Pagine Esteri, 21 giugno 2023. Una rivolta causata da bande criminali che si contendono il controllo delle strade e delle carceri in Honduras ha portato alla morte di almeno 41 donne, tutte detenute nell’istituto penitenziario femminile (CEFAS) di Támara, a circa 50 km dalla capitale Tegucigalpa.

Un’azione preparata e coordinata, di una violenza estrema. Molte delle vittime, 25 almeno, sono morte carbonizzate, arse vive dalle fiamme appiccate intenzionalmente. Su altri corpi sono stati trovati, invece, segni di colpi di arma da fuoco o ferite da taglio.

Secondo le dichiarazioni ufficiali, la responsabilità della rivolta è da imputarsi alle gang di strada che si contendono il controllo delle carceri. All’interno degli istituti penitenziari in Honduras le bande criminali hanno un larghissimo potere, spesso controllano cosa entra e cosa esce e hanno in pugno gli agenti penitenziari e di sicurezza.

I parenti delle vittime sono rimasti a lungo fuori la prigione con la speranza di avere notizie sui propri cari. La disperazione e la rabbia si sono accumulate per ore mentre le autorità recuperavano, lentamente, i corpi delle detenute morte. L’identificazione completa richiederà probabilmente dei giorni.

Secondo la ricostruzione delle forze di sicurezza, la gang Barrio 18 avrebbe bloccato e dato fuoco a una cella nella quale si trovavano detenute appartenenti alla banda rivale di Mara Salvatrucha. 

Secondo le autorità le violenze sarebbero scoppiate in risposta all’aumento delle misure di sicurezza e di controllo all’interno delle carceri, disposte dal governo. Questa spiegazione, però, non convince del tutto.

La presidente Xiomara Castro ha denunciato la complicità delle forze di sicurezza presenti all’interno della prigione, che hanno permesso se non facilitato il regolamento di conti e ha annunciato misure drastiche.

 

L’Honduras conta alcune tra le peggiori tragedie all’interno delle carceri, come quella del 2012, quando nel penitenziario di Comayagua, 361 detenuti sono morti in un incendio. Un disastro come quello di ieri è avvenuto nel 2017 in Guatemala, dove sono morte 41 ragazze di un centro di accoglienza per giovani in difficoltà dopo aver incendiato i materassi in segno di protesta contro stupri e altri maltrattamenti nell’istituto sovraffollato.