della redazione con agenzie e dati ACLED

Pagine Esteri, 27 agosto 2024 –  I colloqui tra delegazioni internazionali su questioni umanitarie sono iniziati a Ginevra, ma gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco duraturo per la guerra cominciata 16 mesi fa in Sudan tra le SAF (Forze armate regolari) e le RSF (le milizie di intervento rapido) non hanno ottenuto finora alcun risultato significativo.

Nel frattempo, le ostilità tra le parti in guerra mostrano pochi segni di attenuazione nello stato del Darfur settentrionale, nonostante le piogge torrenziali e le inondazioni rallentino il ritmo dei combattimenti nel paese e aggravino una crisi umanitaria già terribile. Da parte  loro le RSF hanno lanciato attacchi di droni di alto profilo che hanno preso di mira aree controllate dalle SAF precedentemente considerate sicure e lontane dalle zone di conflitto. Tra questi attacchi c’è stato un tentativo di assassinio del capo dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan il 31 luglio.

La minaccia dall’alto si estende alle aree precedentemente sicure

Da quando è scoppiata la guerra nell’aprile 2023, le SAF ha mantenuto il monopolio degli attacchi aerei. L’area di Khartoum è stata l’obiettivo dei jet da combattimento mentre l’esercito tentava di strappare il controllo della capitale alle RSF. Nonostante controlli diversi aeroporti non operativi, le RSF non hanno un’aeronautica o jet da combattimento. Tuttavia, con l’avanzare della guerra, sia la SAF che la RSF hanno iniziato ad acquisire e schierare vari tipi di droni da combattimento.  Mentre le SAF possedevano già droni immagazzinati presso la Yarmouk Factory for Military Industries, passata sotto il controllo delle RSF nel giugno 2023 entrambe le parti hanno da allora ricevuto rifornimenti dai loro alleati regionali. Numerosi rapporti indicano che l’Iran ha fornito droni alle SAF, mentre gli Emirati Arabi Uniti hanno fornito equipaggiamento alle RSF. Le SAF e gli Emirati hanno negato il loro coinvolgimento.

I droni sono stati utilizzati principalmente per sganciare proiettili e bombe su posizioni mirate, contribuendo ad ampliare significativamente la portata geografica della guerra. Dallo scoppio della guerra, l’istituto ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project) ha registrato oltre 280 attacchi con droni condotti dalle SAF. Quasi tutti questi attacchi, il 98%, sono stati condotti nello stato di Khartoum.  Mentre le SAF utilizzano i droni come arma supplementare per supportare le offensive di terra, le RSF usano i droni con un approccio più strategico mirato a colpire le truppe nemiche in aree precedentemente considerate sicure. Questi attacchi creano un senso di minaccia costante, costringendo le SAF ad allungare le difese.

I dati mostrano che, da maggio, le RSF hanno condotto o tentato attacchi con droni in località che non sono sulla linea del fronte come Shendi nello stato del fiume Nilo, Kosti e Rabak nello stato del Nilo Bianco e Gedaref nello stato di Gedaref. I raid hanno preso di mira campi militari, basi aeree e aeroporti.

La portata dei droni delle RSF è stata messa in luce il 31 luglio, quando il comandante delle SAF, il generale Burhan, è sopravvissuto a un tentativo di assassinio che aveva come obiettivo una cerimonia militare nello stato del Mar Rosso. Mentre Burhan non è rimasto ferito, i due attacchi alla base militare di Jabit hanno ucciso cinque militari, tra cui due delle guardie del corpo di Burhan, e ne avrebbero feriti altri.  Il tentativo di assassinio è avvenuto un giorno dopo che il governo sudanese aveva accettato condizionatamente l’invito degli Stati Uniti a partecipare ai colloqui di cessate il fuoco in Svizzera, che da allora ha respinto.

L’attacco all’interno della base di Jabit, situata in profondità nel territorio controllato dalle SAF e lontano dalle roccaforti delle RSF, sottolinea la portata e la minaccia della guerra dei droni. Questo attentato alla vita di Burhan non è stato un incidente isolato, ma parte di un modello più ampio di attacchi che hanno preso di mira raduni, edifici governativi e basi militari in tutto il Sudan. Le dimensioni ridotte, la facilità di assemblaggio e la semplicità operativa dei droni rappresentano una nuova e formidabile sfida per le SAF, che lottano per rafforzare le loro posizioni.

 

La battaglia in corso per il predominio strategico a El Fasher nonostante le gravi inondazioni e piogge

Le gravi inondazioni attorno alla capitale del Darfur settentrionale, El Fasher, dalla fine di luglio hanno interrotto i movimenti delle truppe, influenzando la capacità di entrambe le parti di condurre le operazioni. Aspettando che le strade si asciugassero, le RSF hanno fatto molto affidamento sui bombardamenti di artiglieria. Allo stesso tempo, le RSF, insieme alle milizie arabe alleate, hanno lanciato nuove offensive volte a sfondare le difese delle SAF e delle alleate Darfur Joint Forces. Ma questi tentativi andati avanti per settimane non hanno avuto successo.

I combattimenti a El Fasher hanno colpito duramente i civili, con almeno 188 persone uccise e 429 famiglie sfollate. Nel mezzo della guerra e delle severe restrizioni all’accesso umanitario, parti del Darfur settentrionale, in particolare il campo per sfollati di Zamzam, sono state spinte alla carestia.  La popolazione di Zamzam, almeno 500.000 persone, ha dovuto affrontare difficoltà estreme con l’intensificarsi del conflitto. Da metà aprile, altre 150.000 persone sono state sfollate a causa dell’intensificarsi della violenza. Si prevede che le condizioni di carestia persisteranno almeno fino alla stagione del raccolto in ottobre, che è anche minacciata da interruzioni o ritardi a causa degli scontri in corso. Pagine Esteri