della redazione
Pagine Esteri, 8 giugno 2021 – L’opposizione ha ottenuto 29 dei 50 seggi del Parlamento del Kuwait alle elezioni del 6 giugno. Solo uno è andato a una donna, l’ex ministra dell’edilizia Janan Bushehri, che ha detto di voler contribuire alla “stabilità e al progresso su questioni in sospeso, sia politiche che economiche”. Le correnti religiose dei salafiti e dei Fratelli Musulmani hanno mantenuto la loro posizione all’interno del parlamento, mentre le forze populiste, liberali e sciite appaiono ridimensionate. È probabile che il deputato Ahmed Al-Sadoun diventi il presidente dell’Assemblea.
Tre mesi fa i risultati delle elezioni parlamentari del 2022 erano stati annullati dalla Corte Costituzionale a causa di irregolarità. Quindi sono state indette nuove consultazioni alle quali hanno partecipato appena 207 candidati, tra cui 15 donne: in 20 anni, mai un’elezione parlamentare ha visto così pochi aspiranti alla carica di deputato. Nel paese si spera che dopo le elezioni possano sbloccarsi situazioni che hanno impedito ai legislatori di approvare le riforme economiche necessarie. In Kuwait si registrano ripetuti deficit di bilancio e bassi investimenti esteri.
A ciò si aggiungono discriminazioni sociali mai affrontate con determinazione.
Il Parlamento del Kuwait non è consultivo come nelle altre monarchie arabe del Golfo. Sebbene il giudizio finale spetti sempre all’emiro Al Sabah, l’assemblea ha il potere di approvare e bloccare leggi e presentare mozioni di sfiducia. Una diversità dagli altri Parlamenti dell’area che, tuttavia, non è garanzia di stabilità. In Kuwait l’emiro ha sciolto il parlamento ben dieci volte nell’ultimo decenni a causa degli scontri tra i poteri esecutivo e legislativo.
La prima sessione del nuovo Parlamento è prevista per il prossimo il 20 giugno. Pagine Esteri