Redazione
Pagine Esteri, 18 ottobre 2024 – La polizia federale brasiliana ha richiesto ieri l’estradizione di decine di persone che si sono rifugiate in altri paesi dopo aver partecipato all’assalto dei più importanti edifici governativi l’anno scorso, nel corso di un tentativo di imporre con la forza la permanenza al potere dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, sconfitto dal candidato di centrosinistra Lula da Silva nel ballottaggio.
La polizia di Brasilia ha inviato la sua richiesta al giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, che a sua volta l’ha inoltrata al Ministero della Giustizia che a sua volta dovrà girare le domande di estradizione agli stati dove si sono rifugiati i golpisti.
Una fonte ha affermato che la richiesta ha come obiettivo 63 persone, la maggior parte delle quali si troverebbe nella vicina Argentina, protette dal governo di estrema destra guidato dal presidente Javier Milei.
Intanto il giudice De Moraes, che dirige le indagini sull’assalto agli edifici governativi di Brasilia dell’8 gennaio 2023, ha vietato al resto dei sospettati e dei condannati, rimasti nel paese, di lasciare il Brasile.
Ma oltre 200 imputati hanno deliberatamente violato le misure cautelari o sono fuggiti all’estero. Decine di indagati o condannati sono stati però arrestati negli stati di Espirito Santo, San Paolo, Mato Grosso do Sul, Minas Gerais, Bahia, Paranà e nel Distretto Federale. Sono per lo più accusati di reati come tentativo di colpo di stato, istigazione delinquere e distruzione di proprietà protette.
L’ex presidente Bolsonaro, egli stesso destinatario dell’indagine, e i suoi alleati negano ogni illecito e affermano di essere vittime di una persecuzione politica, riecheggiando quanto affermato anche dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ispiratore di un analogo assalto al Campidoglio di Washington per impedire l’insediamento di Joe Biden.
Bolsonaro ha ripetutamente seminato dubbi sull’affidabilità del sistema di voto brasiliano, non ha mai ammesso la sconfitta nelle elezioni presidenziali dell’ottobre 2022 e ha rifiutato di presenziare al giuramento del presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Pagine Esteri