di Eliana Riva – 

Pagine Esteri, 24 aprile 2024. Sono più di 14.000 i bambini uccisi da Israele nella Striscia di Gaza dall’ottobre 2023. In media, per ogni ora di questi 200 giorni di guerra, tre bambini hanno perso la vita nella Striscia, 70 ogni giorno. Israele ricorda, tra le vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, i due neonati uccisi, i 12 bambini sotto i 10 anni e altri 24 minori. Ogni bambino morto è una tragedia che doveva essere evitata, ognuna di queste storie varrebbe la pena di essere raccontata. Tuttavia, ce n’è una in particolare che ha scosso (ma non tanto da fermare la strage) l’opinione pubblica mondiale. Parliamo dell’uccisione della piccola Hind Rajab, di 6 anni appena, morta insieme agli zii e a tre cugini. Chi ha ascoltato la sua voce e le strazianti preghiere di aiuto rivolte per ore ai soccorritori e a sua madre, difficilmente riuscirà a dimenticarla.

Il 29 gennaio 2024 per 3 ore e mezza la bambina è rimasta al cellulare, in una macchina, circondata dai cadaveri dei suoi familiari, accerchiata dai carri armati, assediata dagli spari. La prima a parlare con la Mezzaluna Rossa palestinese era stata sua cugina, Layan, di 15 anni. Pochi secondi, il tempo di chiedere aiuto, di dire che i suoi genitori e i suoi fratelli erano morti, che i mezzi militari erano vicini e poi solo il rumore degli spari e le urla. Quando la sala operativa richiama a rispondere e Hind: anche Layan è morta, è rimasta sola e ha paura.

L’ambulanza non parte subito, la soccorritrice le spiega che aspettano l’ok dell’esercito israeliano. Due volontari, alla fine, arrivano nella zona in cui si trova la bambina. Sono poco distanti dalla macchina ma il mezzo di soccorso perde i contatti con la centrale. Dopo poco anche Hind diventa irraggiungibile.

Per 12 giorni nessuno saprà più nulla. Fino a quando l’esercito israeliano lascerà la zona di Gaza City e gli abitanti potranno rientrare. Il 10 febbraio una squadra della protezione civile palestinese ritrova l’automobile crivellata di proiettili, i corpi in decomposizione della famiglia Hamada (zii e cugini della bambina) e quello di Hind Rajab. I familiari sono riusciti a stento ad effettuare il riconoscimento dei cadaveri. Pochi metri più in là, la carcassa carbonizzata dell’ambulanza, con ciò che resta dei paramedici Yousef Zeino e Ahmed al-Madhoun

Da sinistra: Hind Rajab, 6 anni, Bashar Hamada, 44 anni, e sua figlia Layan, 15 anni, sono stati uccisi, insieme ad altri quattro membri della famiglia, così come i paramedici Yousef Zeino e Ahmed al-Madhoun. (Mohammed Hamada e la Società della Mezzaluna Rossa della Palestina)

Quando la storia cominciò a circolare sui più seguiti quotidiani mondiali, gli Stati Uniti furono tra i primi a chiedere a Israele di investigare sulle proprie colpe. È un fenomeno ricorrente, in questa guerra: ogni volta che è stata resa nota la storia di uccisioni particolarmente violente, l’esercito e il governo Netanyahu sono stati invitati ad aprire un’inchiesta “indipendente” su se stessi.

E come è quasi sempre accaduto, anche in questo caso si è giunti a una autoassoluzione. Israele ha risposto che da un’indagine preliminare non risulta la presenza dell’esercito nella zona in cui è stata ritrovata l’automobile con i cadaveri. E dato che non si trovavano lì, la Mezzaluna Rossa non avrebbe avuto motivo di coordinare il percorso dell’ambulanza con i militari.

La questione per Israele, gli Stati Uniti e altri governi amici, sembrava chiusa.

Non per la famiglia di Hind, però, né per la Mezzaluna Rossa, né per i giornalisti che avevano seguito la vicenda. Così, il 16 aprile un’inchiesta indipendente del Washington Post non solo ha messo in discussione la versione israeliana ma l’ha smontata pezzo per pezzo, dimostrando che l’esercito ha mentito su più punti. Primo tra tutti, il fatto che non si trovasse nella zona. Secondo, sul coordinamento con la Mezzaluna Rossa.

Il team giornalistico-investigativo ha raccolto il materiale fotografico, i video girati sulla scena del ritrovamento, le immagini satellitari, le registrazioni telefoniche, i messaggi ricevuti, le telefonate. Avvalendosi di numerosi esperti balistici è risalito alla tipologia di armi compatibili con i danni all’automobile e al mezzo di soccorso. Le registrazioni telefoniche con la piccola Hind sono state cronologicamente confrontate con quelle tra la sala operativa e i paramedici. Sono stati analizzati velocità e suono degli spari.

La ricostruzione che ne è scaturita è la seguente.

I carri armati israeliani non solo erano presenti in zona ma almeno 4 mezzi corazzati si trovavano a circa 300 metri dall’automobile un’ora dopo la telefonata e l’assassinio di Layan.

La conversazione tra la cuginetta 15enne di Hind e la Mezzaluna Rossa è durata meno di un minuto, chiusa da una raffica di 62 colpi di arma da fuoco sparati in 6 secondi. I fucili AK che utilizzano i combattenti di Hamas non sono così veloci. Gli spari dovevano provenire da un’arma in dotazione all’esercito. Le immagini dei veicoli israeliani presenti in zona corrispondono per forma e dimensione al carro armato Merkava utilizzato a Gaza, che ha in dotazione mitragliatrici calibro 7,62, che sparano a un ritmo coerente con i tempi dei suoni registrati.

L’inchiesta del Washington Post ha rivelato anche che l’ambulanza si trovava lungo il percorso “sicuro” fornito alla Mezzaluna dal COGAT. È l’organismo del ministero della difesa israeliano che controlla l’amministrazione civile dei territori palestinesi occupati, e che normalmente coordina con l’esercito il passaggio sicuro dei veicoli medici a Gaza. A metà marzo Elad Goren, il capo dell’amministrazione di coordinamento e collegamento del COGAT, ha ammesso che l’agenzia ha coordinato i soccorsi ma ha detto di non essere a conoscenza delle specifiche. Nonostante le domande, il COGAT non ha più fornito risposte a riguardo. I giornalisti sono risaliti alla mappa originale che proprio l’organismo israeliano ha prodotto e che ha guidato i paramedici lungo un percorso preciso, segnalato con l’ausilio di Google Maps. L’esercito, tuttavia, continua a negare che si sia svolto alcun coordinamento e che fosse presente nell’area.

L’ambulanza era arrivata sul posto, la sua carcassa è stata rinvenuta a 50 metri dall’automobile. I paramedici erano in linea con la centrale operativa quando la chiamata si è interrotta. Anche Hind era al telefono e proprio in quel momento si è udita chiara un’esplosione. Il frammento di un proiettile da 120 mm fabbricato negli Stati Uniti e che può essere sparato da carro armato Merkava è visibile nelle immagini girate sulla scena degli omicidi. I tecnici balistici hanno confermato che i danni subiti dall’ambulanza sono compatibili con uno sparo da carro armato, veicolo a livello del suolo, e non con un attacco dall’alto. I comuni lanciarazzi utilizzati da Hamas sono in grado di sparare diversi proiettili anticarro, incluso lo standard PG-7, che non potrebbe però causare il danno osservato.

Un proiettile anticarro ad alto esplosivo prodotto negli Stati Uniti nel novembre del 1996. (Euro-Med Human Rights Monitor)

Durante una conferenza stampa tenuta il 17 aprile 2024, il portavoce del Dipartimento di stato USA, Matthew Miller, ha risposto alla domanda di un giornalista che gli chiedeva conto delle rivelazioni del Washington Post sull’assassinio della piccola Hind Rajab. La risposta di Miller è stata la seguente: “Ritorneremo dal governo di Israele con i dati emersi dall’indagine giornalistica e chiederemo loro ulteriori informazioni”. Pagine Esteri