di Eliana Riva – 

Pagine Esteri, 12 novembre 2024. Il campionato di calcio palestinese è stato cancellato. Gli atleti di Gaza non possono uscire dalla Striscia, diversi di loro sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani, le squadre sono disperse e le strutture sportive distrutte o rese inagibili. La nazionale di calcio ha perso numerosi atleti e in Cisgiordania gli allenamenti sono resi difficili o impossibili dalle limitazioni agli spostamenti dettate da Israele.

Nonostante ciò, la Federazione calcistica palestinese (PFA) ha deciso di non abbandonare le competizioni internazionali e di far di tutto, anzi, per qualificarsi alle fasi finali della Coppa del mondo 2026. Sarebbe la prima volta nella sua storia.

Anche prima dell’inizio della guerra gli atleti palestinesi sotto occupazione affrontavano enormi difficoltà. Dopo il 7 ottobre la Federazione ha dovuto però sospendere qualsiasi attività nei Territori palestinesi, riuscendo comunque in un’impresa senza precedenti: l’accesso alla terza fase delle qualificazioni. Senza precedenti era stata anche la qualificazione agli ottavi di finale, a gennaio, in Coppa d’Asia. Il formato ampliato dei mondiali del 2026 allargherà l’accesso alle finali da 32 a 48 squadre e questa novità regala nuova speranza alle formazioni più piccole, come quella palestinese.

“Le restrizioni sul nostro movimento e le politiche soffocanti degli israeliani hanno paralizzato tutto”, ha dichiarato Jibril Rajoub, il presidente della Federazione calcistica palestinese a Reuters. “Abbiamo sospeso tutto, compreso il campionato nazionale, ma nonostante ciò abbiamo insistito per continuare la nostra partecipazione alle competizioni, e questo include la qualificazione alla Coppa del Mondo. Abbiamo un grave problema perché non siamo riusciti a portare nessun atleta da Gaza e decine di loro hanno perso la vita. Nella Striscia tutte le strutture sportive sono state distrutte, compresa la maggior parte dei club, gli stadi. In Cisgiordania, ci stanno soffocando, non possiamo fare nulla. Ma siamo determinati e ci impegneremo per riuscire nel nostro scopo”.

Nella Palestina occupata sei squadre di calcio israeliane sono incluse nella lega calcistica di Tel Aviv e hanno il permesso di giocare e di allenarsi. Sono team di coloni israeliani che occupano la Cisgiordania palestinese in maniera illegale per il diritto internazionale. Israele consente loro di spostarsi, allenarsi e di organizzare competizioni. Lo stesso diritto non è garantito per le formazioni palestinesi. La nazionale, ad esempio, ha potuto riprendere la preparazione atletica a dicembre 2023 ma solo grazie all’ospitalità di Algeria e Arabia Saudita. A maggio di quest’anno, la Federazione calcistica palestinese ha chiesto formalmente alla FIFA di sospendere Israele per violazioni del diritto internazionale, discriminazione contro i giocatori arabi e l’inclusione, nella sua lega, dei club situati nel territorio palestinese sotto occupazione. Nella sua richiesta la PFA ha dichiarato che la presenza di sei squadre israeliane nei Territori palestinesi occupati rappresenta una violazione del codice etico della FIFA, invitando l’organizzazione internazionale a stare “dalla parte giusta della storia”.  Non si tratta della prima richiesta presentata: da circa un decennio l’organizzazione calcistica palestinese chiede all’organo mondiale di intervenire in merito alle discriminazioni operate da Israele nei confronti delle squadre palestinesi.

Dopo la richiesta di maggio, la Federazione mondiale ha rimandato più volte il pronunciamento, fino al 3 ottobre 2024, quando con una dichiarazione ha fatto sapere che non sospenderà Israele ma affiderà a una commissione indipendente il compito di “indagare” sulle accuse di discriminazione mosse dalla PFA alle federazione di Tel Aviv. Il presidente Gianni Infantino ha dichiarato che “La violenza in corso nella regione conferma che, come affermato al 74° Congresso FIFA, abbiamo bisogno di pace. Poiché rimaniamo estremamente scioccati da ciò che sta accadendo, e i nostri pensieri sono con coloro che soffrono, esortiamo tutte le parti a ripristinare la pace nella regione con effetto immediato”. Nel 2022 la FIFA ha bandito la Russia quattro giorni dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. In una dichiarazione a luglio la Federazione palestinese ha fatto sapere che a Gaza 343 atleti sono stati uccisi dal 7 ottobre 2023, tra cui 242 calciatori. Come Ahmad Abu al-Atta, difensore dell’Al-Ahly Gaza, ucciso insieme a sua moglie e i suoi due figli da un bombardamento che ha colpito la sua casa. O come l’arbitro internazionale Hani Mesmeh, deceduto in seguito alle ferite riportate durante un raid. O il calciatore Mohammed Barakat, ucciso in un attacco aereo israeliano a Khan Younis a marzo, e l’assistente arbitro internazionale della FIFA Mohammed Khattab, ammazzato insieme a sua moglie e ai suoi quattro figli durante un assalto israeliano nel quartiere di Deir Al Balah. Tra le 43.000 vittime dei bombardamenti e i 100.000 feriti ci sono atleti, arbitri e dirigenti sportivi, denuncia Rajoub, che è anche Direttore del Comitato olimpico.

La nazionale palestinese in corsa per le qualificazioni ai mondiali non potrà ospitare a Gerusalemme le squadre avversarie ma dovrà farlo in “territorio neutrale”. Le limitazioni agli spostamenti impediscono, inoltre, ai tifosi di seguire la propria squadra che gioca in trasferta anche quando le partite dovrebbero essere giocate formalmente “in casa”. Sono passati 5 anni dall’ultima volta che ai palestinesi è stato permesso di ospitare i propri avversari a Gerusalemme. Diverso è il discorso per i supporter e gli ultrà delle varie squadre israeliane che partecipano regolarmente alle competizioni internazionali, compresa l’Europa League.

In seguito alle violenze di Amsterdam dopo il match tra l’Ajax e la squadra israeliana Maccabi Tel Aviv, la giornalista israeliana Orly Noy, ex direttrice della rivista +972, ha scritto in un post su X: “Quello che ho da dire sulla violenza, sui tifosi e sul calcio è che fino al genocidio a Gaza, le squadre Etihad Shuja’ya, Khadmat Rafah, Etihad Khan Yunis, Shabab Rafah, Ahli Gaza e Halal Gaza erano attive, e che molte, molte migliaia di loro fan sono ora sepolti sottoterra o in rovina”. Pagine Esteri

 

La nazionale palestinese, 95esima del ranking mondiale, potrebbe riuscire ad avanzare fino alla prossima fase di qualifica ottenendo un terzo o un quarto posto nel proprio girone. Il 14 novembre giocherà fuori casa contro l’Oman (che è al quarto posto con un solo punto di distacco) e il 19 ospiterà “in casa” la Corea del Sud ad Amman, in Giordania. Pagine Esteri