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di Eliana Riva – 

Pagine Esteri, 27 settembre 2024. Nel tardo pomeriggio di venerdì 27 settembre un massiccio attacco aereo israeliano ha completamente distrutto, quasi cancellandoli, sei edifici residenziali nella capitale libanese Beirut. Il bombardamento è di una violenza senza precedenti, sicuramente il primo di questa portata dall’8 settembre 2023, quando è cominciato il confronto missilistico tra Libano e Israele. Una guerra che Hezbollah, il partito sciita libanese guidato da Hassan Nasrallah, ha da subito dichiarato avere l’unico scopo di impegnare parte dell’esercito israeliano al nord come forma di supporto a Gaza, bombardata da Tel Aviv dopo l’attacco di Hamas. Il lancio dei missili sarebbe terminato, ha assicurato Nasrallah, con la firma di un accordo di pace tra Israele e Hamas e la fine degli attacchi alla Striscia. Quasi un anno dopo Tel Aviv ha attaccato Beirut con l’obiettivo di uccidere proprio Nasrallah. L’attentato, però, avrebbe fallito il suo scopo.

Ma cos’è Hezbollah e quali sono i suoi obiettivi politici?

Il movimento, il cui nome significa partito di Dio, è nato in Libano nel 1982. La sua istituzione, ufficializzata solo nel 1985 con la pubblicazione del manifesto programmatico titolato Lettera aperta, rappresenta il culmine dell’ascesa della comunità sciita nel Paese. Il manifesto dichiarava, tra i principali obiettivi, la nascita di uno stato islamico in Libano. Con il passare degli anni il l’organizzazione è riuscita a dimostrare una dinamicità unica nel suo genere all’interno del panorama politico libanese. Il suo manifesto programmatico è stato difatti rivisto e aggiornato e già nella prima metà degli anni ’90 il movimento sviluppò una capillare integrazione all’interno del tessuto socio-politico nazionale, rinunciando agli appelli alla rivoluzione islamista per puntare invece a un’identità trans-confessionale con la quale potesse rappresentare la resistenza dell’intero popolo libanese all’occupazione israeliana del territorio del sud e all’ingerenza dell’asse delle potenze occidentali.

 

La nascita e la fase islamista

Negli anni successivi all’invasione israeliana del Libano del 1978 si preparò l’ascesa della comunità sciita libanese, spinta da un evento internazionale di importanza fondamentale, la rivoluzione iraniana del febbraio 1979 e l’occupazione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran. La rivoluzione servì a cementare l’unione e aumentare la consapevolezza del gruppo sciita Amal ma fu di fondamentale importanza per la nascita e la crescita di Hezbollah, che superò ben presto in numeri e potenza il primo partito sciita libanese.

L’invasione del 1982 avrebbe dovuto capovolgere gli assetti politici e istituzionali del Libano: le uniche forze armate presenti in Libano dovevano essere, secondo i piani israeliani, le proprie e quelle dell’alleato Bashir Gemayel, capo militare delle Falangi libanesi, (il partito Katā’eb), una formazione di ispirazione fascista fondata dal padre Pierre Gemayel. Era lui, Gemayel, il candidato ideale per guidare il “nuovo Libano” disegnato da Israele. L’apparato difensivo dell’OLP fu smantellato.

Hezbollah colmò il vuoto lasciato dalla dipartita dell’OLP e dall’uscita dei combattenti palestinesi assumendo la guida della resistenza libanese contro l’occupazione israeliana. La guerra civile che si scatenò dopo l’invasione israeliana dell’82 si avviò a una risoluzione (non definitiva) con gli accordi di Ta’if i quali prevedevano, tra le misure di ricostruzione, l’estensione della sovranità libanese su tutto il territorio nazionale, cosa che significava dover affrontare l’annoso problema delle milizie e lavorare per un loro disarmo.

La legge per il disarmo entrò in vigore ma non colpì mai Hezbollah, perché il governo non avrebbe mai potuto affrontare da solo la situazione nel sud del Libano. Inoltre, una volta divenuto attore protagonista della vita politica libanese, Hezbollah chiese e ottenere di conservare il proprio braccio armato in quanto unico capace di gestire la resistenza contro Israele. La cosiddetta “società della resistenza”, si metteva a disposizione della collettività, cosa che contribuì fortemente a promuovere Hezbollah come un’organizzazione a servizio dei libanesi.

 

L’ascesa nella vita politica libanese

Nel 1992 si tennero in Libano, dopo 20 anni dalle ultime del 1972, le elezioni parlamentari. Amal e Hezbollah divennero il blocco maggioritario. Hezbollah aumentò il numero dei propri parlamentari nelle le elezioni del 1996 e fece lo stesso nel 2000.

E proprio nel 2000, dopo 22 anni, la resistenza sciita raggiunse un obiettivo storico: Israele si ritirò dal sud del Libano. Continuando però l’occupazione di un territorio ai piedi delle alture del Golan, conosciuto come le fattorie di Sheeba.

 

Il 2001 e l’elenco USA delle organizzazioni terroristiche

Con l’arrivo dell’11 settembre 2001 e la conseguente linea dura degli USA in Medio Oriente, Hezbollah fu aggiunto all’elenco delle organizzazioni terroristiche degli Stati Uniti.

Il 14 febbraio 2005 il premier Rafiq Hariri venne ucciso con una bomba piazzata sul lungomare di Beirut. Un’ondata di proteste, conosciute come la “rivoluzione dei cedri”, travolse il Paese. La Siria, principale sospettato, non poté ignorare la rabbia della popolazione e nel giro di pochi mesi le sue truppe lasciarono il Libano.

L’opposizione chiese che un tribunale internazionale indagasse sull’attentato ad Hariri.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu votò una nuova risoluzione per prolungare la presenza della Forza internazionale di interposizione (UNIFIL) nel sud del Libano e ribadì anche la necessità del ridispiegamento dell’esercito regolare e del disarmo di Hezbollah.

 

La guerra del 2006

Intanto le tensioni con Israele ripresero forti per il controllo delle fattorie Sheeba. Nella primavera del 2006 Israele uccise un responsabile palestinese a Sidone. A luglio Hezbollah riuscì ad organizzare un’incursione in territorio israeliano e a rapire due soldati. L’azione era stata più volte annunciata da Hassan Nasrallah (segretario dal 1992) e l’obiettivo dichiarato era quello di scambiare i soldati con prigionieri del movimento detenuti da Tel Aviv. Il gruppo sciita non si aspettava che la risposta israeliana giungesse così violenta.

Nonostante il potente esercito israeliano combattesse contro una milizia non regolare, venne di fatto sconfitto da Hezbollah che seppe utilizzare la propria conoscenza del territorio e sfruttarla a proprio vantaggio. Ma i danni per il Libano furono enormi.

La frattura tra il movimento e il governo centrale crebbe fino a giungere agli scontri del 2008, durante i quali militanti sciiti attaccarono direttamente l’esercito regolare a Beirut. Tuttavia, le elezioni del 2009 confermarono il risultato ottenuto da Hezbollah nel 2005 e Saad Hariri, figlio di Rafiq, venne nominato primo ministro.

 

Le Primavere arabe e la guerra siriana

Tra il 2010 e il 2011 le Primavere arabe portarono in strada anche la popolazione del Libano, che manifestava per ottenere la fine del sistema confessionale. Ma lo stesso movimento che animava le piazze era al suo interno diviso e l’impatto delle proteste fu limitato. La guerra di Siria ebbe, invece, importanti effetti e aggravò la frammentazione del tessuto politico, soprattutto attraverso la crisi dei rifugiati siriani. L’arrivo dei profughi siriani, soprattutto sunniti, cambiò la composizione confessionale.

Il sostegno sempre più chiaro di Hezbollah al presidente siriano Bashar al-Assad esacerbò la divisione interna. La scelta di campo rappresentava la conferma dell’appartenenza del gruppo sciita all’asse della resistenza che vedeva uniti Iran e Siria nella lotta contro l’imperialismo occidentale. Ma non costò poco al “partito di Dio”, la cui ala armata nel 2013 fu inserita dall’Unione Europea nella lista delle organizzazioni terroristiche.

 

Il Libano in crisi, l’esercito di Hezbollah

In questi anni la crisi del Libano ha continuato a crescere e oggi il Paese si trova ad affrontare una svalutazione spaventosa della propria moneta, interruzioni di elettricità, scarsità di carburante e medicine, povertà dilagante.

Nel 2021 dopo un braccio di ferro con USA e Israele, il “partito di Dio” è riuscito a bypassare le sanzioni americane ottenendo carburante dall’Iran. Washington ritiene che l’Iran abbia stanziato per il gruppo libanese centinaia di milioni di dollari all’anno.

Nel 2022, dopo accuse reciproche e minacce di guerra, Hezbollah ha firmato con Tel Aviv l’accordo mediato dagli Stati Uniti per la demarcazione del confine marittimo tra Israele e Libano e lo sfruttamento del gas dei giacimenti sottomarino di Karish e Qana.

I combattenti a disposizione di Hezbollah sarebbero oggi circa 100.000 in libano.

Per quanto riguarda l’arsenale a disposizione, il “partito di Dio” possiede molti missili a corta, media e lunga gittata. Secondo gli analisti è capace di colpire l’intero territorio israeliano e di attraversarlo fino a giungere il confine con l’Egitto. Poi droni, proiettili, missili anti-nave, terra-aria e razzi anti-carro.

 

Il 7 ottobre 2023

Il 7 ottobre 2023 alcuni combattenti di Hamas e della Jihad Islami sono entrati in Israele, dove hanno ucciso circa 1.200 persone e rapite 250. Da quel giorno Israele ha attaccato la Striscia di Gaza, bombardando a tappeto ogni città e centro abitato, dal nord al sud. Il bilancio delle vittime, in continua crescita è spaventoso: secondo il ministero della salute palestinese, al 7 agosto 2024 sono 39,677 i palestinesi uccisi nella Striscia, 91,645 i feriti, la maggior parte sono donne e bambini.

Hezbollah si è subito organizzato per supportare l’alleato palestinese e ha spostato truppe a sud del Libano, al confine con Israele, dove è cominciata una guerra con lancio di razzi e droni che mese dopo mese è diventata più letale. Israele ha più volte colpito la capitale Beirut e compiuto omicidi mirati all’interno del territorio libanese. Il 27 luglio 2024 un razzo ha colpito la cittadina drusa di Majdal Shams, nel Golan occupato, uccidendo 12 bambini in un campo di calcio. Israele ha incolpato il nemico sciita il quale ha negato ogni coinvolgimento. Tel Aviv ha bombardato a Beirut l’edificio in cui si trovava Fouad Shukur, uno dei leader di Hezbollah, uccidendolo. Il 31 luglio anche il leader di Hamas Ismail Haniye è stato assassinato mentre si trovava in un appartamento in Iran, in occasione della nomina del nuovo presidente, Masoud Pezeshkian, succeduto ad Ebrahim Raisi, la cui morte rimane quantomeno sospetta.

Da quel momento sia Hezbollah che l’Iran hanno giurato vendetta e una terribile “punizione” per Israele che potrebbe giungere in qualsiasi momento e da qualunque lato. Anche gli Houthi, alleati yemeniti membri del fronte anti-Israele potrebbero unirsi all’attacco, nonostante le lunghissime distanze (un drone Houthi ha ucciso a luglio una persona a Tel Aviv).

Nelle ultime settimane gli attacchi israeliani si sono moltiplicati. Tel Aviv ha colpito numerosi leader militari di Hezbollah, uccidendoli mentre erano in automobile, a bordo di motociclette o nelle proprie abitazioni. Agli attacchi Hezbollah ha risposto colpendo basi militari nel nord di Israele. Il 17 settembre, in un attacco senza precedenti, centinaia di cercapersone utilizzati da membri del partito sciita sono esplosi contemporaneamente, causando 12 vittime, tra cui una bambina di 9 anni, e ferendo migliaia di persone. Nonostante Israele non abbia ufficialmente rivendicato gli attentati, l’inserimento delle cariche esplosive porta la firma del Mossad, i servizi segreti dello stato ebraico.

Il giorno successivo nuove esplosioni hanno riguardato diversi tipi di dispositivi, tra cui walkie talkie, apparecchi per l’energia solare e per il riconoscimento facciale. Sono stati almeno 25 i morti e centinaia i feriti. Le esplosioni sono avvenute tra la folla, nei bar, nelle automobili o nelle abitazioni, causando incendi e coinvolgendo un grandissimo numero di civili. Gli ospedali, già a corto di medicine, hanno faticato a rispondere a tutte le emergenze. Durante il discorso del leader di Hezbollah, Nasrallah, gli aerei israeliani hanno sorvolato Beirut, rompendo il muro del suono e sparando flare. In risposta, Hezbollah ha colpito due basi militari israeliane. La mattina di lunedì 23 settembre Tel Aviv ha fatto decollare centinaia di aerei da guerra che hanno colpito duramente e incessantemente il Libano, sia a sud che la zona ad est, compresi villaggi ed edifici civili, causando centinaia di morti e feriti. Pagine Esteri