di Redazione

Pagine Esteri, 9 aprile 2024 – Si terrà ancora lontano dal 2% del Pil, che pure la Nato insiste che i paesi membri investano per finanziare l’Alleanza, ma alla fine anche il Canada ha deciso di aumentare in maniera consistente le spese militari dopo aver deciso, nei mesi scorsi, un allentamento dei criteri per il reclutamento delle truppe allo scopo di ingrandire le proprie forze armate.

Lunedì il governo ha reso pubblici gli obiettivi di un nuovo piano di riarmo che mira, tra le altre cose, a rafforzare le «capacità di sorveglianza e combattimento delle forze armate nell’Artico».
Il piano, denominato “Il nostro nord, forte e libero” prevede un aumento delle spese militari di 8,1 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni e di ben 73 miliardi di dollari nei prossimi due decenni.

Secondo l’esecutivo – guidato dal Partito Liberale – i progetti di riarmo porteranno la spesa militare a toccare nel 2030 l’1,76% del Prodotto Interno Lordo.
«Si tratta di un aumento significativo della spesa per la difesa e di un importante passo avanti nel nostro sforzo di raggiungere il 2% del Pil come concordato dai membri della NATO al vertice di Vilnius nel 2023» recita il documento reso noto dal premier Justin Trudeau, che impegna Ottawa ad acquisire aerei di intervento rapido, missili terra-superficie a lungo raggio, elicotteri, sistemi di difesa aerea e sottomarini da guerra. Un altro progetto prevede già l’acquisto di alcuni caccia F35.

«Il compito più urgente e importante che dobbiamo affrontare è affermare la sovranità del Canada nell’Artico e nelle regioni settentrionali, dove i cambiamenti del panorama fisico e geopolitico hanno creato nuove minacce e vulnerabilità per il Canada e i canadesi», recita il testo reso noto ieri in riferimento all’aumento e alla modernizzazione della presenza militare russa nella regione.

Il documento “Il nostro Nord, forte e libero” cita come controparte anche la Repubblica Popolare Cinese; Pechino, si legge, è un «attore globale sempre più assertivo che cerca di rimodellare il sistema internazionale per promuovere i propri interessi e valori, che divergono sempre più dai nostri in materia di difesa e sicurezza».

«Il passaggio dall’1,3 all’1,76% entro il 2030 è un vero progresso e siamo incoraggiati anche dalle assicurazioni che abbiamo ricevuto che ci saranno ulteriori investimenti» ha commentato l’ambasciatore di Washington in Canada, David Cohen. Da tempo gli Stati Uniti, così come molti partner europei, chiedono a Ottawa di aumentare gli investimenti nel settore della Difesa e di acquisire maggiore protagonismo nel controllo del fronte nord.

Il presidente del Canadian Global Affairs Institute, Dave Perry, ha però ricordato che la NATO è stata chiara sul fatto che il 2% del PIL rappresenti la soglia minima per le spese militari e non il tetto massimo da raggiungere, e anche l’opposizione conservatrice canadese ha lamentato la lentezza con cui avverrà l’aumento degli investimenti nel campo militare. Pagine Esteri