di Davide Matrone
Pagine Esteri, 11 ottobre 2024 – Dal 27 al 29 giugno del 2024 nella capitale honduregna di Tegucigalpa si è realizzato il XXVII Foro di Sao Paulo che ha aggruppato i partiti della sinistra di 27 paesi dell’America Latina.
I partecipanti si sono uniti sotto il richiamo all’unità delle sinistre latinoamericane per fronteggiare le grandi sfide del pianeta come: la migrazione, la crisi climatica ed energetica, la violenza, la disuguaglianza e l’avanzare dei neofascismi in tutto il mondo. Il nemico da contrastare, a partire dalle prossime elezioni continentali sono: il paradigma di sviluppo neoliberista e i neofascismi che avanzano in Europa ma anche nel continente americano. La condizione sine qua non per il raggiungimento di questi successi è costruire la più ampia unità nella diversità dei partiti e dei movimenti rivoluzionari di sinistra e progressisti, dei movimenti sociali e popolari, dell’intellettualità progressista e di sinistra all’interno di ogni organizzazione, territorio e paese del continente, cosí come viene sancito nel punto 27 della dichiarazione finale del XXVII Foro di Sao Paolo del 29 giugno 2024.
L’unità della sinistra in Uruguay per battere la destra e il neoliberismo
Il documento finale del Foro di Sao Paulo, ratificato dal Gruppo Puebla, dall’Internazionale Progressista e dalla CELAC Sociale tra gli altri, ha generato un dibattito politico all’interno della sinistra e dei movimienti sociali del continente con l’obiettivo di tradurlo nella pratica a partire dalle prossime sfide elettorali. Il primo banco di prova è rappresentato dalle elezioni presidenziali e parlamentarie dell’Uruguay il prossimo 27 ottobre. Tuttavia, secondo il giornalista Daniel Gatti del settimanale La Brecha di Montevideo contattato da Pagine Esteri, ha dichiarato che il Foro di Sao Paulo dello scorso giugno – in quest’occasione – non ha avuto una grande influenza nel processo unitario della sinistra in Uruguay. Inoltre, non vede purtroppo una grande mobilitazione e pressione della società civile verso il Frente Amplio che si è spostato verso il centro e che addirittura ha smobilitato e frammentato la stessa società civile uruguagliana, ha avvertito il giornalista uruguagliano.
Nonostante tutto, il Frente Amplio è riuscito ad unire 18 soggetti politici che rappresentano gran parte della sinistra del paese che va dai riformisti e progressisti dell’Asamblea Uruguay, Alianza Progresista, Partido Socialista, Nuevo Espacio, Vertiente Artiguista e Partido Demócrata Cristiano al socialismo libertario, cristiano e ambientalista del IR, Agrupación Brazo Libertador e infine alla sinistra comunista, marxista e trotskista del Partido Comunista, la izquierda del Partido Socialista, Partido Obrero Revolucionario e il Movimiento de Participación Popular. Quest’ultimo, fondato da ex guerriglieri del Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, il cui leader è Pepe Mujica (ex presidente dell’Uruguay) è oggi la componente maggioritaria del Frente. Conta con 24 dei 42 rappresentanti alla Camera e 5 senatori su 13 presenti oggi nel Senato della Repubblica. Tuttavia, sempre secondo Daniel Gatti, oggi nel Frente Amplio le componente radicali non hanno maggior peso rispetto a quelle riformiste che mirano al centro del panorama político dell’Uruguay. Quantunque ci sia questo accentramento del Frente Amplio, bisogna dire che continua ad avere un buon dialogo coi sindacati che oggi rappresentano un soggetto sociale e politico che in un certo qual senso pressiona il Frente Amplio su temi del mondo del lavoro.
Il referendum promosso dai sindacati contro la Riforma delle Pensioni e del Lavoro.
Il 27 ottobre non solo si voterà per eleggere il nuovo Parlamento e il neo Presidente della Repubblica. C’è in gioco anche un importante Referendum Popolare Abrogativo promosso dalle sigle sindacali del PIT – CNT che pretendono di sostituire l’articolo 67 della Costituzione della Repubblica per una nuova versione. La Corte Elettorale dell’Uruguay ha infatti accolto le 276.171 mila firme, pari al 10% della lista elettorale per dare luce verde al plebiscito popolare. Questo referendum è stato indetto dalla Centrale Sindacale Unica dell’Uruguay che include El Plenario Intersindical de Trabajadores – Convención Nacional de Trabajadores, contro la Riforma del Governo sulle Pensioni che aveva innalzato l’età pensionabile dai 60 ai 65 anni e che aveva anche esteso i fondi pensioni a tutti i nuovi lavoratori che entravano al mercato lavorativo.
Fino alla nuova riforma, il sistema previdenziale uruguaiano consentiva che il 15% del salario del lavoratore contribuisse al sistema pensionistico, il 7,5% andasse al BPS (Banca della Previdenza Sociale) e il 7,5% alle AFAP (Amministratrici dei fondi di risparmio previdenziali). Invece con la riforma, già in vigore dallo scorso aprile del 2023, son cambiate le percentuali in questo senso: il 10% va al BPS e solo il 5% alle AFAP. Inoltre, è stato modificato il calcolo pensionistico basato solo sugli ultimi migliori 20 anni salariali e non su tutti. Una serie di riforme chiaramente neoliberiste che hanno attivato le opposizioni nel Parlamento con il Frente Amplio e nelle piazze coi sindacati del PIT – CNT che da allora hanno convocato una serie di mobilitazioni come l’ultima lo scorso 24 settembre che ha bloccato l’intera capitale. Il Referendum dei sindacati ha aiutato ad incrementare il malcontento contro il governo di Lacalle Pou indirizzando i voti verso il centro – sinistra che molto probabilmente ritornerà a guidare il paese.
I sondaggi elettorali e la probabile vittoria del Frente Amplio
Il Frente Amplio, in queste elezioni ha serie possibilità di riconquistare la Presidenza della Repubblica dopo i 5 anni di governo della destra. Oggi i candidati Yamandú Orsi e Carolina Cosse potrebbero essere i neo – governatori del paese però solo dopo il ballottaggio. Secondo i risultati di queste due ultime settimane, dei principali Istituti di Sondaggi elettorali dell’Uruguay come Equipos, Cifra, Factum, Opción y Radar il candidato Orsi del Frente Amplio guida con un 44%, mentre il candidato Delgado del Partido Nacional di Lacalle Pou si attesta al 24%, al terzo posto il candidato Ojeda del Partido Colorado con il 14% e via gli altri. C’è al momento un 13% di elettori ancora indecisi che potrebbero, a questo punto, decidere quale sia il candidato che sfiderà Orsi al ballottaggio. Un dato sembra certo, a 20 giorni dalle elezioni la probabile coalizione tra Partido Nacional e Partido Colorado e gli altri due partiti minori della destra raccoglierebbero un 41% dei consensi contro il 44% del FA.
Analizzando il trend si osserva una stabilità nell’intenzione di voto per il Frente Amplio che oggi è al 44%, invece il Partido Nacional registra un – 9% dal mese di giugno ad oggi, mentre infine si registra un incremento del + 8% del Partido Colorado dal mese di febbraio ad oggi. L’elettorato di destra non premia la gestione del Presidente in carica e quindi del suo partito (Partido Nacional) spostando i voti verso il partito della destra moderata (Partido Colorado). L’ultimo dato che emerge dagli ultimi sondaggi è un lieve aumento del partito degli indecisi che vede un trend positivo +2%.
Un altro elemento da verificare è quello relativo alla nuova conformazione del Senato della Repubblica dell’Uruguay che vedrebbe 47 senatori per il Frente Amplio, 27 senatori per il Partido Nacional, 15 senatori per il Partido Colorado, 5 senatori per il partito Cabildo Abierto, 2 senatori per il Partido Independiente (alleato del Frente Amplio) e 4 senatori indipendenti. Secondo la legge elettorale uruguagliana, che applica il famoso Sistema D’Hondt per l’assegnazione dei seggi, il Frente Amplio con questi voti e con questa dispersione di voti, potrebbe addirittura conquistare la maggioranza assoluta nel parlamento che gli garantirebbe di governare con stabilità per i prossimi 5 anni. Pagine Esteri