di Davide Matrone –
Pagine Esteri, 28 ottobre 2024. Un primo dato di queste elezioni è già certo: il fallimento dei due quesiti referendari costituzionali che non hanno raggiunto il quorum richiesto del 50% + 1. Secondo i risultati al momento la partecipazione è intorno al 40% e sarà molto difficile che cambi fino alla conclusione dello scrutinio. Tuttavia nel referendum sulle perquisizioni notturne vince il Sì, mentre quello sulla riforma previdenziale vince il No. Tra i promotori del referendum sulla sicurezza, Carlos Camy, del Partido Nacional, ha già dichiarato di rispettare i risultati e la volontà popolare. Per il referendum sulla previdenza sociale c’è altrettanto rispetto per i risultati ma sconforto nelle basi sindacali che si erano prodigate molto per questa sfida politica.
C’è stata un’alta partecipazione degli aventi diritto, che va oltre il 90%. “In Uruguay la partecipazione elettorale in generale è sempre molto alta. Anche nelle elezioni passate del 2019 è stata del 90%”, ci dichiara Daniel Gatti del settimanale Brecha di Montevideo, contattato da Pagine Esteri. L’Uruguay, secondo studi realizzati dal Centro Strategico Latinoamericano di Geopolitica (CELAG in spagnolo), è il paese che registra la più alta partecipazione alle elezioni con il 90.13%. Ricordiamo però che l’Uruguay è tra gli undici paesi del continente che prevede l’obbligatorietà al voto ed una sanzione di 12 euro.
Daniel Gatti, inoltre, dichiara che la vittoria al ballottaggio non sarà scontata per il Frente Amplio ed aggiunge che il risultato di oggi non è un buon risultato per la coalizione di centro-sinistra. Il clima e i sondaggi dei giorni precedenti presagivano altri scenari. “Se si dovessero confermare questi risultati, addirittura avremmo una maggioranza del governo instabile perché il Frente Amplio governerebbe con la maggioranza al Senato mentre nell’altra Camera dei Rappresentanti la coalizione di destra avrebbe la maggioranza. È un panorama abbastanza deprimente” avverte nuovamente il giornalista di Brecha. Per il Frente Amplio sarà un mese molto duro per poter ritornare al governo del paese dopo 4 anni di neoliberismo con il presidente in carica Luis Lacalle Pou.
L’addio di Pepe Mujica
In queste elezioni presídenziali si è registrato un evento storico per la politica Uruguagliana e del continente: l’ultimo saluto di Pepe Mujica, già senatore e Presidente della Repubblica dell’Uruguay dal 2010 al 2015. Pepe Mujica è stato per l’Uruguay un militante e politico che ha segnato la storia degli ultimi 40 anni del paese. Durante un incontro pubblico del Frente Amplio a Montevideo, Mujica ha lasciato il testimone al suo delfino Yamandú Orsi, oggi in corsa per la conquista di un posto da presidente nella Torre Ejecutiva. L’ex lider dei Tupamaros nel suo ultimo discorso ha dichiarato che degli ultimi 40 anni questa è stata la sua prima volta in cui non ha potuto partecipare direttamente ad una elezione. Nonostante la malattia in stato avanzato, Pepe Mujica non ha voluto mancare al suo ultimo appuntamento con il suo popolo affermando che la lotta per un mondo migliore deve continuare. Dal palco ha ringraziato la sua compagna di tutta una vita, Lucia Topolansky e ha concluso il suo intervento con parole toccanti che hanno emozionato e commosso tutti i presenti: “io sono un anziano che se ne va. Per sempre. Vi do il mio cuore”.
I primi risultati
Le elezioni si sono svolte ieri, 27 ottobre in Uruguay per eleggere il nuovo Presidente e Vicepresidente della Repubblica e i 129 parlamentari delle due Camere dell’Assemblea Generale per il periodo 2025 – 2030. Inoltre, si è votato per due quesiti referendari costituzionali di cui uno sulla previdenza sociale e l’altro su temi di sicurezza interna. Il primo promosso dalla Centrale Nazionale dei Lavoratori dell’Uruguay (PIT – CNT sigla in spagnolo) e da alcuni settori del Frente Amplio con l’obiettivo di modificare l’articolo 67 della Costituzione e l’altro sulla possibilità di permettere alle forze dell’ordine di fare perquisizioni notturne promosso dai partiti della destra del Partido Nacional, Partido Colorado e Partido Cabildo Abierto con lo scopo di modificare l’articolo 11 della Costitizione della Repubblica. “La giornata elettorale si è svolta senza nessun problema e con la massima trasparenza”, si legge nel comunicato della delegazione degli osservatori internazionali che confermano, inoltre, la forte tradizione democratica del paese sudamericano.
I primi scrutrini, che vanno molto a rilento, dopo un 70% di sezioni scrutinate vedono il candidato Yamandú Orsi del Frente Amplio (coalizione di centro- sinistra) avanti con il 44.2% dei voti ed il candidato Álvaro Delgado del Partido Nacional (destra) al 29.7%. Al terzo posto il candidato del Partido Colorado al 17.5%. Quindi il dato certo è: a contendersi la Presidenza della Repubblica dell’Uruguay il prossimo 24 novembre saranno Yamandú Orsi ed Álvaro Delgado, non avendo ottenuto la maggioranza dei voti come stabilisce l’articolo 151 della Costituzione della Repubblica Orientale dell’Uruguay. Infatti, nel caso in cui nessuno dei partiti abbia raggiunto la maggioranza dei voti assoluti emessi (il 50% + 1 dei voti), l’elezione dovrà definirsi nel ballottaggio tra i due candidati più votati.
Fin qui i risultati espressi per i singoli partiti sono i seguenti: il partito del Frente Amplio 687.061 voti, il Partido Nacional 460.968, il Partido Colorado 271.570 ed il Partido Cabildo Abierto 39.240 voti. Con questi risultati la coalizione di centro destra, composta dal Partido Nacional, Partido Colorado e Partido Cabildo Abierto raccoglierebbe 711.970 voti e cioé quasi 85 mila voti in più del Frente Amplio. Questo gli consentirebbe di avere una maggioranza di parlamentari alla Camera dei Rappresentanti composta da 99 deputati, mentre il Frente Amplio conquisterebbe 16 su 30 senatori e quindi la maggioranza al Senato. Pagine Esteri