della redazione
Pagine Esteri, 18 dicembre 2024 – Ankara continua ad ammassare truppe, reparti mercenari dell’Esercito nazionale siriano (Ens), mezzi corazzati e pezzi di artiglieria nei pressi di Kobane in preparazione di un’invasione della città curda protagonista nel 2014 di una eroica resistenza all’attacco dei miliziani dello Stato islamico. Il ministro degli Esteri Hakan Fidan infatti ha avvertito che “Le Ypg e Ypj curde dovranno sciogliersi o saranno sciolte. I membri stranieri devono lasciare il Paese, i dirigenti abbandonare la Siria, e i militanti deporre le armi per integrarsi nella nuova società siriana, sotto la gestione di Damasco in collaborazione con l’autorità internazionale”. L’attacco potrebbe scattare già nelle prossime ore.
Il leader delle Forze democratiche siriane (Sdf) guidate dai curdi ieri ha proposto una zona demilitarizzata intorno a Kobane. “Riaffermando il nostro fermo impegno a raggiungere un cessate il fuoco completo in tutta la Siria, annunciamo la nostra disponibilità a proporre l’istituzione di una zona demilitarizzata nella città di Kobane, con il ridispiegamento delle forze di sicurezza sotto la supervisione e la presenza americana”, ha scritto Mazloum Abdi su X.
Le Sdf accusano Ankara di aver pianificato un attacco in massa contro a Kobane, approfittando degli sconvolgimenti in atto in Siria. Gli Stati uniti, alleati delle milizie curde in Siria, non sono andati oltre vaghe rassicurazioni e l’ultima missione del Segretario di stato Blinken in Turchia si è conclusa senza risultati apprezzabili. Washington però sostiene di aver mediato un’estensione del cessate il fuoco tra combattenti filo-turchi dell’Ens e curdi nella città-chiave di Manbij.
Il Wall Street Journal ieri riferiva di una lettera riservata inviata da Ilham Ahmed, funzionaria dell’amministrazione civile del Rojava, al presidente eletto statunitense Donald Trump. Nel documento, inviato il 16 dicembre, Ahmed denuncia che l’obiettivo di Ankara è di «stabilire un controllo di fatto del nostro territorio» prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, previsto per il 20 gennaio. Ahmed conclude spiegando che «se la Turchia procederà con l’invasione le conseguenze saranno catastrofiche». Un’invasione turca di Kobane costringerebbe alla fuga di oltre duecentomila persone.
L’ascesa dei jihadisti in Siria, sostenuta dalla Turchia, ha favorito in ogni aspetto i disegni di Ankara, a cominciare da quelli contro l’autonomia curda. I rapporti con i nuovi padroni di Damasco si stanno facendo sempre più stretti. Nella capitale siriana è stata riaperta l’Ambasciata turca dopo dodici anni di blackout diplomatico.
Nei giorni scorsi il capo dei servizi segreti, Ibrahim Kalin, ha incontrato Abu Mohammad Al-Julani, il leader di Hay’at Tahrir al-Sham leader di fatto della Siria da quando il presidente Bashar Assad è stato costretto alla fuga, e il premier del governo di transizione, Mohammad Al-Bashir.
Le ultime dichiarazioni di Al-Julani confermano l’alleanza strategica con Ankara, anche contro il Rojava. “I curdi faranno parte della nuova Siria, ma il Pkk (di Abdallah Ocalan) è una realtà separata. Non permetteremo a nessuno di usare le armi per progetti terroristici”. Pagine Esteri