di Redazione
Pagine Esteri, 14 giugno 2024 – A Erevan, in Armenia, più di 100 persone sono rimaste ferite mercoledì 12 giugno a causa dell’intervento della polizia in assetto antisommossa contro una manifestazione convocata davanti al Parlamento per chiedere le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinian. Sedici persone sono ancora ricoverate negli ospedali della capitale. La polizia, che ha utilizzato anche granate stordenti, ha realizzato anche vari arresti.
Le proteste sono scattate in tutta l’Armenia dopo che il primo ministro ha annunciato l’intenzione di firmare un trattato di pace con l’Azerbaigian, pur affermando la propria contrarietà ad un cambiamento di alcuni articoli della costituzione armena pretesi da Baku. Dopo l’annuncio il premier ha lasciato la capitale mentre decine di migliaia di persone scendevano in piazza, rispondendo all’appello dell’arcivescovo Bagrat Galstanian.
Già lo scorso 10 giugno migliaia di manifestanti avevano manifestato a Erevan per chiedere alle opposizioni di avviare in parlamento una procedura di impeachment nei confronti di Pashinyarmenian, accusato di svendere il paese all’Azerbaigian dopo il cedimento a Baku di quattro villaggi azeri a lungo occupati, nella regione di Tavush.
Nel frattempo il governo armeno ha fatto sapere di avere l’intenzione di abbandonare l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto), un’alleanza militare guidata dalla Federazione Russa che comprende anche Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan e Tagikistan.
«La colpa è di coloro che hanno formato una specie di alleanza i cui membri non stanno soddisfacendo i loro obblighi ma stanno progettando una guerra contro di noi con l’Azerbaigian» ha affermato il premier Pashinyan in un discorso in Parlamento, riferendosi ai crescenti legami tra Mosca e Baku. Pashinyan, affermando che deciderà presto quando uscire dall’alleanza, ha anche definito la CSTO «una bolla i cui membri non adempiono agli obblighi previsti dall’accordo».
Erevan nei mesi scorsi aveva già smesso di pagare la propria quota alla CSTO e aveva disertato sia le ultime esercitazioni militari congiunte e i vertici dell’alleanza. Nel frattempo ha iniziato a partecipare ad alcune esercitazioni congiunte con forze della Nato ed ha firmato dei contratti per l’acquisto di armi dalla Francia e dall’India.
L’Armenia, che pure negli ultimi tempi si è avvicinata agli Stati Uniti e all’Unione Europea, mantiene comunque un patto militare diretto con Mosca e nel suo territorio la Federazione Russa possiede alcune importanti installazioni militari dove sono schierati migliaia di soldati.
Intanto il processo di ritiro delle “forze di pace” russe dispiegate nella regione del Nagorno-Karabakh, ex enclave a maggioranza armena all’interno dell’Azerbaigian ormai abbandonata dai suoi centomila abitanti armeni dopo la vittoria di Baku nell’ultimo conflitto, è stato completato. Lo ha annunciato il ministero della Difesa azerbaigiano sul suo canale Telegram.
Più volte il governo armeno – e non solo – hanno accusato Mosca di non aver mosso un dito per impedire la cancellazione della Repubblica di Artsakh – proclamata dagli armeni dell’Azerbaigian – nel corso delle varie aggressioni militari realizzate negli ultimi anni dal regime azero. Pagine Esteri