COMUNICATO DEL COMITATO “FREE KHALED”

Da ormai un mese Khaled El Qaisi si trova nelle carceri israeliane senza un’accusa e senza che vi siano le minime condizioni per un giusto processo, in violazione del diritto internazionale.  I media, e in particolare la Rai, che dovrebbe fornire un servizio pubblico, tacciono. Non solo davanti al trattamento riservato a un cittadino palestinese, tacciono davanti al trattamento riservato ad un cittadino italiano.

Per Khaled, dal 31 agosto prigioniero nel carcere israeliano di Petah Tikwa, la sospensione del diritto alla difesa e il diniego di giusto processo costutiscono gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, le condizioni di detenzione a cui è sottoposto, tra cui privazione del sonno, minacce, offese verbali e imposizione prolungata di posizioni di stress, sono potenzialmente riconducibili a un crimine di diritto internazionale.

Le autorità israeliane hanno arrestato un cittadino straniero in un territorio che occupano militarmente e lo hanno deportato al di fuori di quel territorio. Lo Statuto di Roma, di cui sia l’Italia che la Palestina sono firmatarie, afferma che la deportazione, il trasferimento e la detenzione illegale sono crimini di guerra. Perché questi fatti sono trascurati dalle istutuzioni e dai media?

La salvaguardia dei rapporti tra stati è più importante del rispetto del diritto internazionale e della libertà di Khaled?

È un dovere per lo stato italiano attivarsi con ogni mezzo necessario, affinché un proprio cittadino arrestato senza accusa in uno Stato straniero venga liberato e veda i propri diritti rispettati. E’ un dovere per i media italiani fare una corretta analisi e informazione nel rispetto della persona e dei diritti di un proprio concittadino.

Ci troviamo sabato 30 settembre davanti alle sedi Rai, e delle maggiori emittenti televisive italiane presenti nelle città italiane, per chiedere subito un’informazione rispettosa e degna sulla situazione di Khaled e per la sua immediata liberazione.