regime di eccezione per demolire le bande in El Salvador, con l’obiettivo di ridurre gli omicidi e le estorsioni.

Byron Banguera, consulente di mobilità umana e questioni geopolitiche contattato per Pagine Esteri, ricorda che il piano del presidente è incentrato sulla neutralizzazione dei clan di Las Maras, “bande criminali che controllavano grandi estensioni territoriali e che hanno sottoposto la popolazione alla loro politica basata sulla violenza, l’intimidazione, l’estorsione e la morte”. Una sorta di clan mafiosi in salsa salvadoregna che con la violenza hanno incrementato una mentalità omertosa.

In un articolo per il Washington Post, Juan Martínez d’Aubuisson, giornalista salvadoregno, antropologo socioculturale e studioso del fenomeno delle bande dal 2008, ha annunciato che nel 2022 i Maras sarebbero giunti al termine. Dopo 20 anni di costituzione di un anti-stato attraverso un sistema di regole e punizioni per la popolazione salvadoregna, questa forma criminale è stata superata e “alla fine rimpiazzata da una forma criminale molto più efficiente, più organizzata e con una potenza bellica superiore: la mafia di stato al comando del presidente Nayib Bukele”.

Secondo il giornalista, il presidente di El Salvador ha imprigionato decine di migliaia di delinquenti e questo ha permesso ai salvadoregni un cambiamento importante come: poter aprire attività commerciali senza subire estorsioni e passeggiare per le strade del Paese senza temere atti criminali. Tuttavia, nel gruppo dei detenuti ci sono anche persone innocenti. Infatti, nel marzo 2023, un’organizzazione di difesa dei diritti umani afferma di aver denunciato lo Stato salvadoregno davanti alla Commissione interamericana per i diritti umani, IACHR, per la sistematica violazione dei diritti umani di 66 persone detenute durante la sua strategia offensiva contro le bande.

Da parte sua, Byron Banguera spiega che la politica di Bukele comprende quattro fasi: le prime due corrispondono al recupero del monopolio e all’uso della violenza, basata sul controllo e la purificazione delle forze di sicurezza. Mentre il terzo e il quarto corrispondono all’investimento sociale. Dato che Bukele ha la maggioranza dell’Assemblea Legislativa, nel 2022, secondo il consulente geopolitico, sono stati approvati più di 6 miliardi di dollari per dare priorità all’istruzione e alla salute “due questioni che sono state abbandonate nel passato”.

Inoltre lo stesso Bukele, ha scommesso sull’arte e sulla cultura affinché i giovani avessero un’alternativa rispetto alle pratiche violente. In questo senso si sono recuperati gli spazi pubblici che prima erano occupati dalle bande di Las Maras attraverso l’intervento forte dello stato con l’applicazione di politiche sociali e pubbliche. “El Salvador era uno stato fallito e Bukele è spesso collocato in una destra fascista, cosa che non è. Tutti i cambiamenti che si stanno facendo sono protetti dalla costituzione e legittimati nella democrazia”, dice Banguera.

 

Come leggere Bukele ideologicamente nella dicotomia destra / sinistra?

Byron Banguera spiega che Nayib Bukele è nato politicamente nella sinistra tradizionale nonostante fosse figlio di uno degli uomini più ricchi di El Salvador, Armando Bukele. Segue il modello di Singapore e della Cina, quest’ultima essendo il maggior collaboratore. In relazione alla gestione tecnologica e all’uso di queste, Bukele prende come esempio l’Estonia e la Finlandia.

È un politico abbastanza progressista su alcune questioni e piuttosto reazionario su altre; ad esempio, a livello americano, El Salvador è uno dei paesi più conservatori. “Il potere che hanno le chiese evangeliche è troppo forte e questo modella il canale socio-culturale del Paese”.

El Salvador è uno degli ultimi paesi al mondo a vietare completamente l’aborto. Nel 2014, la campagna “Una Flor por las 17” ha chiesto di concedere la grazia a 17 donne condannate fino a 40 anni di carcere tra il 1999 e il 2011, dopo aver subito un’emergenza ostetrica. A due di loro è stata concessa la grazia e tre sono state rilasciate per revisione della pena. Quelle 17 donne sono una piccola parte delle oltre 181 donne detenute in El Salvador, secondo i dati raccolti dalla rivista Volcánicas.

In questo paese l’aborto è un crimine e lo è sempre stato; tuttavia, non era assolutamente vietato. Dal 1973 al 1997, le donne potevano interrompere la gravidanza per tre motivi: problemi di salute, non vitalità del feto al di fuori dell’utero e stupro. Ma queste cause sono state eliminate dopo una richiesta del ministro della salute e la costituzione è cambiata riconoscendo la vita dal momento del concepimento.

Nonostante ci siano casi che abbiano raggiunto la Commissione Internazionale dei Diritti Umani (CIDH), le politiche di criminalizzazione delle donne per il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza non sono cambiate.

Intanto in America Latina il successo politico di Bukele, che si presenterà nuovamente alle elezioni presidenziali del 2024, ha generato un forte dibattito nei paesi latinoamericani storicamente violenti come Messico e Colombia e in quelli dove cresce la delinquenza e la criminalità organizzata come nel caso dell’Ecuador che ha chiuso l’anno 2022 con quasi 1400 omicidi con un incremento di quasi 200 omicidi rispetto al 2021. Una cosa sembra abbastanza chiara: Bukele ha risposto al problema della violenza nel suo paese dando risposte e soluzioni concrete e i numeri gli danno ragione, tuttavia, come afferma Banguera: ”il modello Bukele non si esporta totalmente da una parte all’altra, le esperienze non possono essere estrapolate ma è importante analizzare il contesto di ogni paese nazionale”.