di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 18 dicembre 2024 – Durante la campagna elettorale che il 19 novembre 2023 lo avrebbe condotto alla vittoria, il candidato presidente dell’estrema destra liberista aveva promesso di risolvere i problemi del paese a colpi di motosega. Effettivamente, nel primo anno di governo Javier Milei non si è risparmiato ed è intervenuto pesantemente sull’economia e il quadro normativo argentino.
I nemici giurati del “loco” (il pazzo), contro i quali si è accanito nei suoi primi dodici mesi da presidente, sono la spesa pubblica, i poveri, i pensionati, i disoccupati, i lavoratori dipendenti in generale. Manifestando immediatamente i propri intenti, in sede di formazione del governo Milei ha eliminato 12 ministeri su 20, tra i quali quelli dell’Uguaglianza, dello Sviluppo Sociale, dell’Ambiente, della Cultura e dei Lavori Pubblici, e poi ha realizzato il più grande taglio di bilancio nella storia dell’Argentina. In più, ha inventato il Ministero della Deregolamentazione Statale, affidato a Federico Sturzenegger, un economista pupillo di Elon Musk.
Tra i risultati che il leader del movimento populista reazionario “La libertad avanza” può rivendicare di aver centrato, diventando l’orgoglio dell’alt right di tutto il pianeta, c’è sicuramente il contenimento dell’inflazione, che quando Milei prese possesso della Casa Rosada era pari al 25,5% (mensile). A novembre l’aumento – sempre mensile – dei prezzi era crollato al 2,4%, al termine di un anno che ha comunque visto un’inflazione pari al 112%. Inoltre è riuscito a stabilizzare il cambio tra il Peso e il Dollaro, ad ottenere per la prima volta dopo anni un avanza primario e a ridurre il deficit.
“El loco”, sorretto da una popolarità che oscilla tra il 52 e il 54%, festeggia le mete conseguite, mentre accusa le opposizioni e i massimi organismi giudiziari di sabotare l’approvazione di alcune delle misure legislative ed economiche neoliberiste da lui promosse. Comunque Milei è riuscito a farsi approvare un pacchetto “lacrime e sangue” ricorrendo anche ai “Decreti di necessità e urgenza” che gli hanno permesso di bypassare il parlamento dove il suo partito ha una rappresentanza inferiore al 15%.
Ovviamente, la propaganda della destra argentina e dei suoi alleati – in prima fila c’è l’italiana Giorgia Meloni – nasconde le terribili conseguenze sociali prodotte dalle politiche di aggiustamento del presidente. Ad esempio sul fronte dell’occupazione: Milei ha licenziato 34 mila impiegati statali, ha bloccato gli scatti automatici in busta paga a quelli superstiti ed ha mandato in fumo circa 260 mila posti di lavoro, soprattutto nell’edilizia, nell’industria e nel commercio.
Meglio sono andate solo le attività del settore primario – agricoltura, allevamento, miniere e pesca – in un paese che esporta materie prime destinate ad imprese e multinazionali straniere.
Nel frattempo il tessuto produttivo soffre sempre più, stroncato dalla liberalizzazione delle importazioni, le attività di trasformazione chiudono e la povertà avanza a passi da gigante. Nell’ultimo anno nel paese sudamericano si contano addirittura cinque milioni di nuovi poveri, su un totale che ha raggiunto quota 25 milioni.
Secondo un rapporto dell’Università Cattolica Argentina (UCA) la povertà interessa ormai più del 50% degli argentini.
Sono soprattutto i bambini e i minori a subire le conseguenze del massiccio taglio di sussidi e aiuti sociali. Secondo i dati dell’Istituto di Statistica e Censimento di Buenos Aires, ben il 66% dei bambini con meno di 14 anni – 7,2 milioni in totale – vive sotto la soglia di povertà. Anche gli anziani – colpiti dai tagli o dalle mancate rivalutazioni delle pensioni – soffrono la motosega di Milei, con un tasso di povertà del 29,7% tra chi ha superato i 65 anni.
Le rilevazioni del Centro di Economia Politica Argentino (Cepa) dicono che il consumo medio di carne bovina è sceso ad ottobre dell’11,2% rispetto ad un anno prima, mentre quella dell’erba mate del 9,2.
I consumi si sono fortemente contratti e il paese soffre ora la recessione. D’altronde, mentre una piccola percentuale della popolazione si arricchisce, la stragrande maggioranza perde potere d’acquisto. Se è vero che l’inflazione è stata stroncata, è anche vero che salari e pensioni non sono stati rivalutati mentre la sfilza di privatizzazioni di numerosi servizi prima pubblici, del gigante petrolifero YPF e della compagnia di bandiera, ha causato un netto aumento delle tariffe. Ad esempio, i biglietti degli autobus sono decuplicati e la bolletta del gas è aumentata improvvisamente di sette volte.
I lavoratori del settore privato in genere riescono a stare al passo, ma non i dipendenti del martoriato settore pubblico, i lavoratori autonomi e i pensionati.
Le misure decise da Milei e dai suoi hanno generato una forte risposta politica, sociale e sindacale. Le piazze si sono riempite in occasione di due scioperi generali, grazie alle mobilitazioni studentesche contro i tagli all’istruzione pubblica e dei lavoratori in pensione. Il governo ha fatto ampio ricorso ad una repressione spesso indiscriminata che è riuscita a circoscrivere l’opposizione, mentre una parte importante dell’opinione pubblica si fida ancora del “presidente antisistema” o sospende quantomeno il giudizio, in attesa di vedere un miglioramento delle proprie condizioni di vita dopo i risultati vantati dalla destra nel campo della macroeconomia.
Molti argentini, soprattutto maschi, non vedono la macelleria sociale causata dalla motosega di Milei, e anzi apprezzano i toni esagitati ed esagerati dell’economista di origini italiane che non ha mancato di negare i crimini della dittatura militare responsabile di decine di migliaia di morti e desaparecidos, o di manifestare un odio etnico e di classe nei confronti dei popoli indigeni – in primis i Mapuche – e degli immigrati.
Intanto, però, il degrado della vita economia e sociale è arrivato al punto che gli ospedali non riescono neanche a trovare i medicinali essenziali da somministrare ai propri degenti. Ma l’inquilino della Casa Rosada non se ne cura. In un anno “el loco” ha fortemente avvicinato l’Argentina a Israele, agli Usa e alla Nato, ha schierato il paese nel novero dei paesi che sostengono il negazionismo climatico ed ha abbassato a 18 anni l’età per ottenere il porto d’armi.
«Quest’anno avete già conosciuto la motosega, ma ora arriverà una motosega profonda» ha promesso Milei in un discorso al paese nel primo anniversario del suo insediamento, avvenuto il 10 dicembre 2023, mentre il Fondo Monetario Internazionale celebra il nuovo beniamino dell’austerità. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria