di Eliana Riva – 

Pagine Esteri, 23 settembre 2024. Un massiccio attacco israeliano sta colpendo, in queste ore, decine di villaggi a sud del Libano. Si contano già decine di morti e centinaia di feriti. Hezbollah ha risposto colpendo due basi militari a nord di Haifa. L’attuale scontro tra Tel Aviv e il gruppo sciita libanese ha avuto inizio dopo l’attacco di Hamas il 7 ottobre e i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, che continuano da quasi un anno. Con un attacco senza precedenti, Israele ha fatto esplodere centinaia di dispositivi elettronici in Libano, il 17 e poi il 18 settembre, causando almeno 37 morti, tra cui bambini, e più di 3.000 feriti. Hezbollah ha lanciato missili contro le postazioni militari israeliane ma dalle prime ore del 23 settembre Israele ha iniziato un bombardamento a tappeto nel sud e nell’area ovest del Paese, colpendo zone abitate ed edifici residenziali. L’esercito della stato ebraico ha lanciato volantini ed effettuato decine di migliaia di telefonate intimando ai residenti libanesi di abbandonare le proprie case e i propri villaggi. L’obiettivo dichiarato è quello di allontanare Hezbollah dalla zona, creando una fascia disabitata larga decine di chilometri lungo tutto il confine con Israele. Non è improbabile che l’Iran e i suoi proxy in Iraq, Siria e Yemen decidano di supportare l’alleato sciita attaccando Israele. La guerra, come si temeva, sta diventano uno scontro regionale su vasta scala che coinvolge diversi Paesi nel Medio Oriente.

Ma cos’è Hezbollah e quali sono i suoi obiettivi politici?

Il movimento, il cui nome significa partito di Dio, è nato in Libano nel 1982. La sua istituzione, ufficializzata solo nel 1985 con la pubblicazione del manifesto programmatico titolato Lettera aperta, rappresenta il culmine dell’ascesa della comunità sciita nel Paese. Il manifesto dichiarava, tra i principali obiettivi, la nascita di uno stato islamico in Libano. Con il passare degli anni il l’organizzazione è riuscita a dimostrare una dinamicità unica nel suo genere all’interno del panorama politico libanese. Il suo manifesto programmatico è stato difatti rivisto e aggiornato e già nella prima metà degli anni ’90 il movimento sviluppò una capillare integrazione all’interno del tessuto socio-politico nazionale, rinunciando agli appelli alla rivoluzione islamista per puntare invece a un’identità trans-confessionale con la quale potesse rappresentare la resistenza dell’intero popolo libanese all’occupazione israeliana del territorio del sud e all’ingerenza dell’asse delle potenze occidentali.