della redazione
Pagine Esteri, 29 maggio 2024 – Questa mattina si sono aperti i seggi in Sudafrica per le elezioni legislative. 27,6 milioni di elettori registrati voteranno fino alle 21 locali per scegliere 400 deputati che a loro volta eleggeranno il prossimo presidente.
Il voto potrebbe segnare una battuta d’arresto storica per l’African National Congress (ANC), al potere dalla fine dell’apartheid. Dopo 30 anni di dominio politico, l’ANC affronta le elezioni più difficili. I sondaggi d’opinione prevedono che perderà la maggioranza assoluta per la prima volta e scenderà sotto il 50%.
Il presidente 71enne Cyril Ramaphosa spera che il voto porti anche alla sua rielezione. Ma se l’ANC perderà la maggioranza, questo lo costringerà a formare un governo di coalizione per la prima volta, complicando il processo decisionale dell’economia più avanzata dell’Africa.
Ramaphosa era una figura di spicco dell’ANC all’inizio degli anni ’90 e un tempo era noto come discepolo di Mandela. Ha lasciato la politica per diventare un uomo d’affari prima di tornare in campo come vicepresidente del Sud Africa nel 2014. È diventato capo dello stato nel 2018 dopo che Jacob Zuma si è dimesso sotto una valanga di accuse di corruzione.
In questi anni Ramaphosa ha cercato di ricostruire la reputazione dell’ANC combattendo la corruzione ma nel frattempo la disoccupazione è salita al 32% durante la sua presidenza e ha dovuto lottare per contenere la povertà.
Inoltre, una crisi nella produzione e distribuzione di energia elettrica statale ha portato a interruzioni di corrente in tutto il paese che hanno colpito 62 milioni di persone, danneggiando gravemente l’economia e la reputazione dello stesso Ramaphosa sebbene i blackout fossero il risultato della cattiva gestione dell’amministrazione Zuma.
In ascesa, nei sondaggi, è John Steenhuisen, leader del principale partito di opposizione, l’Alleanza Democratica (centrista). “Steenhuisen è sicuramente un politico di esperienza. Se sarà in grado di avere un appeal sulle masse è la grande domanda di queste elezioni”, spiega l’analista Tessa Dooms.
Il DA centrista ha promesso di “salvare” il Sudafrica da quella che definisce la corruzione e la cattiva gestione dell’ANC, ma non si è mai avvicinato alla vittoria nelle elezioni nazionali. Il DA ha ottenuto il 22% nelle ultime elezioni generali del 2019 contro il 62% dell’ANC. Questa volta Steenhuisen ha stipulato un accordo pre-elettorale con i partiti di opposizione più piccoli, sperando che il loro voto possa aiutarlo ad ottenere la maggioranza e a rimuovere l’ANC da potere. Tuttavia questi partiti dovrebbero tutti aumentare la loro quota in modo significativo e ciò è considerato improbabile.
C’è poi l’Economic Freedom Fighters (EFF), cresciuto rapidamente fino a diventare il terzo partito più grande in Parlamento da quando è stato formato nel 2013 da Julius Malema, un ex leader giovanile dell’ANC che è stato espulso dal partito. La sua retorica focosa e di sinistra radicale ha reso il 43enne popolare tra i giovani disoccupati. Efficace è stato il suo messaggio secondo cui l’ANC ha fallito nei confronti dei poveri e dei sudafricani neri. In campagna elettorale è stato più moderato senza però rinunciare alla nazionalizzazione delle miniere e alla ridistribuzione delle terre ai neri poveri.
L’ex presidente Zuma ha aggiunto una nuova dimensione al voto quando ha annunciato che avrebbe voltato le spalle all’ANC che un tempo guidava e sarebbe tornato in politica con un nuovo partito. Non si prevede che il suo partito possa impensierire i primi tre, però eroderà ulteriormente il voto dell’ANC mentre il partito al potere affronta la prova elettorale più severa. L’81enne ex leader gode ancora di sostegno, soprattutto nella sua provincia natale, il KwaZulu-Natal.
Il ritorno di Zuma sulla scena ha sollevato non poche preoccupazioni per la sicurezza delle elezioni. La sua condanna nel 2021 scatenò una settimana di rivolte e saccheggi che causarono la morte di oltre 350 persone nella peggiore violenza in Sud Africa dai giorni dell’apartheid. Pagine Esteri