di Mishell Mantuano Cabezas, (traduzione di Davide Matrone)  –

Pagine Esteri, 26 aprile 2023. Il 21 marzo del 2023 ha sancito il ritorno dell’Argentina all’Unione dei Paesi Sudamericani dopo l’estromissione nel 2018. Durante una riunione con il Gruppo di Puebla e con il Consiglio Latinoamericano di Giustizia e Democrazia, il presidente argentino Fernández comunicò il rientro del suo paese all’UNASUR invitando il presidente Lula a fare lo stesso. Quest’ultimo accettò l’invito e all’inizio di aprile firmò per esserne parte e rafforzarla. Alla presa di posizione dei presidenti dei paesi più grandi del continente si è poi aggiunta quella del presidente colombiano, Gustavo Petro che vuole dare il suo contributo al progetto ed essere parte attiva dell’organismo molto presto.

L’Unione delle Nazioni Sudamericane, Unasur, è un’organizzazione intergovernativa costituitasi il 23 maggio dell’anno 2008, con la firma del Trattato Costitutivo dell’ Unasur che entrò in vigore nel 2011. L’organismo al principio fu integrato dai governi progressisti di Lula da Silva, Brasil; Michelle Bachelet, Cile; Tabaré Vázquez, Uruguay; Hugo Chávez, Venezuela; Evo Morales, Bolivia; Rafael Correa, Ecuador e Cristina Fernández, Argentina. L’obiettivo era di costruire, in modo partecipativo e consensuale, uno spazio d’integrazione e di unione politica, economica, sociale e culturale dei popoli sudamericani.

Inoltre, l’organismo pretendeva di rafforzare i processi democratici nella regione, eliminare le disuguaglianze socioeconomiche attraverso l’applicazione di politiche sociali rivolte all’educazione, alla salute, al lavoro, alla matrice produttiva ed energetica, alle infrastrutture, all’ambiente con l’obiettivo di sostenere la sovranità e l’indipendenza degli stati sudamericani.

Tuttavia, l’Unasur è entrata in una fase di decadenza, dopo lo sposatmento a destra di alcuni governi del continente come: Macri nel 2014 in Argentina, Bolsonaro nel 2019 in Brasile, Piñera nel 2018 in Cile e Moreno nel 2017 in Ecuador. Inoltre, le crisi politiche, socioeconomiche degli ultimi anni e la costante inoperanza dell’organismo hanno generato una retrocessione del progetto d’integrazione sudamericana. Per saperne di più, Pagine Esteri ha intervistato Shura Rosero, analista politico e Dottore in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università Centrale dell’Ecuador.

 

Cosa succede attualmente con l’Unasur?  

Per Shura Rosero c’è un chiaro interesse di smantellamento dell’Unasur che si concreta in un contesto di cambiamento politico con i governi di destra di Bolsonaro in Brasile, di Moreno e Lasso in Ecuador e in Colombia con il rafforzamento dell’oligarchia nazionale e transnazionale con Álvaro Uribe e Juan Manuel Santos. A questo si aggiunge la forte crisi politica e istituzionale in Perù e il blocco contro il Venezuela di Maduro. Tutti questi porcessi hanno generato maggiori opportunità per i settori reazionari e le destre dell’America Latina che hanno l’obiettivo di difendere gli interessi transnazionali delle oligarchie contro l’unità dei popoli proposta dall’Unasur.

Secondo l’analista, lo smantellamento dell’organismo ha fini geopolitici che sono molto chiari, “un continente che ha un mercato di 700 milioni di persone, ha un potenziale per poter competere di fronte alle grandi potenze, soprattutto, con gli Stati Uniti che vede un grande pericolo nell’Unione Sudamericana. La dipendenza dal dollaro negli scambi economici disuguali, la divisione sociale del lavoro e le risorse economiche e la dipendenza tecnologica potrebbe essere superata attraverso l’Unione sudamericana e questo non gli interessa alle oligarchie regionali e internazionali”.

Per questo, il rafforzamento e la rivitalizzazione dell’Unasur è fondamentale per lo sviluppo del Sud America; tuttavia, ci sarebbero varie difficoltà; per esempio nei quadri giuridici sudamericani che seppur migliorati negli anni coi governi profressisti, le differenti legislazioni sono ancora propense a promuovere il settore privato e la “competizione selvaggia”. Questa è una delle questioni per le quali si parla d’integrazione monetaria, essendo il Sistema Unitario di Compensazione Regionale di Pagamento, il Sucre, una moneta virtuale che sostituisce il dollaro, uno dei primi processi di intento di un sistema di scambio di valore e livello sudamericano per non dipendere più dal dollaro.

Considerando che il dollaro è la divisa dello scambio mondiale, questo genera costi molto alti e produce una dipendenza monetaria e di valori. Invece, con l’esistenza di una moneta sudamericana, questi costi si eliminerebbero e lo scambio di prodotti si renderebbe più equatitivo, rapido e senza troppi ostacoli burocratici, legislativi e giuridici.

Di fatto, i governi di Brasile ed Argentina hanno deciso di dare un impulso congiunto alla moneta comune che abbia portata regionale, inoltre, con l’arrivo di Lula da Silva nuovamente in Brasile, il primo mandatario ha sostenuto il suo compromesso per l’integrazione dei paesi sudamericani attraverso la rivitalizzazione dell’Unasur e potenziare il Mercato Comune del Sud, Mercosur. Allo stesso tempo il presidente brasiliano, ed altri presidenti sudamericani come l’argentino Alberto Fernández, Evo Morales, di Bolivia, Nicolás Maduro, di Venezuela si sono pronunciati e riconoscono l’importanza del rafforzamento dell’Unasur.

Shura Rosero, dice che Lula da Silva, presidente del Brasile ha molto chiaro che gli scambi di valore commerciale, tecnologici, di risorse e di energie come il petrolio, il gas, il litio e l’elettricità sono possibili  grazie all’integrazione locale e regionale che beneficerà le economie. Una volta dato lo scambio di valori, di merci, di tecnología, d’informazioni, di prodotti e di risorse, le società “genererebbero lavoro e ricchezze e questo eleva il livello di vita della gente con il miglioramento delle condizioni sociali per milioni di persone che vivono in povertà”.

Considerando che il Brasile è la porta d’entrata dei Brics, un consorzio formato da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica dove lo scambio delle divise monetarie, di risorse e prodotti permettono che questi Stati escano dalla dipendenza degli Stati Uniti e che abbiano un’economia propria e sana. Secondo l’analista politico, un altro dei contesti che Lula da Silva abbia molto chiaro è la guerra di Russia ed Ucraina, giacché, questo è lo scenario nel quale si “decanta il problema della disuguaglianza globale e della crisi del mercato globale del capitale. Non necesariamente le economie devono passare per il controllo o la divisa nord americana, se non che possono generare i propri scambi e quindi i Brics e Sud America dando impulso l’integrazione stanno costruendo un’economia globale multipolare che gli permette sopravvivere non solo come paese, se non come blocchi politici”. Pagine Esteri